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Germania in Inverno – sulla censura di Indymedia linksunten

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Dopo quelli sulla censura di Indymedia Nantes e Grenoble in Francia continuano i retroscena sull’accanimento censorio delle autorità europee contro i media indipendenti: è ora il turno di Indymedia linksunten (“in basso a sinistra”), uno dei nodi storici del network nato nel 1999 a Seattle – molto popolare in Germania ed Austria. In questo dettagliato comunicato di Autonome Antifa Friburgo sono riportati non solo l’accaduto ed i suoi dettagli operativi e legali, ma vengono anche illustrati i tentativi della destra radicale e xenofoba germanofona di dotarsi di strumenti ed organizzazione nel settore dei media.

Comunicato del 10.11.2017

La censura di Indymedia linksunten da parte del Ministro Federale dell’Interno

Il 25 Agosto 2017 il Ministro Federale dell’Interno Thomas de Maizière, membro della CDU, annunciava il ban della piattaforma di open posting Indymedia linksunten. Precedentemente nel mattino, alle 5.30, circa 250 poliziotti facevano irruzione in quattro abitazioni private e nel Centro Autonomo KTS a Friburgo. I raid sono stati effettuati contro cinque persone fisiche. A tre di queste è stata rilasciata l’ingiunzione di ban del Ministro Federale dell’Interno dalla polizia del Baden-Württemberg LKA (Ufficio Statale di Polizia Criminale) che ha effettuato la perquisizione. Il Ministero Federale ha impartito al Ministero Statale dell’Interno del Baden-Württemberg di applicare il ban. Il quale a sua volta ha impartito l’ordine al Consiglio Regionale di Friburgo. Il Consiglio Regionale di Friburgo ha quindi richiesto assistenza ufficiale al Baden-Württemberg LKA. Il 1°Settembre il LKA ha confiscato a Friburgo ulteriore equipaggiamento telematico, fornendo come motivazione che i computer confiscati nel primo raid fossero definiti “pesantemente cifrati”. Nella settimana successiva alle perquisizioni le persone coinvolte sono state seguite 24 ore al giorno da squadre di ricognizione. In aggiunta è stata ordinata la confisca della posta e delle mail. Una settimana dopo i raid vi è stata l’effrazione dell’auto di una delle persone interessate ed il pannello interiore della porta del guidatore è stato aperto. Durante i raid all’interno del KTS sono state rimosse le casseforti dalle mura e quasi tutti i lucchetti sono stati rotti. Il centro autonomo è stato devastato. I danni, inclusa la confisca di denaro ed equipaggiamento tecnico, ammontano a circa 80.000€.

Abbasso la Vereinsmeierei

Indymedia linksunten è stata oscurata in base alla Legge Associativa (Vereinsgesetz). Per far ciò le autorità, in primo luogo, hanno dovuto mettere in piedi un’ “associazione” (“Verein”), in modo da poterla mettere al bando utilizzando questa legge. Avevano inoltre bisogno di identificare le persone ed ascriverle a questa “associazione” in modo tale da poter ufficialmente recapitare loro l’ingiunzione ed in tal modo essere in grado di applicare il ban. Gli avvocati delle tre persone a cui è stata recapitata l’ingiunzione hanno opposto ricorso contro di essa alla Corte Amministrativa Federale. Passaggi legali stanno inoltre venendo intrapresi contro i raid e la confisca ordinati dalla Corte Amministrativa di Friburgo.

Servizi segreti e polizia mano nella mano

Le deboli prove usate dalle autorità per ascrivere le persone coinvolte dalla repressione all’”associazione” artefatta ed illegale sono principalmente basate su informazioni provenienti dall’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione (BfV) e dall’Uffcio per la Protezione della Costituzione del Baden-Württemberg (LfV). Apparentemente il sito web ed i presunti operatori sono stati intensamente monitorati eppure, nondimeno, le prove elencate nel dossier sono magre. L’ascrizione delle persone interessate all’associazione messa al bando e la richiesta di effettuare il raid si basano principalmente su tre datati e vaghi report di informatori del BfV su incontri pubblici di linksunten nel 2008, 2011 e 2013 a Friburgo e Tubinga. Questi presentano a malapena discernimento delle strutture locali. Al di là di ciò, le prove fornite consistono in testi e commenti pubblicati online, e qualche informazione raccolta tramite le misure attorno al G20: un SMS ed un’intercettazione telefonica.

