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Il delirio paranoico e suicida di una setta yankee

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Il 18 novembre 1978 a Jonestown, nella Guyana ex colonia inglese situata nell’America meridionale, morirono 918 persone, compresi 219 bambini, in quello che è ricordato come “il suicidio di massa di Jonestown”. Jonestown non era una città ma era una colonia comunitaria agricola del “Tempio del popolo”, un movimento religioso statunitense fondato dal pastore Jim Jones. Jim Jones era dell’Indiana, lo Stato americano che da sempre sforna predicatori per ogni tipo di setta religiosa. Si laureò in sociologia e giovanissimo si innamora di Stalin e del socialismo. Ma poi cambia idea e da uomo religioso quale è si dedica alla predicazione creando una propria setta che mescola il credo dei Discepoli di Cristo alla dottrina collettivista. Per questo fonda il “Tempio del Popolo” che predica l’uguaglianza da viversi nella vita in comunità.

Rapidamente, anche grazie all’appoggio ricevuto dal Partito Democratico per il quale Jones si batté per far eleggere George Moscone sindaco di San Francisco, la setta religiosa si radicò in molte città americane. Ma lì era difficile trovare gli spazi per praticare la “comunità” che il reverendo Jim Jones voleva, diventò un fervido ammiratore di PolPot. Trovò l’occasione per realizzare il suo progetto di socialismo pentecostal quando ebbe la piena disponibilità di un terreno nella Guyana che precedentemente aveva acquisito in virtù di un progetto agricolo. Si trasferì in quei luoghi della giungla caraibica per fondare la sua città, appunto Jonestown, che secondo le sue intenzioni doveva essere il paradiso in terra dove tutti potevano vivere come fratelli e, in una concezione millenaristica della fine dei tempi. Gli abitanti della città non potevano abbandonarla pena l’essere dichiarati disertori della fede e per questo venne istituita una specie di polizia con il compito di ostacolare le diserzioni. Quando alcuni parenti degli “abitanti” di Jonestown si rivolsero alle autorità chiedendo il loro intervento perché non avevano più notizie dei loro congiunti, il Congresso americano decise di inviare sul luogo una delegazione guidata dal deputato democratico Leo Ryan e composta da alcuni giornalisti oltre che da alcuni parenti degli “internati” di Jonestown. La delegazione non arrivò mai nel “paradiso” del reverendo Jim Jones perché al decollo dall’aeroporto di Port Kaituma fu falcidiata dalle armi della milizia di Jones e cinque membri tra cui il deputato Ryan persero la vita. E’ a questo punto che avviene l’impensabile. Jim Jones avvisato di quanto era successo nel vicino aeroporto, convocò tutti i suoi seguaci e, registrando su nastro il suo intervento, salì sull’altare e ordinò ai fedeli “il supremo sacrificio per la religione e il comunismo” …per “difendersi dall’imminente invasione delle forze del Male”. Centinaia di persone bevvero un cocktail al cianuro, facendo la fila davanti a un enorme bidone pieno di cianuro. Jones aspettò che tutti esalassero il loro ultimo respiro e, unitamente alla moglie, si sparò un colpo di pistola alla tempia: attorno a lui rimasero i cadaveri di 917 persone, il più grande suicidio di massa nella storia.

Guarda “Il Massacro di Jonestown“:

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