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La Giornata della terra, libera e palestinese

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Il 30 marzo di ogni anno la Palestina e il suo popolo celebrano e festeggiano la giornata della terra.

Giornata per ricordare tutti coloro che sono stati uccisi nel difendere il diritto di vivere nella propria terra per i palestinesi e per lottare e portare avanti la resistenza contro il continuo furto di terre e il trasferimento forzato della popolazione araba. Per dire no allo stato d’assedio, al muro dell’Apartheid, alla perenne perpetrazione di crimini contro l’umanità ai danni di civili arabi.

 Il 30 marzo del 1978 sette giovani palestinesi, cittadini dello Stato d’Israele, furono uccisi dal piombo dello Tsahal mentre manifestavano pacificamente contro l’esproprio di terre in Galilea, nel Neghev e nel triangolo

O scolari di Gaza

insegnateci

un po’ di ciò

che noi abbiamo dimenticato

Insegnateci

a essere uomini

da noi gli uomini

sono diventati pasta morbida

Insegnateci

come i sassi

tra le mani dei bambini

diventano diamanti preziosi

Insegnateci

come fa la bicicletta di un bambino a diventare una mina

e il nastro di seta,

un’imboscata

Come la bottiglia del latte

se non la imprigionano

diventa un coltello.

O scolari di Gaza

non date retta

alle nostre trasmissioni

non ascoltateci

colpite

colpite

con tutta la vostra forza

occupatevi del vostro lavoro

e non chiedete a noi

Noi siamo la gente dei conti

dell’addizione

e della sottrazione

conducete le vostre guerre

e lasciateci

Noi siamo i disertori

che hanno abbandonato l’esercito

prendete allora le vostre corde

e impiccateci

Noi siam morti

che non hanno una tomba

e orfani

che non hanno occhi

che restano chiusi nelle loro tane

e vi abbiamo chiesto

di combattere il drago

Siamo diventati più piccoli davanti a voi

di mille secoli

E voi, in un mese

più grandi di secoli

O scolari di Gaza

non fate ritorno

a ciò che abbiamo scritto e non leggeteci

Noi siamo i vostri padri

non somigliateci, quindi

noi siamo i vostri idoli

non adorateci

Noi pratichiamo

la menzogna politica

e la repressione

costruiamo tombe

e carceri

liberateci

dai vincoli della paura che è dentro di noi

cacciate via

l’oppio che c’è nelle nostre teste

Insegnateci

l’arte di aggrapparsi alla terra

non abbandonate

il Messia sofferente

Piccoli amati

la pace su di voi

che Dio possa fare del vostro giorno

un gelsomino

Dalle fessure della terra in rovina

siete sorti

e avete seminato nelle nostre ferite

la rosa selvatica

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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