Il raid dei Servizi Segreti

Il bottino era già stato promesso al BfV prima che i raid avvenissero. Si presume che esponenti dei servizi segreti fossero presenti il 25 agosto a Friburgo, pronti a passare subito al setaccio i documenti confiscati. Il loro compito era quello di cercare informazioni da usare per potenziali nuovi raid che avrebbero potuto aver luogo lo stesso giorno. Tutti i documenti furono consegnati al BfV di Colonia, il denaro rubato versato nel conto della Tesoreria Federale ed i computer portati all’LKA di Stoccarda. L’LKA, la Polizia Federale ed il BfV volevano unire le forze e cercare di rompere la cifratura dell’infrastruttura telematica. Il server di linksunten – al quale, secondo le nostre informazioni, le autorità non hanno mai avuto accesso – non è stato confiscato.

La solidarietà è un’arma

L’agenzia stampa Reuters scrisse: “Questa è la prima messa al bando di un’organizzazione estremista di sinistra da parte di un Ministro Federale dell’Interno” In verità ciò ignora la messa al bando di organizzazioni straniere di sinistra in Germania e di associazioni in relazione alla messa al bando del KPD (Partito Comunista di Germania) negli anni ‘50, ma nei termini di una tendenza generale è corretto. Le persone di sinistra colpite dai raid sono criminalizzate come rimpiazzo: dei molti antifa che fanno inchieste, dei sabotatori confessi, degli oppositori militanti di AfD e degli anticapitalisti che si mobilitano e che i servizi segreti e la polizia non sono stati in grado di identificare per anni. È una questione di solidarietà che quanti sono ora presi di mira non siano lasciati a far fronte alle spese. È una questione di autodifesa sostenere i ricorsi contro la criminalizzazione dei media di sinistra. Tutto ciò costa molti soldi, quindi effettuate una donazione al conto solidale per Indymedia del Soccorso Rosso (Rote Hilfe OG) Stuttgart, IBAN: DE66 4306 0967 4007 2383 13, BIC: GENODEM1GLS, causale: linksunten o via Bitcoin: 129o3jjBydCzrE1U4NZKdF3QpNiX1aCsM2

Ben inteso non è ben fatto

Il giorno dei raid il sito è andato offline. Poco dopo i record DNS di linksunten.indymedia.org sono stati cambiati e sull’URL è stata pubblicata la “Dichiarazione di Indipendenza del Cyberspazio” di John Perry Barlow. L’annunciato ritorno online probabilmente non avverrà a causa della repressione davvero immanente. È tuttavia ragionevole ritenere che copie di backup del sito esistano al di fuori della Germania dimodochè le autorità repressive non riescano a bannare permanentemente il sito da internet. In proposito ha ragione Barlow: “Il Cyberspazio non ricade entro i vostri confini.”

Tempi duri richiedono media indipendenti

Indymedia linksunten è stata allestita nel 2008 ed è andata online poco prima del vertice NATO ad inizio 2009. Il concept del sito web era quello di costruire ponti tra diversi movimenti, ponendo molta enfasi sulla partecipazione simultanea e sull’anonimato dei suoi utenti. Nei suoi quasi dieci anni di esistenza linksunten.indymedia.org si è evoluta nella più importante piattaforma radicale di sinistra dell’area germanofona e nella meta obbligata per tutti quanti ricercassero informazioni da sinistra e dai movimenti della sinistra radicale. Lì venivano diffuse mobilitazioni e report dalle manifestazioni, venivano postati disvelamenti e rivendicazioni, venivano pubblicate ricerche ed analisi e distribuiti leak ed hack. Il Ministero Federale dell’Interno ha cercato di ridurre la piattaforma giornalistica ai contenuti criminali, ma ciò non rende giustizia alla mole di pubblicazioni, la maggior parte delle quali sono state postate su Indymedia linksunten per una sola ragione: perché non sarebbero state visibili da nessun’altra parte.

