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Nasce Walter Alasia

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Il 16 Settembre 1956 nasce a Sesto San Giovanni Walter Alasia. Nato da padre e madre operai, crebbe nell’ambiente della cultura operaia e comunista di Sesto, dove venne ucciso per mano dei carabinieri il 15 Dicembre 1976, all’età di vent’anni.

Frequentò l’Itis di Sesto per due anni, per poi continuare gli studi in una scuola serale. Diventò poi operaio meccanico alla Farem, dalla quale si licenziò. Lavorò poi in un officina come installatore di apparecchiature telefoniche e infine alla stazione centrale di Milano, come scaricatore di pacchi postali. Iniziò a militare in Lotta Continua, per poi passare alla lotta clandestina nelle Brigate Rosse. Fu probabilmente uno tra gli appartenenti alle BR di cui più si parlò, sia per la sua tragica fine e la sua giovane età, sia per lo straordinario carattere e impegno che genitori, amici e compagni descrissero.

Morì in casa della madre, che aveva peraltro dato indiretto appoggio alle azioni portate avanti dal figlio, nascondendo armi e documenti, dopo aver resistito all’arresto e aver aperto fuoco sui carabinieri, uccidendone due.

Da subito la sua figura e quella della sua famiglia fu vittima di una campagna mediatica con cui lo si voleva per forza descrivere come un mostro, un assassino. In questa campagna di diffamazione, col quale si cercò di stravolgere, portare al negativo ogni frammento della sua vita, si distinse in maniera particolare Leo Valiani, giornalista del Corriere della Sera, che scrisse un articolo in cui si augurava che venissero identificati ed arrestati tutti i partecipanti al funerale di Walter. A quei funerali però partecipò Sesto San Giovanni, dai giovani agli anziani, dagli operai agli studenti. Questo perché, come dichiarò la sua fidanzata Ivana Cucco, “Walter non era figlio di nessuna variabile impazzita. Era figlio del suo tempo e di Sesto San Giovanni, la rossa Sesto […]. Sono gli anni delle grandi lotte operaie, delle stragi di stato, delle rivolte studentesche, del Cile, del Portogallo, dell’antifascismo militante, dei gruppi extraparlamentari, delle occupazioni di case. Tutte esperienze che Walter ha attraversato fino alla scelta e alla militanza nella lotta armata, che era comunque una scelta di vita e non di morte. Una scelta ed un bisogno di liberazione tanto forte e irrinunciabile da arrivare anche a giocarsi la vita.”

Vogliamo ricordarlo riportando delle righe scritte di suo pugno

“Non è neanche immergendosi nello studio e nei ‘lavori di casa’ che ti liberi e ti realizzi diversamente. Le cose che si vogliono bisogna prendersele […]. Io sono uno dei tanti che pensano di cambiare qualcosa – e non ritengo di essere un utopista come dice mio padre – quelli che dicono così vogliono nascondere la loro paura e il loro egoismo. Quindi pensa che la tua libertà te la devi costruire – questo l’unico consiglio, anche se troppo generico che posso dare.”

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