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Foggia: le testimonianze dei pestaggi di chi era in Curva Nord

Succede tutto a fine partita. Mentre i giocatori del Foggia sono sotto il settore di Curva Nord a ringraziare i propri tifosi che li hanno sostenuti a oltranza nonostante la sconfitta in un derby molto sentito, quello con il Barletta. Una gara preceduta, come sempre ormai, dalle solite sviolinate mediatiche sulla sua pericolosità per giustificare divieti, limitazioni e settori chiusi. La polizia carica i tifosi asserragliati nel settore. Donne, vecchi e bambini respirano a pieni polmoni l’acre odore dei lacrimogeni. Non c’è un motivo valido per vomitare tutta questa violenza. Eppure la sceneggiatura sembra essere già scritta, con la molazza mediatica pronta a puntare il dito ancor prima di indagare e schiacciare il bersaglio preferito: sono stati gli ultras. Colpa dei tifosi. “Volevano cercare il contatto con i Barlettani”. Il contatto, in un settore diviso da quello biancorosso da ben quattro vetrate. In uno stadio dove se muovi un dito fuori posto ci sono decine di telecamere pronte a spedirti in commissariato due minuti dopo. “Bisognava vietare la trasferta”, dice il sindacato di polizia Ugl oggi. “11 agenti feriti e 11 mezzi distrutti, ma il contatto tra tifoserie non c’è stato” dice beffardamente il questore. Bene. Cerchiamo di sentire tutte e due le campane, modus operandi che il giornalismo italiano sembra completamente aver dimenticato negli ultimi tempi. A seguire ci sono alcune testimonianze di ragazzi presenti in Curva Nord sabato scorso rilasciate sul sito Meglio il Foggia. Non si tratta solo dei tanto vituperati ultras. E anche se fosse, va ricordato, sono cittadini come gli altri. Come lo sono i tifosi in generale. Quando si parla solamente delle conseguenze, come gli incidenti all’esterno, bisognerebbe prima riportare le premesse. Le cause. Non limitarsi a dividere il mondo in buoni (forze dell’ordine) e cattivi (tifosi). Infine, basterebbe rompere il muro dell’omertà tra chi dovrebbe garantire la sicurezza pubblica e raccontare chiaramente cosa succede in determinate situazioni. Ma sarebbe troppo bello. Forse avremmo punito adeguatamente i fatti del G8 di Genova e fatto chiarezza sulle innumerevoli morte oscure su cui pende l’ombra della divisa. Infine, le testimonianze restano anonime per tutelare chi le ha rilasciate. Sintomo dell’aria che si respira attorno agli stadi. Buona lettura.