Dopo il vertice è prima delle elezioni

Non sorprende nessuno che un governo conservatore come quello della coalizione CDU/CSU/SPD (i partiti conservatore e laburista, con una schiacciante maggioranza in parlamento) non desiderasse dar voce ai marginalizzati della società. Non è nuovo il loro ricorso alla censura politica per silenziare le critiche alle sue politiche capitaliste di austerità, alle sue nuove avventure militari ed alla sua fatale politica climatica. Ma il ban aveva due motivazioni concrete. Una era che, dopo le proteste militanti contro il vertice del G20 di luglio ad Amburgo, gli appelli da destra per un giro di vite divenivano sempre più rumorose. L’altra è che la CDU voleva configurarsi come alternativa ai radicali di destra dell’AfD in prospettiva delle elezioni federali di settembre.

Una mano amichevole per l’AfD

Con il ban di Indymedia linksunten la CDU ha implementato un’annosa richiesta dei radicali di destra. L’AfD in particolare si sentiva minacciata dalle pubblicazioni su Indymedia linksunten. Senza voler negare ai “partiti borghesi” la loro volontà di implementare politiche reazionarie: l’AfD ha già a tal punto modificato l’umore politico in Germania che la sua richiesta di misure più severe è stata raccolta e veicolata dai partiti di governo.

La piattaforma centrale dell’antifascismo

Sono stati pubblicati su linksunten.indymedia.org centinaia di articoli e migliaia di commenti contenenti analisi critiche, risultati di ricerche ed appelli all’azione contro l’AfD. Dal presidio contro un banchetto locale al leak di migliaia di nomi di partecipanti alla conferenza del partito ed al disvelamento della congiunzione tra il “movimento identitario” e l’”alternativa giovanile” – si poteva trovare tutto ciò su linksunten, con grande scorno di quanti venissero messi sotto i riflettori. Finora molti report dei media mainstream critici verso l’AfD, verso la “Nuova Destra” che accumula potere, e riguardo al matrimonio di questa con la ben nota “Vecchia Destra”, si basavano su ricerche ed articoli di linksunten: a volta citandoli, più spesso no.

Un progetto mediale di destra all’ombra della censura

Ciò è stato percepito sempre più come un pericolo dai radicali di destra. Hanno compreso in misura sempre maggiore la rilevanza dei loro “propri” media. Negli ultimi anni, sono state allestite decine di piattaforme online e progetti mediali della destra radicale, che hanno in parte raggiunto un vasto pubblico con il loro incitamento all’odio. I tentativi di organizzazione sono cresciuti in parallelo all’ascesa di AfD: quasi in contemporanea con il ban statale di linksunten, sono stati emanati inviti per una “riunione di cooperazione mediale” di queste piattaforme di destra radicale. Il 27 agosto delegati di circa dieci progetti mediali di destra radicale, tra cui le menti di “Compact” e “Pi-News” si sono voluti incontrare.

Titolo di lavoro: “Hermes Medianet”

Già prima del meeting era stato stilato un concept dettagliato per collegare e strutturare il panorama dei media radicali di destra. In esso si lamentava che la “rete dei media istituzionali” possa “diffondere la sua narrazione ideologica per lo più indisturbata”. L’obiettivo della riunione di networking a Berlino doveva essere “oltre a conoscere personalmente i decisori e costruire fiducia”, una “scintilla iniziale per una cooperazione istituzionalizzata”. Con emozione è annunciato un “momento storico”, che non doveva “essere sprecato”: “Ogni partecipante doveva essere conscio che si potevano porre le basi di un cambiamento fondamentale nella cultura politica europea. Perché i media indipendenti devono, finalmente, controllare il governo e fermare la disgrazia del controllo dell’establishment sui media.”

