InfoAut
Immagine di copertina per il post

Dossier urgente sullo sciopero della fame dei prigionieri politici turchi e kurdi

Nelle carceri turche viene messo in atto un sistema di isolamento e tortura senza precedenti
“Non vogliamo che i nostri figli muoiano per una richiesta basilare. La loro richiesta è la nostra!”

Centinaia di prigionieri politici sono in sciopero della fame a oltranza in diverse carceri turche. Il loro obiettivo è di condannare il sistema fascista e razzista della Turchia, per protestare contro le pratiche arbitrarie dell’amministrazione carceraria e le crescenti violazioni dei loro diritti. L’isolamento di tutti i prigionieri politici e in particolare quello del Leader del popolo curdo, Abdullah OCALAN, è stato allargato fino a comprendere tutte le carceri.

Lo sciopero della fame è stato lanciato nelle carceri di carcere di İzmir Aliağa Şakran, carcere chiuso di Edirne di tipo F, carcere femminile chiuso di Sincan, carcere chiuso di Sirnak, carcere chiuso di Urfa-Hilwan, e carcere di Van.

La Commissione della Sede Centrale dell’Associazione per i Diritti Umani (IHD) sulle carceri ha deciso di riferire delle violazioni dei diritti umani nelle carceri turche che sono notevolmente aumentate dopo il tentativo di golpe del 15 luglio 2016. Una delegazione di 50 persone farà indagini in 72 carceri in tutto il Paese e riferirà le violazioni dei diritti dei prigionieri. Il rapporto sarà pronto a giugno e verrà poi presentato al pubblico.

LE RICIESTE DEI PRIGIONIERI

  • Revocare lo stato di emergenza (OHAL) in atto.
  • Riprendere i negoziati con il movimento curdo.
  • Mettere fine all’isolamento di tutti i prigionieri politici, in particolare a quello del Leader del popolo curdo, Abdullah Ocalan.
  • La fine della repressione in carcere.
  • La fine delle retate di massa nei reparti delle carceri.
  • Rendere possibile la comunicazione tra reparti.
  • Permessi di attività sociali nelle carceri.
  • La rimozione delle restrizioni sui libri.
  • Cessazione delle molestie da parte delle guardie carcerarie durante le visite dei famigliari.
  • Provvedere alle cure dei prigionieri malati.
  • Provvedere a condizioni per conversazioni libere.
  • Cessazione della violazione dei diritti dei prigionieri.
  • La fine delle pratiche di bruciare i villaggi.

Prigionieri e prigioniere di PKK e PAJK iniziano uno sciopero della fame

Prigioniere e prigionieri del PAJK (Partito delle Donne Libere del Kurdistan) e PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) nelle carceri turche hanno iniziato uno sciopero della fame il 7 febbraio.
Una precedente dichiarazione in proposito di Deniz Kaya a nome di prigioniere e prigionieri di PKK e PAJK affermava quanto segue:

“L’AKP sta cercando di intimidire l’opposizione attraverso i suoi decreti di emergenza, arresti, detenzioni, e la normalizzazione della tortura. Parlamentari, sindaci, accademici e giornalisti vengono arrestati, villaggi bruciati, case distrutte e persone espulse e massacrate. Il primo luogo dove è stato messo in atto il regime golpista dello stato di emergenza è stato in carcere di massima sicurezza di İmralı. Lì è in atto un sistema senza precedenti di isolamento e tortura. L’isolamento del Leader del popolo curdo Abdullah Ocalan viene allargato a tutte le carceri. Il nostro Leader e i compagni che si trovano nello stesso carcere con lui, non possono incontrare le loro famiglie o i loro avvocati e gli viene vietato perfino di scrivere una lettera.
Le persone messe in carcere non hanno garanzie rispetto alla propria vita. Ogni giorno i nostri amici che vengono esiliati da un carcere all’altro vengono perquisiti nudi e subiscono torture. I nostri averi vengono sequestrati durate le retate nelle nostre celle e le lettere che scriviamo in curdo non vengono spedite e vengono classificate come ‘lingua sconosciuta.’ Vengono piazzate telecamere nelle nostre celle in un modo che viola i nostri spazi vitali e siamo costretti a stare in piedi sull’attenti durante gli appelli e a potare cartellini con i nomi come durante il golpe del 12 settembre. Il blocco fascista AKP-MHP cerca di consolidare la sua dittatura rendendo Erdoğan Presidente attraverso un referendum. Come prigioniere e prigionieri del PKK e PAJK, dichiariamo che continueremo a rigettare questo sistema fascista e a opporre resistenza. Facciamo appello ai gruppi sociali di dire ‘NO’ durante il referendum indetto dall’alleanza AKP-MHP e ad aumentare la resistenza su tutti i fronti.”

