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La sommossa di Bronte

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E i “mille” sbarcarono nella terra dei pistacchi.

In “Adele e i Pistacchi” una madre racconta la storia di un uomo, suo figlio e di altri uomini che oggi potremmo definire “vinti” dalla storia e quindi, come spesso accade, in parte cancellati dalla nostra memoria.

L’unità d’Italia era ed è una madre sempre incinta dell’odio e del rancore.

Una storia che andrebbe riscritta e riletta “mille” e “mille” volte ancora.

In tre mesi la Sicilia fu loro, e dopo poche settimane conquistarono tutto il resto.

A Bronte, Adele c’era. Nino Bixio represse una rivolta fucilando cinque innocenti. L'”esempio”, prova di potere lascia l’ultimo ricordo davanti al convento di San Vito. Una lapide che condanna quella giustizia sommaria che come mandante ha l’eroe dei due Mondi, un capo che per alcuni altro non era che un miserabile colonialista assassino.

Sconfitti i Borboni, sconfitta l’Italia, sconfitti i liberali, sconfitti i contadini, sconfitti i cinque figli di Adele. Quest’infamia, però, non offuscò il trionfo di Roma.

Nella società del ricatto e non in quella che cerca il dialogo e la convivenza civile buona parte della politica, quella che ci ostacola per tenere in piedi interessi e privilegi privati, commemora l’unità di una nazione dove pullulano studi televisivi e chiudono biblioteche. Lo studio di questi fatti mi riscalda il cervello semi-ibernato.

Qulacuno scrisse che “La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa”, una frase che meglio di altre racchiude il risultato di quell’esigenza di unificazione nazionale……….

Durante l’avanzata di Giuseppe Garibaldi per l’annessione del Regno delle Due Sicilie a Bronte esplode una rivolta.

Il decreto di Garibaldi del 2 Giugno 1860 riapriva l’eterna promessa della divisione delle terre e la “storia” regalava ai contadini il sogno, durato 4 secoli, della “libertà”. La popolazione, allo sbarco dei Mille era divisa in due fazioni: da un lato i “Comunisti” (decisi a difendere gli interessi del Comune e dei popolani, desiderosi di dividersi i demani comunali ed avere finalmente accesso ad un pezzo di terra); dall’altro i “Civili”, difensori delle prerogative del Duca di Nelson. L’eterna attesa del cambiamento portò disordini e creò un clima di terrore. I contadini, sicuri di potersi impadronire del patrimonio terriero della Ducea, sfogarono la loro rabbia secolare nell’ eccidio di “cappelli” e di “ducali”.

L’eroe dei due mondi, più per tutelare gli interessi dei possedimenti inglesi (in merito erano pressanti le sollecitazioni del console inglese John Goodwin) che per ragioni di ordine pubblico, diede ordine al suo fidato luogotenente Nino Bixio, di recarsi immediatamente a Bronte per reprimere la rivolta. Contro i diritti primari dei brontesi scelse quelli impropri dei cittadini inglesi.

L’ammiraglio Nelson, così come Guglielmo e Franco Thovez, era un inglese ormai così bene ambientato da poter essere considerati notabili del paese. “a loro che si deve il particolare rigore che Garibaldi raccomandò a Bixio per la repressione della rivolta di Bronte e che Bixio ferocemente applicò: alle sollecitazioni del console inglese, a sua volta dai fratelli Thovez sollecitato”. (Leonardo Sciascia)

Oltre allo stato d’assedio, l’eroe dei due mondi, applicò pesanti sanzioni economiche alla popolazione. Con un “proclama” intimò nel termine di tre ore la consegna delle armi ed una tassa di guerra di 10 onze l’ora.
Per dare anche un esempio di rigore, quale deterrente per altre simili situazioni che stavano verificandosi in altri comuni, attuò una rappresaglia senza precedenti contro l’inerme popolazione contadina trasformando, improvvisato giustiziere, in vittime innocenti i primi che caddero nella rete. Costituito un tribunale di guerra in poche ore vengono giudicate circa 150 persone e di queste 5 innocenti condannati alla esecuzione capitale. Tra gli uomini uccisi, senza un regolare processo ed in totale assenza di prove, vi era anche Nunzio Ciraldo Fraiunco totalmente incapace d’intendere e di volere.

«In paese erano tornati a fare quello che facevano prima; già i galantuomini non potevano lavorare le loro terre colle proprie mani, e la povera gente non poteva vivere senza i galantuomini. Così fu fatta la pace.» E il Radice aggiunge che «così ebbe fine questa sanguinosa sommossa, che ira cumulata di generazioni per soprusi e ingiustizie, mal governo del Comune, pochezza di senno e di animo nelle autorità e nei cittadini, discordia e cupidigia di potere in tutti, fruttò al paese tanto sterminio e tanta morte.»

 

 

PISTACCHI DI ADELE

(testo e musica di Cono Cinquemani)

 

Senza stupore e neppure dolore..

Lingue di fuoco come serpenti

dentro le teche riempite di sale..

 

Ostile e incerta tra il mito e le note

sospesa e schiva sfuggivo dal sogno

credevi fosse il più grande mistero

questo è il segreto che devi scoprire.

 

Dormi, dormi io sono qua

veglio il sonno di questa città..

 

Questa è la terra vista dal mare

i Mille cantano spettri e doveri,

ne sento il peso lasciato dal vento

il solco scava nell’aria del tempo..

 

L’Italia unita, che bella invenzione

vi hanno ammazzato perché troppo Borboni

su questi monti pistacchi e torroni

mio figlio chino, ma non per pregare..

 

Dormi, dormi io sono qua,

veglio il sonno di questa città..

 

Questa è la terra vista dal mare

in mille cantano spettri e doveri,

ne sento il peso lasciato dal vento

il solco scava nell’aria del tempo…

 

Sconfitti i Borboni,

Sconfitta l’Italia,

Sconfitti i liberali,

Sconfitti i contadini,

Sconfitto mio figlio..

in questa baia muoiono cinque delfini..

 

Era l’eroe dei due mondi,

venne l’eroe dei due mondi..

Era l’eroe dei due mondi

venne l’eroe dei due mondi..

 

Questa è la terra vista dal mare

in mille cantano spettri e doveri,

ne sento il peso lasciato dal vento,

il solco scava nell’aria del tempo..

 

Fonte : Antiwarsongs. Org

 

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