InfoAut
Immagine di copertina per il post

Teorema Calogero

7 aprile 1979

In seguito al rapimento di Aldo Moro, il 21 marzo 1979 venne inaugurata l’applicazione politica del reato di “associazione per delinquere”, di norma riservato alle inchieste di mafia.

Il 7 aprile 1979, agenti della DIGOS, polizia e carabinieri, effettuano centinaia di perquisizioni in tutta Italia, arrestando, sulla base di 22 ordini di cattura firmati dal sostituto procuratore della Repubblica di Padova Pietro Calogero, 15 esponenti di “Autonomia Operaia”, e cioè: Antonio Negri (a Milano); Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Lauro Zagato (a Roma); Ivo Galimberti, Luciano Ferrari Bravo, Carmela Di Rocco, Giuseppe Nicotri, Paolo Benvegnù, Alisa Del Re, Sandro Serafini, Massimo Tramonti (a Padova); Mario Dalmaviva (a Torino); Guido Bianchini (a Ferrara); Marzio Sturaro (a Rovigo). Sono sfuggiti alla retata: Franco Piperno, Pietro Despali, Roberto Ferrari Giambattista Marongiu, Gianfranco Pancino, Giancarlo Balestrini, Gianni Boetto. Gli arrestati e i ricercati sono tutti professori (in facoltà di scienze politiche, fisica, ingegneria), assistenti e studenti universitari, giornalisti, ecc.

Ecco i capi di imputazione formulati dal PM Calogero. Dodici degli imputati sono incriminati “per aver… organizzato e diretto un’associazione denominata ‘Brigate Rosse’… al fine di promuovere l’insurrezione armata contro i poteri dello Stato e mutare violentemente la Costituzione e le forme di governo sia mediante propaganda di azioni armate contro persone e cose, sia mediante la predisposizione e la messa in opera di rapimenti e sequestri di persona, omicidi e ferimenti e danneggiamenti, di attentati contro istituzioni pubbliche e private”. Tutti gli imputati, per avere organizzato e diretto “Potere Operaio” e “Autonomia Operaia” al fine “di sovvertire violentemente gli ordinamenti costituiti dello Stato sia mediante la propaganda e l’incitamento alla pratica cosiddetta dell’illegalità di massa di varie forme di violenza e di lotta armata, espropri e perquisizioni proletarie, incendi e danneggiamenti ai beni pubblici e privati, rapimenti e sequestri di persona, pestaggi e ferimenti, attentati a carceri, caserme, sedi di partito, associazioni e cosiddetti ‘covi di lavoro nero’ sia mediante l’addestramento all’uso delle armi, munizioni, esplosivi, ordigni incendiari e, infine, mediante il ricorso ad atti di illegalità, di violenza e di attacco armato contro taluni degli obbiettivi sopra precisati”.

A sostegno di queste imputazioni, sempre secondo il PM Calogero: “esistono sufficienti indizi di colpevolezza, desumibili: 1) dalla copiosa documentazione sequestrata o acquisita soprattutto nelle parti in cui esalta e si programma la lotta armata, si annunciano e si rivendicano atti di violenza o attentati terroristici, si predispongono mezzi e organizzazioni di tipo paramilitare, si promuove e si incita alla insurrezione armata contro lo Stato; 2) dalle riviste Rosso e Controinformazione, e di altri numerosi giornali e opuscoli, volantini e scritti di evidente contenuto sovversivo; 3) dalle testimonianze assunte e dalle risultanze delle indagini di polizia giudiziaria comprovanti sia la natura, le modalità e i mezzi dell’attività criminosa svolta da ciascun imputato, sia rapporti associativi intercorrenti tra l’uno e l’altro e il comune disegno antigiuridico, sia infine la loro consumata e attuale partecipazione in qualità di dirigenti e organizzatori ad associazioni delittuose meglio configurate nei capi di imputazione”.