Prigionieri e prigioniere in sciopero della fame: la vittoria sarà di chi resiste
Le prigioniere e i prigionieri politici che sono in sciopero della fame da 43 giorni hanno dichiarato che svolgeranno un ruolo storico nell’attuale processo, promettendo che: “La vittoria sarà di chi resiste.”

La dichiarazione sottolinea che le politiche del governo dell’AKP mirano a condannare il popolo curdo a essere senza status durante la ricostruzione della regione dato che ha sostenuto e istituzionalizzato il fascismo in Turchia e nel Kurdistan del nord.

La dichiarazione afferma che ogni modalità di repressione, violenza e violazione di diritti che prende di mira la dignità umana in tutto il Paese viene condotta anche nelle carceri che vengono trasformate in centri di tortura e di pratiche che vogliono spezzare la resistenza e la volontà dei prigionieri.

La dichiarazione sottolinea che: “Lo sciopero della fame a oltranza irreversibile a Şakran, Sincan, Edirne e Van dura da 30 giorni, mentre lo sciopero della fame in tutte le altre carceri è in corso dal 15 marzo. Siamo consapevoli del fatto che l’isolamento imposto al nostro Leader a İmralı è al centro di tutte queste pratiche nelle carceri. Per questa ragione, l’isolamento deve essere fermato perché tutte le politiche di repressione, tortura e negazione finiscano. Dire ‘NO’ alla trappola mortale che il sistema impone al nostro popolo sarà l’inizio della rottura di questa tendenza. Noi, oltre 10mila prigionieri nelle carceri, riteniamo di poter svolgere il nostro ruolo storico e di poter ottenere importanti conquiste con la consapevolezza che siamo una forza importante di resistenza e su questa base condividiamo la vita e il significato con il nostro Leader. La vittoria sarà certamente della vittoria e di coloro che resistono.”

Le condizioni di salute delle prigioniere e dei prigionieri in sciopero della fame stanno deteriorando

Lo sciopero della fame del carcere di İzmir Aliağa Şakran è al 40° giorno, nel carcere chiuso di tipo F di Edirne al 31° giorno, nel carcere femminile chiuso di Sincan al 31° giorno, e nel carcere di Van al 18° giorno. Nel frattempo lo sciopero della fame lanciato in tutte le carceri il 15 marzo con le stesse richieste è all’11° giorno.

Sincan

7 donne di nome Sosin Şengül, Jiyan Ateş, Nilüfer Şahin, Fatma Gökhan, Leyla Uyanık, Şivekar Ataş e Rihan Kavak hanno lanciato il loro sciopero della fame nel carcere femminile chiuso di Sincan ad Ankara il 23 febbraio. La sezione di Ankara dell’Associazione per i Diritti Umani (IHD) ha detto; “Avvocati della nostra commissione per le carceri ha periodicamente visitato queste prigioniere su richiesta dei loro familiari che sono preoccupati per la loro vita.”

In questo rapporto l’IHD ha attirato l’attenzione sulle condizioni di salute delle prigioniere in sciopero della fame citate e ha fornito i seguenti dettagli:

  • La pressione sanguigna di Sosin Şengül è irregolare e ha perso 4 kg.
  • Jiyan Ateş ha costantemente la pressione bassa e ha perso 4 kg.
  • La pressione di Nilüfer Şahin è bassa e ha perso 5 kg.
  • La pressione di Fatma Gökhan è bassa e ha perso 3,5 kg.
  • Leyla Uyanık ha la pressione bassa e ha perso 3 kg.
  • Şivekar Ataş ha la pressione bassa e ha perso 4 kg.
  • Rihan Kavak ha la pressione bassa e ha perso 4 kg.

Şakran
Zana Yaktın, İhsan Bakaç, Özgür Güçlü, e Aslan İlhan continuano il loro sciopero nella sezione chiusa T3.

