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Grillo, il razzismo e le invenzioni dell’Istituto Luce/Repubblica

Intanto, gustatevi questi pezzi livornesi e l’intervista a fondo pagina…

 

 

Dal 2007, cioè dal primo anno che Senza Soste è anche online, seguiamo Grillo e il movimento 5 stelle. Abbiamo sempre detto la nostra senza sconti, ammiccamenti e senza pregiudizi. Costruendo strumenti di analisi su un fenomeno che aspira consensi sia a destra che a sinistra. Fino all’inizio dell’anno, quando l’M5S era quotato con un bacino di voti più o meno coincidente con le migliori stagioni elettorali del partito radicale, il movimento di Grillo sembrava sostanzialmente uno specchio delle nicchie di opinione politica che si agitano nella società italiana. Con la primavera, e l’accelerazione della crisi economica e di quella dei partiti della seconda repubblica, il movimento di Grillo è diventato un fenomeno di massa spesso quotato come il secondo partito italiano. Andando a portare via voti, come è successo a Parma, al Pd, il partito dell’equilibrio di potere (sotto varie forme) negli ultimi 20 anni.

Con l’inizio della campagna elettorale il Pd, che teme di perdere elettorato di sinistra verso Grillo, ha accusato lo showman genovese di fascismo. Noi abbiamo scritto questo articolo che dimostra come se c’è qualcuno che, nel momento in cui dà del fascista agli altri, è connivente con le destre è proprio il Pd.

E quando il segretario del Pd chiama l’istituto Luce, il gruppo Repubblica-Espresso, risponde. Ecco quindi che dai media di De Benedetti parte la campagna su Grillo “fascista” e “razzista”. Ma l’istituto Luce di oggi non si serve dei cinema di una volta, con le pellicole in bianco e nero. Funziona invece come un gioco di rimandi tra giornale, sito, social network, titoli e commenti. E funziona grazie alle tecniche di marketing virale, quelle che fanno crescere l’attenzione su un fatto, su un commento piuttosto che un altro. Andiamo a vedere sul campo. Il 2 settembre da uno dei blog dell’istituto Luce-L’Espresso parte questo post

http://sensi.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/09/02/listigazione-a-delinquere-spiegata-a-beppe-grillo/

e quasi in conteporanea il post viene citato su youtube, dove acquista maggiore visibilità

http://www.youtube.com/watch?v=Qu9zLi6EHSU

Per chi passa in rete tra un link e l’altro il messaggio è chiaro. Grillo istiga la polizia a picchiare i marocchini. Bersani ha ragione. Visto che il dibattito su Grillo fascista è di quelli caldi, si confida nella comunicazione spontanea della rete per diffondere il messaggio e il suo significato.

Nel link su youtube prima di tutto si omette completamente che lo spettacolo citato di Grillo è del 2006. Dimenticanza? Il marketing virale, citare su più spazi da fonti ritenute affidabili, insegna che meno particolari si mettono nella notizia più questa può entrare nella scia degli argomenti più discussi. Fatto sta che si trattava di uno spettacolo e non di un comizio di addirittura 6 anni fa (anche in Bersani e Ezio Mauro è difficile distinguere lo spettacolo dal comizio ma è altra questione). Omettere questo particolare, con la campagna in atto oggi, è buttare benzina sul fuoco.

C’è un altro piccolo particolare però. Siamo andati a vedere lo spettacolo integrale.

http://www.youtube.com/watch?v=7aIQZqbDxWI

Dal minuto 49.00 in poi Grillo inizia un attacco contro il ministro Giovanardi e le sue posizioni sulle droghe leggere e sulla canapa. Poi continua con una polemica con il ministro sul concetto di “dipendenza” dal mandato dei suoi elettori. Infine lo critica perché ha raccolto firme a favore di due carabinieri e un poliziotto di Sassuolo colti a pestare un marocchino durante un arresto ripreso e finito in rete su un famoso video che fece il giro del mondo. Questo è il contesto in cui dal minuto 51.00 Grillo fa una serie di battute, brutte e infelici, sul fatto che semmai, invece di farsi riprendere in pubblico, i carabinieri potevano portarlo in questura “e dargli due schiaffetti” senza farsi vedere.