PRIMA TESTIMONIANZA: “Non scrivo molto, non hai mai scritto su questa pagina, non sono ultras, ma un tifoso innamorato e da sempre frequentatore di quello che per me è il calcio: lo stadio, la curva, il settore e la passione per questo sport, senza la quale neanche esisterebbe un rettangolo verde. Questa volta scrivere, far sapere, pubblicare qualcosa è doveroso. Non per difendere gli uni o gli altri, non per dar la ragione a qualcuno, ma per semplice dovere di cronaca, per urlare la veritá quando a vincere è la menzogna. Sono tre giorni che non penso ad altro. Abbiamo perso, proprio con quelli cazzo…ma va bene, a quelli come noi il risultato non è mai importato più di tanto altrimenti affolleremmo uno di quei club strani sorti a Foggia negli ultimi anni di buoio pesto calcistico. Mi sento un ragazzo fortunato come pochi, ho avuto un padre che mi ha educato con domeniche su domeniche su quei gradoni. I miei primissimi ricordi sono due retrocessioni di fila, avevo otto anni…nulla di bello, nessuno scudetto, ma quando entro in curva è sempre la stessa emozione di quando avevo otto anni. Ho visto il Tricase quando ero piccolo, le notizie al TG5 quella sera e c’ero anche sabato. Curva Nord, sulla destra, gli stessi amici, le stesse facce straconosciute, gli stessi gradoni. Ma questa volta la festa è stata rovinata. Abbiamo perso, ma non è questo il punto. L’ho giá detto, a noi non ce ne fotte un cazzo, abbiamo intravisto il baratro troppe volte che nulla può scalfire più la nostra fede. Nulla, niente ci porterá via da quei gradoni, neanche la ‘carica precauzionale’ di quattro capre. Le capre sono loro. La squadra era finalmente sotto il settore, non vedevo l’ora, cazzo che partita di merda. Ora si canta, che ci frega. “Ovunque andrai sarei”… “Noi abbiamo 11 leoni” e poi…. “carica!!”… il tempo di girarmi e vedo la celere che sfonda il settore. Ma che cazzo fanno??? Ma giochiamo noi in casa, non bloccano loro?? Ma questi entrano?? In curva??? A casa nostra????  Bambini terrorizzati, panico totale, ragazze in fuga.  Mi sposto sulla sinistra, avevo giá capito. Di nuovo “carica! Carica!!”… ma questi sono seri??? Un ragazzo urla di stare calmi dietro di me, ma la gente si accalca, quasi si scavalca. Agnelli, Narciso e Cavallaro increduli: “Ma che fanno??? Calma oh!”. Dovevano farcela pagare, ma per cosa??? Ma esistono le ‘cariche precauzionali’?? Una bambina piangeva, spiegatele ora che non è successo niente, che “l’obiettivo è stato raggiunto”… quella bambina si allontanerá definitivamente da ciò che mi ha cresciuto, il calcio e lo stadio. Dove ho stretto amicizia, dove ho urlato, dove ho pianto e dove ho visto, chi doveva proteggerci, aggredirci, semza motivo, senza pensare alle conseguenze. Con una rabbia inaudita, con lacrimogeni che hanno infettato l’aria… non pretendo che venga fuori la veritá, si sa, ciò che inventano i media si intrufola nei pensieri della gente, che non ha occhi ed opinioni proprie… pretendevo di dare gli auguri di buon natale alla mia squadra, che se li merita tutti per aver onorato i colori che amiamo. Qualcosa è andato storto, purtroppo. Le Forze del Disordine”.

SECONDA TESTIMONIANZA: “Il senso d’impotenza è ciò che mi rimane di sabato.Ero proprio lì,sulla porta da cui immediatamente dopo la polizia avrebbe provato ad entrare,non riuscivo a capire il senso di quel dispiegamento-una ventina,ma forse anche più poliziotti messi lì, in un angolo- finchè alcuni di noi non hanno provato ad uscire dal settore..Dopo quel attimo e senza alcun reale motivo le forze del disordine hanno deciso di caricarci,i manganelli sono iniziati a cadere sulle nostre teste,io ero proprio dietro M e G,ho visto i manganelli colpirli ripetutamente,e se non fosse stato per la loro tenacia e il coraggio,come dimostrato da tutti quelli che erano in prima linea,io e tanti altri come me avremmo ricevuto un trattamento identico.Il sangue mi ribolliva dentro,quelle merde ci avevano attaccato deliberatamente,con il solo intento di farci male,avrei voluto avere sei braccia in quel momento,per difendere e tirar via i miei dalle botte,per fermare i manganelli,per respingere gli scudi. Proprio mentre la carica sembrava terminata e si cercava di capire il senso di quell’attacco-inserito sempre in quel contesto di illogicità nel quale eravamo piombati-la polizia ha la brillante idea di sparare un lacrimogeno all’altezza della balaustra,a 2-3 metri dalla porta d’ingresso,dopodichè il caos;fuggi fuggi generale e di nuovo il senso d’impotenza,c’era gente ammassata a terra gli uni sugli altri,bloccati,mentre tutt’intorno si alzava il fumo acre del fumogeno,ricordo di aver provato a tirare fuori qualcuno da quel groviglio umano e di aver temuto una seconda carica immediata della polizia che in quel momento avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Il resto è storia nota,signori,bambini,ragazze eravamo tutti lì con gli occhi gonfi e la gola in fiamme,increduli che ciò fosse accaduto proprio nel momento in cui la curva stesse salutando la sua squadra. Io c’ero e la verità è questa,la polizia non è stata attaccata,al contrario ha deliberatamente deciso di massacrarci e solo grazie a tanti che sono rimasti lì a prenderle per tutti che le cose non sono andate peggio”.