Eren Tekin, Sinan Ekmekçi, Mustafa Akar, Cengiz Doğan, Necdet Kaya, Erhan Aryüz, Murat Duman e Kasım Özdemir continuano il loro sciopero nella sezione T2.

I nomi dei prigionieri nella sezione T4 che si sono aggiunti successivamente allo sciopero sono: Nayif Yargın, Veysi Kaya, Yusuf Özdemir, Mıhamed Bru, Abdullah Aksu, Şivan Bilik, Roni Yavuz, e Ahmed Azad Hacihamır.

Le prigioniere che si sono unite allo sciopero della fame il 25 febbraio sono: Cihan Asi, Derya Moray, Meryem Söylemez, Hürriyet Doğan e Mahsume Şedal.
I nomi di 5 dei 7 prigionieri nella T4 che si sono uniti allo sciopero della fame il 22 marzo sono: Hasan Kasım, Enver Ahmet, Serkan Şahin, Mehmen Emin Dağ e Devran Makas.

Edirne

Lo sciopero della fame nel carcere chiuso di tipo F di Edirne è al 31° giorno con la partecipazione di Sami Geylani, Ali Kurt, Mazlum Bataray, Zerdeşt Oduncu, Ramazan Kizildağ, Enver Baysal, Bülent Öztürk, İsmail Derviş, Hüseyin Bilecan, İbrahim Nilufer, Erdal Emeç, Î. Wezîr Abbasovich, Sheikh Davut Başqan, Mehmet Zahit Şahin, Yahya Özman e Necat Öztekin.

VAN
Lo sciopero della fame nel carcere di Van è al 18° giorno. Dei prigionieri che si sono uniti allo sciopero della fame viene riferita perdita di peso e peggioramento delle condizioni di salute.

70 prigionieri a Van, compresi quelli in sciopero della fame, vengono inviati in altre carceri

È emerso che 70 prigionieri nel carcere chiuso di tipo T sono stati inviati in altre carceri il 16 marzo. Tra loro ci sono 10 prigionieri che sono entrati in sciopero della fame a oltranza l’8 marzo. Non è stata resa nota la ragione per il trasferimento forzato degli internati e in quale carcere siano stati inviati.

I nomi dei 10 prigionieri in sciopero della fame sono: Gani Kaya, Mahsun Yüksekdağ, Dilgeş Yaşar, İlyas Yorgun, Mesut Yabalak, Abdullah Kaya, Yunus Konak, Kerem Karagöz, İsmail Berke, Taner Aslan.

Le famiglie delle prigioniere e dei prigionieri in sciopero da 45 giorni chiedono aiuto
Lo sciopero della fame lanciato nel carcere di Şakran è entrato nel 42° giorno il 28 marzo. Le famiglie degli scioperanti hanno fatto sapere che stanno entrando in un periodo critico e hanno chiesto attenzione da parte dell’opinione pubblica.

İzmir

I prigionieri e le prigioniere del carcere Aliağa Şakran a İzmir hanno lanciato il loro sciopero il 15 febbraio con la richiesta che “venga messa fine all’isolamento imposto al Leader del popolo curdo Abdullah Ocalan e che abbiano fine le gravi violazioni di diritti in carcere”. Lo sciopero è entrato nel 42° giorno il 28 marzo.

Con ogni giorno che passa, la tortura e le violazioni di diritti nel carcere aumentano e non è possibile ottenere informazioni sullo stato di salute. Nella scorsa settimana prigionieri e prigioniere nella sezione T3 hanno subito retate e sono stati picchiati.

La salute delle prigioniere e dei prigionieri in sciopero sta deteriorando ogni giorno e l’amministrazione carceraria non fornisce loro la vitamina B1 vitale per la loro salute.
L’inizio della perdita di peso

Nusvet Üzrek, la zia di una scioperante, Zana Yaktın, ha detto che Yaktın ha perso molto peso e che tutti i prigionieri e le prigioniere stanno entrando in un periodo critico. Sottolineando il sostegno per la resistenza in carcere Üzrek ha detto: “La loro salute sta peggiorando. Non ci sono miglioramenti nelle condizioni carcerarie finora. Tutto sta peggiorando. Vanno sostenuti. Quando andiamo a trovarli, anche noi siamo soggetti a pressioni e insulti. Quel posto non è un carcere, è un campo di tortura. Non vogliono che ci siano visitatori. L’ultima volta che siamo andati in visita, Zana aveva perso molto peso. La loro situazione si sta avvicinando a un punto irreversibile. Stanno peggiorando. Non possono comunicare tra loro perché sono in sezioni separate. Ma la situazione è molto brutta anche nelle altre sezioni. La tortura è inimmaginabile.”