I nazi si mascherano da agenzia stampa

Alla riunione in Habsburgerstraße 14 a Berlin-Schöneberg “dovevano essere discussi tre pilastri di una futura cooperazione”. Questi tre pilastri dovrebbero includere un “servizio media”, un “database” ed una “rete”. Come“servizio media” è stato presuntuosamente annunciato un “portale stampa sull’esempio del DPA/APA per la distribuzione facilitata di notizie originali”. In primo luogo dobrebbe essere dato accesso a questo portale ai “media coinvolti”, quindi ai “blogger liberi e ben noti”, e ancora ad “iniziative, partiti ed aziende” per finire con i “media di paesi che parlino altre lingue”. Secondo il concept proposto, il “secondo pilastro” dovrebbe diventare un “vero media network”. Un network con lo “sviluppo del proprio codice stampa e riunioni periodiche”, inclusi “formazione, mutuo aiuto e scambio di contatti”.

“Einprozent”: i nazi finanziano i nazi

Questa riunione fondativa dell’“Hermes Medianet”, a cui sono stati invitati progetti mediali della destra tedesca ed austriaca, è stata animata soprattutto da Patrick Lenart. Lenart è finora noto per la sua posizione dirigenziale nel “Movimento Identitario” austriaco, lavora per “Einprozent” (Unopercento) ed è anche coinvolto a livello finanziario in “Info-Direkt”. “Info-Direkt” è gestita principalmente da Ulrich Püschel, Jan Ackermeier e Michael Scharfmüller. È nota per le sue pubblicazioni radicali di destra, inclusi testi anti-antifa, ed anche per l’organizzazione del congresso della destra radicale “Verteidiger Europas” (Difensori dell’Europa). Il congresso si è svolto per la prima volta nell’autunno del 2016 a Linz e si presume che una nuova edizione si tenga nel marzo 2018. Ancora una volta l’operazione di riciclaggio di denaro di “Einprozent” degli “Identitari”, dominata com’è dalle congreghe della “Burschenshaft” resta come finanziatrice sullo sfondo. Tutte queste organizzazioni avranno vita più facile in futuro senza una piattaforma di ricerca incorruttibile ed indipendente come Indymdia linksunten.

L’antifascismo è e rimane necessario

Il ban di Indymedia linksunten è parte di uno spostamento europeo a destra. La Brexit è basata sul razzismo, in Austria la “fratellanza tedesca” sta prendendo parte al governo, in Spagna ed Italia la repressione contro la sinistra è il pane quotidiano, lo stato francese di emergenza è stato tradotto in normalità, ed in Ungheria i fascisti sono già al potere. L’analisi redatta al momento della fondazione di Indymedia linksunten nel 2008 è stata confermata: “Sono tempi bui per i social media al principio del 21° secolo, lo spirito del tempo è capitalista. Nella nostra società aumentano le tendenze di destra e lo stato diventa sempre più autoritario. […] Indymedia come rete-ponte tra movimenti ha il potenziale di riunire progetti vecchi e nuovi e moltiplicare i loro effetti verso l’esterno.”

Germania, sventoliamo il tuo sudario

Ma la Germania ha una tradizione di censura che non può essere controllata. Indymedia linksunten è riuscita ad andare ben oltre la scena di sinistra, senza che lo stato fosse in grado di controllarne il contenuto. Questo successo ha portato ultimamente al suo oscuramento. Ciò è ovvio dal nome in codice dato al gruppo di lavoro del servizio segreto che preparava l’azione: “Epicentro”. Con il ban di Indymedia linksunten, il primo mass medium digitale della sinistra radicale Germanofona è stato censurato. “Ma le nostre idee sono ancora vive, la nostra resistenza non è stata spezzata.”

La lotta continua!

Autonome Antifa Freiburg

Tutte le versioni di questo articolo: [Deutsch] [English] [Français]

 

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