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Parco Lambro, festival del proletariato giovanile

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Il 26 giugno 1976 al Parco Lambro di Milano si apre la VI Festa del Proletariato Giovanile. Sesta e ultima. Organizzata dalla mitica e discussa testata dell’underground milanese Re Nudo con l’adesione di altre riviste come Falce e martello, A Rivista Anarchica, Umanità Nova e Rosso nonché di organizzazioni come il Partito Radicale, Lotta Continua e la IV Internazionale, promette «tre giorni di musica, cultura e dibattito politico».

 

“Un tranquillo festival pop di paura” di Gianfranco Manfredi

 

Il parco ha tante entrate

chissà chi pagherà

ma il parco non ha uscite

il prezzo non si sa

hai chiesto una risposta

e il gruppo te la dà

sta chiusa in un panino

di bassa qualità.

 

La Giunta ci ha concesso

il prato e l’acqua no

la Giunta è di sinistra

lo sporco non lo so

e poi c’è stata tolta

l’elettricità

perché si viva al buio

la nostra estraneità.

 

E siamo tutti insieme

ma ognuno sta per sé

la ricomposizione

i sogna ma non c’è

ognuno nel suo sacco

o nudo tra il letame

solo come un pulcino,

bagnato come un cane.

 

Il palco è come un ponte

che non unisce niente

ci passano i cantanti

fischiati dalla gente

qualcuno un po’ più furbo

fa battere le mani

o tira fuori il coro

dei napoletani.

 

E vuoi vedere in faccia

il proletariato giovanile

perché è lui l’invitato

che doveva venire

ma senti già nell’aria

una strana vibrazione

che nasce dai feticci

vestiti da persone.

 

E tutta una gran merda,

la colpa di chi è

lo Stato, il riformismo,

i gruppi, il non so che

la merce sta abbracciando

la festa popolare

ed entra dentro i corpi

tra il piscio e le bandiere.

 

Sì sta sfasciando tutto

persino la Teoria

perché il Nuovo Soggetto

pare che non ci sia

e se l’espropriazione

significa qualcosa

è che la nostra vita

è diventata cosa.

 

Il desiderio grida:

ecco la polizia!

Il fumo di candelotti

non si sa dove sia,

ma c’è sull’altro prato

qualcuno che massaggia

magari con lo yoga

ti passa un po’ di sgaggia.

 

Non si capisce nulla

si ha voglia di fuggire

la festa… quale festa?

non ci sì può più stare,

uno col cazzo fuori

sta ancora lì a cercare

vuole portarsi in tenda

la donna da scopare.

 

Qualcuno c’è riuscito

a vincere la notte

ad aspettare l’alba

più avanti delle botte

qualcuno c’è riuscito

a entrare negli sguardi

a leggersi negli occhi

che non è troppo tardi.

 

Si celebra sul palco

l’ultima pantomima

si bruciano le buste

vigliacca l’eroina

ma c’è chi il suo nemico

lo cerca per il prato

e con lo spacciatore

ti spranga lo spacciato.

 

E’ l’ultimo spettacolo

non solo della festa

la mia generazione

che svuota la sua testa

vuole vederne i pezzi

e non li vuole vedere

vuol leggersi nel corpo,

ma anche sul giornale.

 

Le cinque di mattina

suoniamo tutti insieme

si balla come matti

ci sembra di star bene

le donne son fuggite

c’è solo una modella

che balla all’Africana

l’ultima tarantella.

 

Ed anche qui nel rito

c’è la contraddizione

nella felicità

la nuova repressione

il parco è ormai nascosto

è tutto una lattina

abbiamo fatto il punto

e niente è come prima.

 

 

Fonte: ildeposito.org

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