“Non sono riuscita a trattenermi quando ho visto mio figlio”

La madre dello scioperante Özkan Yaşar, Hazal Yaşar, ha detto che suo figlio ha perso molto peso e ha aggiunto: “Sono costantemente sotto tortura. Questo va avanti da molto tempo. Anche noi siamo oggetto di torture quando andiamo a trovarli. Fanno tutto quello che possono per impedirci di fare le visite. Vogliono isolare i nostri figli. Quando sono andata in visita non riuscivo a riconoscere mio figlio. Aveva perso così tanto peso. Ha parlato con noi, ha cercato di sorridere. Ho riconosciuto i suoi denti quando ha sorriso. Erano solo i suoi denti. Mio figlio è devastato. Due dei suoi amici lo hanno aiutato a raggiungere il banco dei colloqui. Non riusciva nemmeno a camminare. Non sono riuscita a trattenermi quando l’ho visto. Le sue condizioni sono molto brutte. Sono decisi a resistere. Quindi dobbiamo sostenerli.”

“Costruito per la tortura”

Çiçek Aydın ha affermato che sono oggetto di insulti e maltrattamenti quando vanno a vistare suo marito e ha aggiunto: “Va fatto qualcosa per quel carcere. Non riusciamo a spiegare alla gente che tipo di posto sia. Solo chi c’è stato può capire. È stato costruito come centro di torture. I prigionieri che vengono picchiati affrontano anche divieti di comunicazione. Ci fanno continuamente delle multe, così non andiamo per le visite. Sono andata nelle carceri per 24 anni, ma questa è la prima volta che vedo un posto del genere. Lo sciopero della fame continua. Questo periodo ha visto un aumento della pressione e della tortura. Dobbiamo farci sentir. La situazione è orribile.”

“Un comitato deve andare e ispezionare con urgenza”

La Presidente dell’Iniziativa di Solidarietà con le Carceri di İzmir, Selma Altan, ha detto che gli scioperanti hanno oltrepassato la fase critica e hanno iniziato a soffrire di danni irreversibili e ha chiesto al pubblico e alle ONG e di “farsi sentire”. Altan ha detto che i prigionieri sono oggetto di gravi pressioni, torture e violazioni di diritti e ha aggiunto: “Le condizioni nel carcere di Şakran sono come quelle dei campi di tortura. C’è una tortura incredibile. Non ci sono diritti da violare. Le guardie di ogni sezione usano tecniche di tortura diverse. Gli scioperanti ora sono in condizioni critiche. Ci sono persone che hanno perso 10 kg. Stanno entrando in un periodo di danni irreversibili. Un comitato indipendente deve andare e ispezionare. Facciamoci sentire o andrà così tanto peggio.”

Alcuni nomi degli scioperanti sono i seguenti:
Sezione chiusa T3: Zana Yaktın, İhsan Bakaç, Özgür Güçlü, Aslan İlhan.
Sezione chiusa T2: Eren Tekin, Sinan Ekmekçi, Mustafa Akar, Cengiz Doğan, Necdet Kaya, Erhan Aryüz, Murat Duman, Kasım Özdemir
Sezione chiusa T4: Nayif Yargın, Veysi Kaya, Yusuf Özdemir, Mıhamed Bru, Abdullah Aksu, Şivan Bilik, Roni Yavuz, Ahmed Azad Hacihamır, Hasan Kasım, Enver Ahmet, Serkan Şahin, Mehmen Emin Dağ, Devran Makas.

Nomi di prigionieri e prigioniere che si son uniti allo sciopero della fame il 25 febbraio sono: Cihan Asi, Derya Moray, Meryem Söylemez, Hürriyet Doğan and Mahsume Şedal.

