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Baia dei Porci: fallisce l’invasione di Cuba

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Nel maggio del 1959 la riforma agraria promossa dal nuovo governo rivoluzionario cubano aveva espropriato ogni proprietà terriera superiore ai 400 ettari, colpendo duramente gli interessi delle grandi imprese statunitensi e dell’oligarchia cubana. Anche se il nuovo governo non si era dichiarato esplicitamente socialista, la nazionalizzazione delle terre bastava e avanzava per mettere Cuba nella lista nera di Washington. Appena cinque anni prima, in Guatemala, gli USA avevano abbattuto il governo di Jácobo Arbenz proprio per aver tentato di approvare una riforma simile.

Cominciano dunque i tentativi di abbattere la Rivoluzione, con attentati terroristici, provocazioni e misure di carattere economico di cui spesso abbiamo parlato.

Poi nel 1960 vengono realizzate ulteriori nazionalizzazioni, come quelle delle compagnie elettriche e telefoniche e in seguito della Banca nordamericana presente a Cuba. Nell’ottobre 1960 fu la volta di 105 zuccherifici, 18 distillerie, 6 fabbriche di bevande alcoliche e altre importanti aziende.

Il 3 gennaio 1961 gli Stati Uniti rompono unilateralmente le loro relazioni diplomatiche con Cuba e, a partire da allora, Washington comincia a esercitare forti pressioni sugli altri paesi latinoamericani affinché facciano altrettanto. Ma a farsi strada è soprattutto l’opzione di un’invasione militare.

Un gruppo di esuli cubani e mercenari, a cui viene dato il nome di Brigata 2506, viene addestrato in Guatemala e nell’aprile 1961 scatta l’operazione “Pluto”.

Il Piano, elaborato dalla CIA, si proponeva con l’invasione da parte della Brigata 2506 di creare una testa di ponte sul suolo cubano, dove immediatamente avrebbe dovuto essere trasferito un governo fantoccio formato il 22 marzo 1961 con il beneplacito degli Stati Uniti.

Questo sarebbe stato riconosciuto da Washington e gli avrebbe richiesto l’intervento militare.

Il 14 aprile la Brigata partì da Puerto Cabezas, in Nicaragua, salutata dal dittatore Somoza che chiese ai mercenari di portargli i peli della barba di Castro.

La flotta era composta da cinque navi: l’Houston (identificato come Aguglia), l’Atlantic (Squalo), il Río Escondido (Balena), il Caribe (Sardina) e il Lake Charles (Tonno).

Ogni mercenario arruolato riceveva un salario mensile (libero da imposte) di 175 dollari per i celibi e di 225 dollari per i coniugati; altri 50 dollari per il primo figlio e altri 25 dollari per ognuna delle altre persone a loro carico, oltre all’alimentazione e all’alloggio.

E’ interessante notare che i millecinquecento uomini della Brigata 2506 prima della Rivoluzione avevano posseduto complessivamente a Cuba quattrocentomila ettari di terra, diecimila case, settanta fattorie, cinque miniere, due banche e dieci zuccherifici. (Hugh Thomas, Storia di Cuba Einaudi 1971, p. 1035)

Alle ore 2.30 dell’alba del 17 aprile 1961 iniziò lo sbarco dei 1.550 uomini alla Baia dei Porci, nella costa meridionale della Provincia di Matanzas, un luogo isolato a cui si poteva accedere attraverso le poche strade costruite tra le acque dell’enorme pantano nei primi mesi della Rivoluzione.

Nei giorni precedenti c’erano stati attacchi sulle basi dell’aviazione cubana per impedire al governo rivoluzionario di fronteggiare adeguatamente l’invasione. Ma gli aerei erano stati sparpagliati e l’obiettivo fallì.

Durante il funerale delle vittime di questi attacchi, il 14 aprile Fidel aveva pronunciato il discorso noto come “proclamazione del carattere socialista”, dove per la prima volta dichiarò esplicitamente che la rivoluzione cubana era una rivoluzione socialista.

Lo scontro della Baia dei Porci durò appena 63 ore. Tutto terminò alle 17.30 del 19 aprile, quando le forze dell’Esercito Ribelle e delle Milizie Nazionali Rivoluzionarie presero d’assalto le ultime posizioni dei mercenari a Playa Girón e gli invasori furono respinti lasciando sul terreno oltre 200 morti mentre i prigionieri furono 1.197, a nessuno fu torto un capello e furono scambiati con aiuti alimentari. Tra i combattenti delle forze rivoluzionarie e la popolazione civile vi furono 176 morti e oltre 300 feriti.

Il presidente Kennedy non volle che le truppe statunitensi intervenissero direttamente prima della richiesta di aiuto del “governo” filo USA. Secondo molti storici, la ragione dell’assassinio di Kennedy avvenuto due anni e mezzo dopo fu proprio una vendetta della mafia cubano-americana per questo sostegno poco deciso.

I progetti di invasione dell’isola si interruppero definitivamente dopo la crisi dei missili dell’ottobre 1962.

Fonte: Senza Soste

Guarda “Baia dei Porci“:

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