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I Nar uccidono Walter Rossi

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Il 30 settembre 1977 venne organizzato un volantinaggio per protestare contro i gravi fatti avvenuti nei giorni precedenti: due studenti feriti a colpi di arma da fuoco all’EUR ed Elena Pacinelli di 19 anni, raggiunta anch’essa da tre proiettili che in seguito la porteranno alla morte data la sua già precaria condizione di salute.

Il clima era teso in quel periodo, le azioni fasciste contro i militanti di sinistra all’ordine del giorno.

Un gruppo di compagni del movimento si trovò in Viale medaglie d’oro, vicino ad una sezione del Movimento Sociale Italiano da cui uscirono alcuni militanti di estrema destra che, preceduti da un blindato della polizia che si trovava nelle vicinanze, avanzarono verso i manifestanti.

Dal gruppo dei neofascisti furono sparati alcuni colpi di pistola verso alcuni giovani ed uno di questi colpì Walter Rossi alla nuca che morì prima dell’arrivo in ospedale.

Insieme a lui, un’altra persona venne raggiunta dagli spari, un benzinaio che rimase ferito.

Durante i funerali che si tennero nei giorni successivi, 100 mila persone salutarono Walter sulle note dell’Internazionale.

Cortei e manifestazioni riempiono le giornate successive in tutta Italia, con sedi e ritrovi dei fascisti devastati e dati alle fiamme.

In seguito non venne preso nessun provvedimento nei confronti dei poliziotti presenti.

Con ampio ritardo, vennero arrestati 15 fascisti tra i quali Riccardo Bragaglia, risultato positivo al guanto di paraffina.

Ben presto verranno però scarcerati e prosciolti dall’accusa di omicidio volontario e tentato omicidio, e in seguito da quella di rissa aggravata.

Nel 1981 alcuni pentiti indicarono nei fratelli Fioravanti e in Alibrandi i possibili assassini.

Cristiano Fioravanti, arrestato per appartenenza ai Nar, ammise di essere stato presente ai fatti armato di una pistola, a suo dire difettosa, fornitagli da Massimo Sparti.

Attribuì ad Alessandro Alibrandi il colpo mortale.

In seguito alla morte di Alibrandi in uno scontro a fuoco con la polizia, il procedimento penale fu archiviato. Fioravanti, che ora vive sotto falso nome coperto dallo Stato, venne condannato a nove mesi e 200 mila lire di multa solo per i reati concernenti le armi.

Paradossalmente, la vicenda giudiziaria si è definitivamente chiusa nel 2001 con l’incriminazione di tre compagni di Walter per falsa testimonianza.

Nel 1997 è stata aperta l'”Associazione Walter Rossi” che si occupa D’individuare i responsabili dell’omicidio, ma anche di raggiungere la verità sulle uccisioni di altri militanti della sinistra e sulle stragi e gli attentati che hanno caratterizzato il nostro paese durante gli anni di stabilizzazione violenta del potere che si è espresso attraverso la strategia della tensione.

“Per rendere giustizia alla memoria di quegli anni, sconfiggere la criminalizzazione delle lotte, opporre un rifiuto al revisionismo storico che intende relegare l’antifascismo e il comunismo fra i fatti ormai superati, che ci vorrebbe uniformati e integrati in una società basata sull’ingiustizia e l’oppressione.”

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