Tra i capi d’imputazione più rilevanti ed eclatanti nei confronti di Toni Negri vi fu quello di essere stato telefonista delle BR durante il sequestro Moro. Altri arresti si ebbero nei restanti mesi del 1979, da giugno a dicembre, e ancora nel 1980. In tutto, agli imputati furono comminati quasi 300 anni di carcerazione preventiva. Il processo, per via dell’interferenza con le inchieste sulle BR, fu in parte trasferito a Roma. Le accuse di Calogero, pur accolte nel processo romano di primo grado del 1984, caddero quasi del tutto nell’appello del 1987: ne rimasero, argomentati sulla base di fattispecie assai dubbie, i 12 anni per Toni Negri (in primo grado erano 30: Negri, com’è noto, andò esule in Francia, donde tornò a scontare la pena residua nel 1997) e altre condanne minori per presunti reati connessi. Nel troncone padovano il processo di primo grado portò direttamente all’assoluzione di tutti gli imputati il 30 gennaio del 1986 (quasi sette anni dopo gli arresti): tra gli assolti vi furono anche i coimputati di Pietro Greco (detto Pedro), che nel frattempo il 9 marzo 1985, da latitante, era stato ucciso a Trieste da agenti della Digos e del Sisde. Il crollo del cosiddetto “teorema Calogero” fu ulteriormente e definitivamente sancito dalla sentenza d’appello presso la Corte di Venezia nel marzo 1988

Di seguito, la trasmissione speciale di Radio Onda d’Urto a 40 anni dal 7 aprile 1979.

Ascolta da Radio Onda D’urto:

Ascolta “I Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio – Parte sesta di Archivio Autonomia“:

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

“Una poltrona per due” e il Natale violento del capitale

Perché ogni anno, Una poltrona per due (Trading Places, 1983), di John Landis, viene puntualmente trasmesso dalla televisione italiana in occasione della vigilia di Natale?

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Perde un occhio per un lacrimogeno sparato ad altezza persona: la battaglia di “Lince”

La sera dello scorso 2 ottobre un’attivista di 33 anni ha perso un occhio a causa di un lacrimogeno lanciato ad altezza d’uomo dalle forze dell’ordine.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Combattere la macchina genocidiaria!

Ripensare il due, la divisione, la rivoluzione

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Viva Askatasuna! Torino e la deindustrializzazione

Una volta chiamavano Torino la città dell’automobile.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Aska è di chi arriva. Chiedi del 47

In questo momento più del solito, ma non è un fenomeno specifico di questi giorni, sembra esserci una gara a mettere etichette su Aska e sulle persone che fanno parte di quella proposta organizzativa.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Sanzioni per lo sciopero generale del 3 ottobre: il governo Meloni prova a vendicarsi

La Commissione di Garanzia sulla legge 146 ha emesso la sua prima sentenza contro gli scioperi dello scorso autunno, facendo partire una prima pesante raffica di sanzioni contro l’agitazione che è stata proclamata senza rispettare i termini di preavviso a causa dell’attacco che stava subendo la Flotilla.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Allevatori ed agricoltori di nuovo in protesta in Belgio e Francia.

Di seguito ripotiamo due articoli che analizzano le proteste degli agricoltori che in questi giorni sono tornate ad attraversare la Francia ed il Belgio.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Torino: “difendere l’Askatasuna per non far spegenere la scintilla di ribellione che Torino ha dentro”

“La grandissima manifestazione di risposta allo sgombero è stata la reazione di Torino che si è riversata nelle strade per difendere quella sua radice ribelle che non si vuole che venga cancellata.”

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

La violenza che non fa notizia

La violenza dello Stato: sgomberi, gas CS, idranti ad altezza persona e una narrazione mediatica che assolve chi colpisce e criminalizza chi resiste.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ha vinto Kast e il Cile si aggiunge all’ondata di ultradestra

È il primo pinochetista a giungere a La Moneda in democrazia.