
Il lungo purgatorio che ci attende

Elenchiamo alcune di queste manipolazioni che sono l’alfa e l’omega dell’ideologia che ha portato il mondo e l’Europa alla catastrofe:
Prima manipolazione:
riducendo  le tasse ai possessori di grandi capitali si favorisce l’occupazione.  Perché? Non l’ha mai capito nessuno. I possessori di grandi capitali non  investono quando lo stato si astiene dall’intaccare i loro patrimoni,  ma solo quando pensano di poter far fruttare i loro soldi. Perciò lo  stato dovrebbe tassare progressivamente i ricchi per poter investire  risorse e creare occupazione. La curva di Laffer che sta alla base della  Reaganomics è una patacca trasformata in fondamento indiscutibile  dell’azione legislativa della destra come della sinistra negli ultimi  tre decenni.
Seconda manipolazione:
prolungando il tempo di  lavoro degli anziani, posponendo l’età della pensione si favorisce  l’occupazione giovanile. Si tratta di un’affermazione evidentemente  assurda. Se un lavoratore va in pensione si libera un posto che può  essere occupato da un giovane, no? E se invece l’anziano lavoratore è  costretto a lavorare cinque sei sette anni di più di quello che era  scritto nel suo contratto di assunzione, i giovani non potranno avere i  posti di lavoro che restano occupati. Non è evidente? Eppure le  politiche della destra come della sinistra da tre decenni a questa parte  sono fondate sul misterioso principio che bisogna far lavorare di più  gli anziani per favorire l’occupazione giovanile. Risultato effettivo: i  detentori di capitale, che dovrebbero pagare una pensione al vecchietto  e un salario al giovane assunto, pagano invece solo un salario allo  stanco non pensionato, e ricattano il giovane disoccupato costringendolo  ad accettare ogni condizione di precariato.
Terza manipolazione:
Occorre  privatizzare la scuola e i servizi sociali per migliorarne la qualità  grazie alla concorrenza. L’esperienza trentennale mostra che la  privatizzazione comporta un peggioramento della qualità perché lo scopo  del servizio non è più soddisfare un bisogno pubblico ma aumentare il  profitto privato. E quando le cose cominciano a funzionare male, come  spesso accade, allora le perdite si socializzano perché non si può  rinunciare a quel servizio, mentre i profitti continuano a essere  privati.
Quarta manipolazione:
I salari sono troppo alti,  abbiamo vissuto al disopra dei nostri mezzi dobbiamo stringere la  cinghia per essere competitivi. Negli ultimi decenni il valore reale dei  salari si è ridotto drasticamente, mentre i profitti si sono dovunque  ingigantiti. Riducendo i salari degli operai occidentali grazie alla  minaccia di trasferire il lavoro nei paesi di nuova industrializzazione  dove il costo del lavoro era e rimane a livelli schiavistici, il  capitale ha ridotto la capacità di spesa. Perché la gente possa comprare  le merci che altrimenti rimangono invendute, si è allora favorito  l’indebitamento in tutte le sue forme. Questo ha indotto dipendenza  culturale e politica negli attori sociali (il debito agisce nella sfera  dell’inconscio collettivo come colpa da espiare), e al tempo stesso ha  fragilizzato il sistema esponendolo come ora vediamo al collasso  provocato dall’esplodere della bolla.
Quinta manipolazione:
l’inflazione  è il pericolo principale, al punto che la Banca centrale europea ha un  unico obiettivo dichiarato nel suo statuto, quello di contrastare  l’inflazione costi quel che costi.
Cos’è l’inflazione? E’ una  riduzione del valore del denaro o piuttosto un aumento dei prezzi delle  merci. E’ chiaro che l’inflazione può diventare pericolosa per la  società, ma si possono creare dei dispositivi di compensazione (come era  la scala mobile che in Italia venne cancellata nel 1984, all’inizio  della gloriosa “riforma” neoliberista). Il vero pericolo per la società è  la deflazione, strettamente collegata alla recessione, riduzione della  potenza produttiva della macchina collettiva. Ma chi detiene grandi  capitali, piuttosto che vederne ridotto il valore dall’inflazione,  preferisce mettere alla fame l’intera società, come sta accadendo  adesso. La Banca europea preferisce provocare recessione, miseria,  disoccupazione, impoverimento, barbarie, violenza, piuttosto che  rinunciare ai criteri restrittivi di Maastricht, stampare moneta, dando  così fiato all’economia sociale, e cominciando a redistribuire  ricchezza. Per creare l’artificiale terrore dell’inflazione si agita lo  spettro (comprensibilmente temuto dai tedeschi) degli anni ’20 in  Germania, come se causa del nazismo fosse stata l’inflazione, e non la  gestione che dell’inflazione fece il grande capitale tedesco e  internazionale.