Il rapporto
L’Iniziativa di Solidarietà con le Carceri di İzmir ha preparato un rapporto sulle violazioni dei diritti dei prigionieri in sciopero della fame nel carcere Aliağa Şakran. Secondo il rapporto:

  • Viene messo in atto un rigido isolamento. Le celle non si vedono tra loro in cortile.
  • L’appello viene fatto stando in piedi.
  • Le sezioni sono sovraffollate, i letti non bastano. Ci sono da 15 a 20 persone in celle da 10 persone. Le celle sono più soffocanti per via del sovraffollamento.
  • I prigionieri vengono costretti a togliere le scarpe quando escono in cortile.
  • Ai bisogni medici si risponde molto tardi o affatto. I prigionieri sono costretti a fare le visite mediche in manette.
  • Le aree sociali sono bandite, compresa la biblioteca.
  • I libri sono stati limitati. I libri che normalmente non sono vietati sono stati banditi dall’istituzione per l’istruzione del carcere. Hanno trattenuto un atlante perché “è stampato troppo in dettaglio”. Un dizionario è stato vietato perché troppo spesso.
  • I prigionieri che hanno ballato una canzone curda sono stati puniti con l’isolamento nel carcere di tipo T n. 2 di Şakran.
  • L’amministrazione ha iniziato a sequestrare le lettere.
  • I prigionieri sono costretti a indossare etichette con sopra scritta la parola “terrorista”. A quelli che rifiutano di indossarle viene vietato di incontrare le loro famiglie o di usare il telefono.
  • Il cortile è chiuso con filo spinato.
  • I prigionieri sono costretti a camminare in una fila singola quando vanno all’area per le visite.
  • Durante le visite aperte, 4 o 5 guardiani vanno in giro tra i tavoli e tormentano i prigionieri e i visitatori. I prigionieri hanno protestato contro questa pratica il 7 febbraio durante una vista aperta e l’amministrazione ha messo fine alla visita dopo 10 minuti.
  • I prigionieri che vi vengono trasportati vengono spogliati con la forza e picchiati quando non accettano di essere perquisiti nudi all’arrivo.
  • Nelle celle per bambini a Şakran, 6 bambini sono stati pesantemente torturati a gennaio. Il pretesto è stato che parlavano curdo tra loro. Uno dei bambini non sa il turco.
  • Un diritto in precedenza riconosciuto, la “vista premio”, è stato tolto senza spiegazioni. Con questo diritto, i prigionieri le cui famiglie vivono lontano potevano incontrarli per 2 fino a 3 ore.
  • I prigionieri hanno cercato di far sentire le loro voci con 70 petizioni al giorno per i loro diritti violati, ma l’amministrazione ha rifiutato di intraprendere un dialogo.
  • Il Comitato di Human Rights Watch del governatorato di İzmir ha visitato il carcere e ha incontrato prigionieri e amministrazione. Quattro giorni dopo la pressione è aumentata. La condizione dei prigionieri malati è anche peggiore. Il prigioniero Cengiz Eker deve fare un’angiografia, ma non è stato nemmeno mandato da un dottore.
  • La situazione nelle carceri non è stata affrontata, anche se sono state usate modalità legali e amministrative.
  • I prigionieri hanno queste richieste: rimuovere l’isolamento imposto al Leader del PKK, Abdullah Ocalan, la sua libertà, la libertà dei prigionieri politici e la rimozione delle pratiche degradanti.

Dossier a cura di KNK, Kurdistan National Congress, Brussel -Marzo 2017

da Uiki Onlus 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Aquila: aggiornato al 18 giugno il processo per Anan, Ali e Mansour

Questa mattina presso il tribunale de L’Aquila si è tenuta una nuova udienza all’interno del processo contro gli attivisti palestinesi Anan, Alì e Mansour. Sono accusati di terrorismo per aver, secondo accuse formulate dalle autorità israeliane, finanziato la Brigata Tulkarem, attiva nella resistenza palestinese nei territori occupati. Le prossime udienze saranno il 18, 25, 26 […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Nakba dei Bambini: come Israele sta prendendo di mira il futuro palestinese

Questa guerra non riguarda solo la morte. Si tratta di rendere la vita impossibile.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al CSOA La Strada

Ennesimo attacco sionista al CSOA La Strada. Questa volta più pesante degli altri perchè non essendo riusciti ad entrare nel centro sociale hanno messo un ordigno all’entrata cercando di sfondare il portone. Un quandrante di città quello di Roma  su che vede già ormai da tempo agire i sionisti della Brigata T (cosi si sono […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: cacciati i sionisti dal Campus (per la seconda volta) e boicottata la conferenza di Nathan Greppi al Salone del Libro

