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Ancora una morte per mano delle forze dell’ordine

E’ il pomeriggio di mercoledì 5 agosto 2015, Andrea è seduto su una panchina nelle vicinanze di piazzale Umbria, zona semi centrale della città Sabauda, un quartiere popolare fatto di slarghi e piccoli parchi pubblici. Il “gigante buono”, come lo descrivono i suoi amici, viene aggredito alle spalle dalla task force dei vigili urbani (la stessa che esegue gli sfratti in città) che con metodi violenti lo costringono a salire sull’ambulanza per essere trasportato in ospedale ed essere sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (Tso).

Andrea soffriva di disturbi psichiatrici ma non per questo era violento o poteva essere pericoloso per gli altri. Infatti era sua abitudine trascorrere le giornate in piena tranquillità sulla panchine della piazzetta vicino casa, dove tutto il quartiere lo conosceva e gli voleva bene. Gli abitanti del quartiere lo descrivono come una persona assolutamente pacifica, un “gigante buono”.

Il disturbo mentale di Andrea comincia nel 1991, anno nel quale si trova sotto servizio militare. È proprio in questo clima da caserma –  dove le gerarchie, l’autoritarismo, le rigidità militari possono creare non poche difficoltà per alcuni soggetti costretti a subire le angherie dei superiori per un lungo anno –  che Andrea comincia a manifestare i primi sintomi di malessere.

Questo autoritarismo da caserma Andrea lo ritrova anche nella vita normale. L’aggressione alle spalle subita dal ragazzo è stata fatta da un corpo speciale dei vigili, squadre di esaltati che praticano arti marziali fra le quali la micidiale Krav Maga usata dal sevizio segreto israeliano del Mossad. Questo corpo speciale, ideato per agire in situazioni apparentemente difficili o considerate tali dagli agenti in servizio, è quello che ha stretto la gola ad Andrea fino a farlo diventare cianotico procurandogli una crisi respiratoria e, come se non bastasse, poi ammanettato e immobilizzato all’interno dell’ambulanza durante il trasporto verso l’ospedale, dove è arrivato in fin di vita.

Questo atteggiamento del corpo speciale dei vigili era del tutto ingiustificato dato che Andrea era, come detto sopra, seduto sulla solita panchina dove passava tutti i giorni in estrema tranquillità. Certo, Andrea voleva sottrarsi all’ennesimo ed estenuante Tso ma non ha reagito in modo violento. Come affermano alcuni testimoni che hanno assistito alla scena, Andrea appariva leggermente agitato ma gli agenti invece di calmarlo “ gli sono saltati al collo”. Le testimonianze continuano parlando di un intero plotoncino di vigili che si è avventato su di lui, colpendolo e stringendogli le mani intorno al collo fino a farlo diventare scuro in viso e non ancora contenti lo hanno ammanettato faccia a terra.

Anziché tranquillizzarlo e prenderlo con calma e gentilezza, gli agenti hanno optato per le misure forti come da veri agenti del Mossad. Inoltre questo tipo di operazioni dovrebbero essere eseguite da personale medico specializzato, che si trovava sul posto ma che inspiegabilmente non è intervenuto.

Ad oggi i responsabili della morte di Andrea sono stati sospesi dai servizi operativi e assegnati all’ufficio personale di via Bologna. Il sindaco Fassino dichiara che i tre agenti sono stati trasferiti ad altri incarichi in via “precauzionale” in attesa di sviluppi sull’indagine in corso. Quello che ci chiediamo è come sia possibile che il sindaco Fassino legittimi queste squadre d’assalto per interventi di “pubblica sicurezza” in una città dove le vere sicurezze sociali, quali la casa, la sanità e l’accesso ai servizi, vengono continuamente messe sotto attacco dagli organi istituzionali.

Intanto, ancora una volta, una vita umana si spegne per colpa dell’arroganza di persone in divisa. Come Federico Aldrovandri, Stefano Cucchi, Riccardo Magherini e molti altri ancora.

Ai familiari ed agli amici di Andrea vanno le nostre condoglianze e la nostra solidarietà.

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