Questo il testo preciso: “Vuoi dare una passatina a un marocchino che rompe i coglioni? Lo prendi, lo carichi in macchina· senza che ti veda nessuno, lo porti un po’ in caserma e gli dai magari due schiaffetti. Lo fanno. Ma in mezzo alla strada non è possibile, oggi con un telefonino fanno succedere un casino. L’immagine di quel telefonino lì è andata a un miliardi di musulmani…”

Una battuta stupida e pericolosa in un paese che ha visto la mattanza della Diaz, i casi Cucchi e Aldrovandi e le numerose morti insabbiate nelle carceri (di cui Grillo stesso è stato tra i primi accusatori del sistema carcerario).· Senza contare che proprio in quella città dove ha fatto lo spettacolo, Bologna, qualche anno dopo si è scoperto che fra le forze dell’ordine c’era un nucleo in combutta con neofascisti che facevano i giustizieri della notte e pestavano da anni gli immigrati. Lo scorso agosto invece, sempre a Bologna, sono stati arrestati 4 poliziotti perché pestavano e rapinavano gli immigrati irregolari con la certezza che tanto, visto il loro status, non li avrebbero mai denunciati.

Grillo, dunque, ci mette del suo per strappare facili applausi e tenersi in equilibrio fra il suo elettorato trasversale da destra a sinistra che spesso deve nutrire con battute ad effetto che vogliono sentirsi dire, ma è altrettanto chiaro che siamo di fronte anche ad una campagna di falsificazione della realtà da parte dell’Istituto Luce-Repubblica/Espresso.

E nell’immediato funziona. I sondaggi del primo settembre, ad una settimana dalla campagna del Grillo “fascista”, mostrano l’M5S in calo. Con un pur sempre ragguardevole 15%.

http://www.scenaripolitici.com/2012/09/sondaggio-ipr-pd-26-pdl-20-m5s-15.html

Noi conosciamo il gruppo Repubblica-L’Espresso. Ha costruito la favola dei successi del governo Monti, proprio quando l’economia è crollata a precipizio, ha difeso contro ogni evidenza le (si fa per dire) ragioni della Tav, della polizia a difesa della Tav, di qualsiasi genere di strazio e ristrutturazione liberista. Ce lo ricordiamo BENE anche a capo di una campagna razzista, di quelle vere, assieme a Veltroni per l’espulsione dei romeni dall’Italia dopo un grave fatto di cronaca a Roma.

L’istituto Luce detto Repubblica-Espresso non è nè di destra nè di sinistra. E’ un’impresa che vende notizie di bassa qualità, quando non palesemente false, che fa sinergia con il littorio PD, un partito interessato solo a rimanere negli equilibri di potere. Anche a costo di distruggere l’Italia.

Su Grillo si può, e si deve, dire di tutto. Perchè un partito che si candida ad essere il secondo, o il terzo, soggetto politico italiano deve essere messo ad analisi anche seriamente critica. Specie quando ondeggia tra destra e sinistra come un sonnambulo. Ma non bisogna, allo stesso modo, farsi ingannare da un prodotto della propaganda dell’Istituto Luce Repubblica-L’Espresso. Roba falsa e letale come un panino di McDonald.

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Sull’argomento segnaliamo anche l’intervista fatta questa mattina dalla redazione di Radio Blackout a Silvano Cacciari…

 

L’accusa di fascismo rivolta a chi si pone alla propria sinistra é una malattia antica della sinistra italiana. L’analisi storica di Pietro Nenni rispetto ai fatti del 1919 che scarica sulla sinistra radicale (o massimalista) la responsabilità dell’affermarsi del fascismo, è frutto di una visione politicista, che non tiene conto cioè che l’isolamento della sinistra riformista era già un portato sociale, così come era un portato anche culturale l’adesione di tanti italiani al fascismo. Detto questo, Nenni fece comunque un uso politico di quei convincimenti, come a stigmatizzare chi criticava l’alleanza tra PSI e DC del ’62, appena dopo il famigerato governo Tambroni, in quanto obiettivo favoreggiatore delle destre. Fece meglio il PC con le accuse di diciannovismo, totalmente strumentali, rivolte al movimento del ’77 o alle organizzazioni armate dell’epoca, proprio mentre preparava il compromesso storico. Da questo momento storico, l’accusa di fascismo sarà sempre rivolta a “sinistra”. Oggi l’accusa viene girata a Di Pietro e Grillo, che criticano da sinistra il governo Monti e la politica ultra liberista del PD. Aggiungendo non a caso “del web”. Insomma il PD si trova paradossalmente a indossare la doppia maschera di chi dispensa accuse di fascismo mentre sorvola elegantemente sui fascismi conclamati. Ci spiega le tante implicazioni di questo ragionamento Silvano Cacciari, nostro abituale ospite, docente ed esperto di comunicazione.

 

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