TERZA TESTIMONIANZA: “Sabato ero in curva nord al solito posto, con gli amici di sempre. Al termine della partita, nonostante la sconfitta, la squadra è venuta a salutarci e nel momento in cui eravamo tutti intenti ad applaudire i nostri giocatori vediamo apparire dall’uscita di destra numerosi poliziotti pronti alla carica. Nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo e ci siamo ritrovati tutti a correre verso il lato opposto: immaginate una curva intera che corre in uno spazio limitato con il rischio di schiacciare qualcuno o di essere schiacciati da qualcuno… Un paio di minuti di panico e poi di nuovo tutti fermi a guardare verso destra: i più sfortunati sono stati colpiti dalla carica della polizia, tutta la curva è stata colpita da lacrimogeni lanciati così, a casaccio, senza guardare in faccia a nessuno. C’erano bambini in braccio ai genitori con la testa schiacciata sul loro corpo per non respirare i lacrimogeni, ragazze e signore impaurite, ragazzi lacrimanti, io personalmente respiravo a fatica. Un attimo prima che tutto questo accadesse io e i miei amici abbiamo notato un uomo a bordo campo, probabilmente uno di loro, che aveva una telecamera puntata verso il nostro settore e probabilmente già sapeva quello che sarebbe accaduto di lì a poco e che quindi era pronto a filmare l’operazione. Tv nazionali, giornali, siti web e pagine facebook parlano solamente di “rabbia ultras” per la sconfitta nel derby. Gli stessi ultras “arrabbiati”, però, hanno applaudito la squadra nonostante lo 0-1, nonostante la prima sconfitta in casa, nonostante la sconfitta proprio col Barletta. Ho cantato anch’io, come gli altri, “Noi abbiamo 11 leoni” poco prima che succedesse tutto questo; nonostante l’incredulità per il risultato abbiamo accettato la sconfitta e abbiamo incoraggiato i nostri almeno fino a quando non siamo stati stoppati con la forza da coloro che da garantire l’ordine hanno creato soltanto disordine”.

QUARTA TESTIMONIANZA: “Di ieri pomeriggio ricorderò soltanto il rumore assordante delle manganellate e degli scudi e mio padre che mi gridava all’orecchio”intost intost sennò non usciamo più” allora mi sono fatto coraggio, ho messo la sciarpa intorno alla faccia e a testa bassa mi facevo largo. Sulle scale ho perso mio padre e dopo un po’ mi sono rigirato e l’ho visto, in quegli attimi ho pensato e visto cose mai viste, gente con le lacrime e gente che vomitava. Prima ancora che succedesse tutto ciò la squadra era sotto la curva a saltare con noi anche dopo la sconfitta, ma all’improvviso sono arrivati loro e non si è capito più niente. La cosa che mi ha fatto più incazzare è stato l’uso dei lacrimogeni e vi dirò di più.. Una mia amica anche lei quindicenne stava scendendo per uscire e si è ritrovata con un bambino che aveva perso lo zio attaccato alla sua gamba e un celerino dietro di lei che l’ha colpita alla spalla con una manganellata, tutto ciò ad una RAGAZZA!”

QUINTA TESTIMONIANZA:  “Ho 43 anni, vado allo stadio da quando ne avevo 6, ne ho viste di cose in casa e fuori. Ma ieri si è rischiato grosso, mille persone ammassate verso un unico budello per uscire, io ho pensato subito al muretto, la mente è subito corsa all’Heysel, inevitabile. Quello che è venuto dopo è solo diretta conseguenza di quanto accaduto dentro”.

di Simone Meloni da SuperNews

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