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La morte di Maite e Rafa, militanti dell’Eta

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15 agosto 1987, nelle strade di Donostia – Paesi Baschi – si sentì un boato: erano circa le 14 di un un sabato pomeriggio. In una delle vie centrali della città, un’esplosione accidentale aveva provocato la morte di Maria Teresa Pérez e Rafael Etxebeste, militanti dell’organizzazione armata ETA. Maite,25 anni, originaria di Bilbao, e Rafa, 24 anni, originario di Orereta (Errenteria) morirono mentre manipolavano un artefatto esplosivo collocato all’interno di una macchina, di cui non rimase che un ammasso di lamiere. I due giovani, la cui identità venne stata confermata solo nelle ultime ore del pomeriggio, erano fuggiti nei Paesi Baschi francesi nel 1986 per entrare in clandestinità e militare nell’organizzazione armata basca. Appresa la notizia della loro morte nelle rispettive città di origine dove erano molto conosciuti, si svolsero numerose iniziative e le serrande di molti bar e locali chiusero in segno di dolore.

Il giorno seguente, a Bilbao, nel pieno della tradizionale “Semana Grande”, venne deciso da parte dei collettivi partecipanti alla festa bilbaina, di interrompere momentaneamente i festeggiamenti per dare spazio alle varie iniziative in ricordo e riverenza che si sarebbero svolte durante tutta la giornata. Le bare dei due militanti vennero avvolte da una bandiera basca e da uno stendardo con il simbolo dell’ETA. Nelle rispettive città, migliaia di persone accolsero con commozione i due feretri, nonostante i tentativi della guardia civil di “scortare” il carro funebre di Maite così come di posizionare blocchi sulle strade d’accesso di Orereta, città natale di Rafa. Completamente militarizzate dalle forze di polizia, le due città d’origine di Maite e Rafa, furono teatro di tensioni durante il giorno dei funerali e quelli successivi. Il tentativo da parte delle forze di polizia era chiaro: impedire qualsiasi iniziativa atta ad omaggiare i militanti dell’organizzazione armata basca. Ad Ororeta, l’atto politico in ricordo di Rafa fu impedito da parte della polizia che però non riuscì a fermare la protesta popolare. Furono circa duemila infatti, le persone che scesero in strada per il divieto imposto dalle autorità. La manifestazione venne duramente caricata poco dopo la partenza, dando il via così a violenti scontri che si protrassero per un’ora, fino a quando le forze di polizia abbandonarono il paese. Cariche indiscriminate vennero effettuate anche in altri momenti della giornata in più punti della città provocando numerosi feriti.

A Bilbao invece, con la stessa intenzione di impedire l’iniziativa in omaggio e ricordo a Maite Perez, il cui feretro venne costantemente vigilato da alcuni agenti, la polizia presidiò anche l’entrata del cimitero, bloccando così l’accesso al suo interno a numerose persone che volevano rendere l’ultimo saluto alla giovane. Nonostante ciò alcune persone, tra cui rappresentanti politici e alcuni amici, riuscirono ad arrivare prima degli agenti, mentre molte altre riuscirono a scavalcare e raggirare i poliziotti, permettendo così un omaggio dignitoso alla giovane. Molte parole di riverenza e stima vennero spese in quei giorni da parte della società civile basca, rappresentanti politici, amici e parenti dei due militanti morti. Particolarmente ricche di significato e commozione furono quelle dedicate a Maite, pronunciate da un rappresentante politico della Koordinadora Abertzale Sozialista, coordinamento che raggruppava differenti partiti politici, movimenti sociali, sindacati e organizzazioni armate:

“Tutta la tua vita è stata un esempio di dedizione alla lotta, ed è questa che ti obbligò ad andare via, a rifugiarti. Per questo oggi sei più unita che mai a noi. Tutti avremmo voluto abbracciarti nell’allegria della vittoria, e la cruda realtà di una lotta rivoluzionaria ci obbliga ad abbracciarti senza che tu possa sentire l’affetto e l’adesione senza limiti alla tua causa, che è la nostra.”

Agur eta ohore gudariak.

Gogoan zaituztegu.

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