La giornata di ieri è stata un’altra occasione per praticare i valori dell’antisionismo e dell’antirazzismo, opponendoci ai provocatori eventi che i sionisti avevano previsto di svolgere in Università e al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’imperialismo nell’era Trump

Che cos’è oggi l’imperialismo, di cui la cosiddetta “era Trump” è precipitato? Come si è trasformato, tra persistenza e discontinuità? Non sono domande scontate, di mera speculazione teorica. da Kamo Modena Ma nodo fondamentale da sciogliere per porsi all’altezza delle sfide pratiche e politiche poste da questi tempi sempre più accelerati di crisi sistemica. Per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump in viaggio in Medio Oriente

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta viaggiando in Medio Oriente come annunciato da giorni incontrando diverse personalità politiche e tratteggiando la sua strategia in politica estera. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Napoli rifiuta la guerra e il riarmo: NO al summit NATO del 26 maggio

Il 26 maggio a Napoli si terrà un summit della NATO sul tema della “Sicurezza nel Mediterraneo”, i movimenti sociali cittadini hanno indetto un contro summit per ribadire la contrarietà alla guerra, l’opposizione al riarmo e al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Addio a Pepe Mujica

Si è spento Pepe Mujica, guerrigliero tupamaro ed ex-presidente dell’Uruguay. Nato a Montevideo il 20 maggio 1935 contadino fioricoltore, José Alberto Mujica Cordano, negli anni ‘60 divenne membro della guerriglia rivoluzionaria di sinistra Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, passando per questo in galera oltre dieci anni, molti dei quali in isolamento totale, assieme ad altre […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Pkk annunciato lo scioglimento della struttura organizzativa e la fine della lotta armata

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, il Pkk, ha annunciato di avere tenuto a inizio maggio il 12/mo congresso, che ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa e porre fine alla lotta armata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Livorno: 2000 in corteo per la Palestina. Lunedì 12 maggio presidio al porto contro la logistica di guerra

“Stop al genocidio, Palestina Libera”, “Basta guerre, fermiamo il riarmo”. A gridarlo con forza sono stati almeno 2000 livornesi, tra cittadini comuni e associazioni, comitati anti guerra, sigle sindacali e politiche, studenti e lavoratori autonomi portuali, che sabato 10 maggio hanno partecipato in massa alla manifestazione in sostegno del popolo palestinese.  Un corteo che da […]

Immagine di copertina per il post
Contributi

Il nuovo disordine mondiale / 29: morto un papa, se ne fa un altro?

Forse no, verrebbe da dire. Proprio per evitare quell’indifferentismo politico che, spacciandosi per radicalismo, non fa altro che impoverire il pensiero critico e le sue riflessioni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Note preliminari sul «sistema degli Stati»

È generalmente noto che Karl Marx, nel piano del Capitale, prevedesse una sezione dedicata allo Stato – sezione di cui non scrisse nemmeno una bozza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele, oltre Israele

Ovvero di come dentro la democrazia borghese risieda il seme della barbarie.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Verità e Giustizia per Mahmoud!

Anche se si hanno ancora poche notizie, se non filtrate dalla polizia e dai giornali main stream, alcuni fatti sono chiari. Un altro giovanissimo è morto, molto probabilmente inseguito da una volante della polizia, schiantandosi alla guida di una moto a notte fonda.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Alcune considerazioni dei compagni/e del SI Cobas F.P. sul referendum del 8 e 9 giugno

Raccogliamo volentieri l’invito del SI Cobas a dare diffusione al loro punto di vista sul referendum dell’8-9 giugno.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Venezia: cariche di polizia sul corteo No DL Sicurezza contro l’arrivo in laguna di mezzo governo Meloni

La polizia ha caricato i manifestanti chiamati in piazza a Venezia dal nodo locale della rete “A pieno regime – no decreto sicurezza”

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Zone di sacrificio e territori in lotta: intervista a Paola Imperatore (II PARTE)

I primi due cantieri stanno cominciando a mostrare le loro conseguenze disastrose sul nostro territorio, un terzo sta per essere installato e sarà potenzialmente il più impattante su tutto l’eco-sistema (ambientale, economico e sociale) valsusino.