Ora tutto sta crollando, è chiaro come il sole. Le misure che la classe finanziaria sta imponendo agli stati europei sono il contrario di una soluzione: sono un fattore di moltiplicazione del disastro. Il salvataggio finanziario viene infatti accompagnato da misure che colpiscono il salario (riducendo la domanda futura), e colpiscono gli investimenti nella istruzione e nella ricerca (riducendo la capacità produttiva futura), quindi immediatamente inducono recessione. La Grecia ormai lo dimostra. Il salvataggio europeo ne ha distrutto le capacità produttive, privatizzato le strutture pubbliche demoralizzato la popolazione. Il prodotto interno lordo è diminuito del 7% e non smette di crollare. I prestiti vengono erogati con interessi talmente alti che anno dopo anno la Grecia sprofonda sempre più nel debito, nella colpa, nella miseria e nell’odio antieuropeo. La cura greca viene ora estesa al Portogallo, alla Spagna, all’Irlanda, all’Italia. Il suo unico effetto è quello di provocare uno spostamento di risorse dalla società di questi paesi verso la classe finanziaria. L’austerità non serve affatto a ridurre il debito, al contrario, provoca deflazione, riduce la massa di ricchezza prodotta e di conseguenza provocherà un ulteriore indebitamento, fin quando l’intero castello crollerà.
A questo i movimenti debbono essere preparati. La rivolta serpeggia nelle città europee. In qualche momento, nel corso dell’ultimo anno, ha preso forma in modo visibile, dal 14 dicembre di Roma Atene e Londra, all’acampada del maggio-giugno di Spagna, fino alle quattro notti di rabbia dei sobborghi d’Inghilterra. E’ chiaro che nei prossimi mesi l’insurrezione è destinata a espandersi, a proliferare. Non sarà un’avventura felice, non sarà un processo lineare di emancipazione sociale. La società dei paesi è stata disgregata, fragilizzata, frammentata da trent’anni di precarizzazione, di competizione selvaggia nel campo del lavoro, e da trent’anni di avvelenamento psicosferico prodotto dalle mafie mediatiche, gestite da criminali come Berlusconi e Murdoch.
L’insurrezione che viene sarà un processo non sempre allegro, spesso venato da fenomeni di razzismo, di violenza autolesionista. Questo è l’effetto della desolidarizzazione che il neoliberismo e la politica criminale della sinistra hanno prodotto nell’esercito proliferante e frammentato del lavoro. Nei prossimi cinque anni possiamo attenderci un diffondersi di fenomeni di guerra civile interetnica, come già si è intravisto nei fumi della rivolta inglese, ad esempio negli episodi violenti di Birmingham. Nessuno potrà evitarlo, e nessuno potrà dirigere quell’insurrezione, che sarà un caotico riattivarsi delle energie del corpo della società europea troppo a lungo compresso, frammentato e decerebrato. Il compito che i movimenti debbono svolgere non è provocare l’insurrezione, dato che questa seguirà una dinamica spontanea e ingovernabile, ma creare (dentro l’insurrezione o piuttosto accanto, in parallelo) le strutture conoscitive, didattiche, esistenziali, psicoterapeutiche, estetiche, tecnologiche e produttive che potranno dare senso e autonomia a un processo in larga parte insensato e reattivo. Nell’insurrezione ma anche fuori di essa dovrà crescere il movimento di reinvenzione d’Europa, ponendosi come primo obiettivo l’abbattimento dell’Europa di Maastricht, il disconoscimento del debito e delle regole che l’hanno generato e lo alimentano, e lavorando alla creazione di luoghi di bellezza e di intelligenza, di sperimentazione tecnica e politica. La caduta d’Europa (inevitabile) non sarà un fatto da salutare con gioia, perché aprirà la porta a processi di violenza nazionalista e razzista. Ma l’Europa di Maastricht non può essere difesa. Compito del movimento sarà proprio riarticolare un discorso europeo basato sulla solidarietà sociale, sull’egualitarismo, sulla riduzione del tempo di lavoro, sulla redistribuzione della ricchezza, sull’esproprio dei grandi capitali, sulla cancellazione del debito, e sulla nozione di sconfinamento, di superamento della territorialità della politica. Abolire Maastricht, abolire Schengen, per ripensare l’Europa come forma futura dell’internazionale, dell’uguaglianza e della libertà (dagli stati, dai padroni e dai dogmi).
E’ probabile che il prossimo passaggio dell’insurrezione europea abbia come scenario l’Italia. Mentre Berlusconi ci ipnotizza con i suoi funambolismi da vecchio mafioso, eccitando l’indignazione legalitaria, Napolitano ci frega il portafoglio. La divisione del lavoro è perfetta. Gli indignati d’Italia credono che basti ristabilire la legalità perché le cose si rimettano a funzionare decentemente, e credono che i diktat europei siano la soluzione per le malefatte della casta mafiosa italiana. Dopo trent’anni di Minzolini e Ferrara non ci dobbiamo meravigliare che si possa credere a favole di questo genere. Il Purgatorio che ci aspetta è invece più complicato e lungo.
Dovremo forse passare attraverso un’insurrezione legalitaria che porterà al disastro di un governo della Banca centrale europea impersonato da un banchiere o da un confindustriale osannato dai legalitari. Sarà quel governo a distruggere definitivamente la società italiana, e i prossimi anni italiani saranno peggiori dei venti che abbiamo alle spalle. E’ meglio saperlo. Ed è anche meglio sapere che una soluzione al problema italiano non si trova in Italia, ma forse (e sottolineo forse) si troverà nell’insurrezione europea.
Bifo
Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.




















