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Occupazione di Wounded Knee

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L’ultima battaglia dei Pellerossa – A Wounded Knee, dove un secolo prima ebbe luogo uno dei più efferati massacri contro i Lakota, centinaia di Nativi Americani occuparono la cittadina, resistendo 71 giorni in difesa della propria dignità…

Wounded Knee aveva un significato per i nativi americani. Era infatti il teatro del massacro del 1890, dove persero la vita 300 Lakota. Nel frattempo la questione indiana sembrava essere “scomparsa”. Eppure intere comunità vivevano confinate nelle riserve, soggette ad una legge estranea e dipendente solo da considerazioni di tipo economico. Gli stessi “indiani” iniziarono a dividersi tra componenti “istituzionalizzate” – ovviamente più “moderate” e vicine alle politiche governative- e movimenti più radicali, come l’AIM, l’American Indian Movement. Proprio quest’ultimo fu protagonista del “ritorno” dei nativi a Wounded Knee. Questa volta non ci andarono per farsi massacrare, ma per resistere e combattere per i propri diritti. La causa scatenante furono proprio contrasti tra l’AIM e i l’amministrazione filogovernativa, alla cui testa vi era tale Dick Wilson, considerato un corrotto di prim’ordine e responsabile della povertà diffusa nella riserva di Pine Ridge. Il 27 febbraio del 1973 circa 200 nativi, molti dei quali armati, occuparono la cittadina di Wounded Knee prendendo in ostaggio una decina di civili che lavoravano nei negozietti turistici o nelle poche attività presenti nel villaggio. Alla loro testa c’era Russel Means, Lakota dalle chiare idee libertarie.

Fu solo allora che il governo federale prestò attenzione alle richieste degli indiani. Le contrattazioni iniziarono subito, ma l’AIM respinse tutte le offerte al mittente. L’esercito statunitense schierò le truppe e vi furono veri e propri scontri a fuoco, che termineranno con due morti e una decina di feriti a Wounded Knee e due militari USA feriti gravemente. Nel frattempo furono in molti a schierarsi dalla parte degli assediati: altri indiani, ovviamente, ma anche attivisti dei diritti civili, afroamericani e personalità di spicco come l’attore Marlon Brando. Nonostante ciò, dopo la morte del secondo attivista, i nativi decisero di porre fine all’occupazione di Wounded Knee l’8 maggio di quell’anno, 71 giorni dopo l’inizio della protesta.

I processi che si tennero in seguito all’assedio di Wounded Knee, incluso quello intentato contro Means, videro prosciolti tutti gli accusati. Le milizie native filogovernative, tuttavia, regolarono i loro conti nelle riserve. Gli attacchi di sgherri al servizio di Wilson contro gli elementi vicini all’AIM divennero quotidiani e furono decine i morti tra gli anni ‘70 e ‘80. Russel Means è scomparso nel 2012 a causa di un tumore all’esofago: ad oggi, visti i livelli di povertà assoluta presenti a Pine Ridge, si capisce facilmente la rabbia dell’AIM e di Russel negli anni ‘70 e la volontà di lottare affinché i nativi americani non siano più cittadini di serie B.

 

Fonte: Cannibali e Re – Cronache Ribelli

 

Guarda “The 1973 Wounded Knee Incident”:

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