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Guerra all’informazione. Decine di cronisti palestinesi uccisi. Critiche a La Repubblica “Scorta mediatica del massacro”

Guerra e informazione. Mai così tanti giornalisti sono stati uccisi in un conflitto come quello in corso nella Striscia di Gaza.

Nel terzo mese di guerra israeliana all’interno dell’enclave palestinese il bilancio dei reporter uccisi è difficile da certificare, così come quello delle vittime civili. Il giornalista freelance Cosimo Caridi, ai nostri microfoni, riporta i dati della Committee to protect journalist che parla di circa 80 giornalisti e fotoreporter massacrati (4 israeliani, 3 libanesi e 70 palestinesi), mentre il ministero dell’informazione controllato da Hamas parla di 111. “Il concetto non è se sono 80 o 111, in qualsiasi caso è il conflitto dove ci sono più morti tra i rappresentanti dei media in un periodo di guerra così breve” fa sapere Caridi.

L’intervista completa al giornalista freelance Cosimo Caridi. Ascolta o Scarica.

In solo 24 ore sono morti altri tre cronisti palestinesi. Hamza Wael Dahdouh e Moustafa Thuraya sono stati uccisi mentre lavoravano a Rafah, mentre un fotoreporter, Ali Salem Abu Ajwa, è stato ucciso da un attacco aereo su Gaza City. Decine invece i giornalisti arrestati in Cisgiordania dall’esercito di occupazione israeliano.

Hamas ha diramato un comunicato in cui sollecita “i sindacati della stampa e dei media, gli enti legali e le organizzazioni per i diritti umani a condannare questo crimine e a denunciare la sua reiterazione da parte dell’occupante”.

Guerra e propaganda di guerra. Sul fronte occidentale l’informazione si divide. Sono stati molti i licenziamenti o le defezioni da parte di firme storiche di quotidiani nazionali e internazionali che non condividevano più la linea editoriale assunta a seguito dello scoppio della guerra nella Striscia.

Negli Stati Uniti molti giornalisti di giornali considerati emeriti, come il New York Times, si sono dimessi. Dopo 40 anni di vignette, il fumettista Steve Bell è stato allontanato dal Guardian per un disegno su Netanyahu. Il caporedattore di Artforum è stato licenziato dopo aver pubblicato una lettera a sostegno del popolo palestinese, perchè “non rispettava gli standard della rivista”.

In Italia l’ultima notizia arriva da La Repubblica e da una lettera, indirizzata a colleghi e colleghe, del giornalista Raffaele Oriani, collaboratore dell’inserto Il Venerdì di Repubblica. “Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile. Questa scorta siamo noi”, scrive tra le altre cose Oriani. Il riferimento è alla linea editoriale tracciata dal giornale di Maurizio Molinari, in particolare quella assunta dallo scoppio della guerra nella Striscia. Ne parliamo con il giornalista e scrittore Giulio Cavalli, editorialista de La Notizia. Ascolta o Scarica.

da Radio Onda d’Urto

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