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Assata Shakur

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Assata Shakur è nata a New York il 16 luglio 1947. Si unì alle Pantere Nere al college, ma gli arresti della dirigenza delle Pantere nel 1969 indebolirono l’organizzazione. Lei entrò nell’Esercito di Liberazione Nero (BLA).

Il 2 maggio 1973, Shakur partecipò a una sparatoria sull’autostrada del New Jersey che provocò la morte di un agente di polizia e il ferimento di un altro. Assata Shakur venne arrestata.

Il 25 marzo 1977, Assata Shakur fu dichiarata colpevole e condannata al massimo della pena, ergastolo, nonostante la testimonianza che le sue cicatrici da proiettile corrispondessero a ferite subite durante la resa. Il 2 novembre 1978, tre membri del BLA (tra cui Silvia Baraldini) la fecero evadere, con una azione armata. Si nascose a Pittsburgh e poi fuggì a Cuba nel 1984, dove ottenne asilo politico. Attualmente è la numero 4 nella lista dei terroristi più ricercati dell’FBI.

 

Registrazione della dichiarazione “Alla mia gente” il 14 luglio 1973 trasmessa per radio da molte stazioni. Ecco cosa disse Assata Shakur:

 

“Fratelli Neri, sorelle Nere, voglio che sappiate che vi amo e spero che in qualche parte del vostro cuore abbiate dell’amore per me. Il mio nome è Assata Shakur (nome da schiava Joanne Chesimard), e sono una rivoluzionaria. Una rivoluzionaria Nera. Questo significa che ho dichiarato guerra a tutte le forze che hanno violentato le nostre donne, castrato i nostri uomini e tenuto i nostri figli a stomaco vuoto.

Ho dichiarato guerra ai ricchi che prosperano sulla nostra povertà, ai politici che ci mentono con il sorriso sulle labbra e a tutti i robot senza mente e senza cuore che proteggono loro e le loro proprietà. Sono una rivoluzionaria Nera e, in quanto tale, sono una vittima di tutta la rabbia, l’odio e l’infamia di cui è capace l’America. Come con tutti gli altri rivoluzionari Neri, l’America sta tentando di linciarmi.

Sono una donna rivoluzionaria Nera e per questo sono stata imputata e sono stata accusata di ogni presunto reato al quale si pensa possa partecipare una donna. Di presunti reati nei quali si presume siano coinvolti solo uomini, sono stata accusata di averli organizzati. Hanno affisso manifesti che mi raffigurano negli uffici postali, negli aeroporti, alberghi, auto della polizia, metropolitana, banche, televisioni, giornali. Hanno offerto più di 50.000 $ per la mia cattura e hanno dato l’ordine di spararmi a vista e sparare per uccidere.

Sono una rivoluzionaria Nera e, per definizione, questo mi rende parte del Black Liberation Army. Gli sbirri hanno usato i loro giornali e le loro televisioni per dipingere il Black Liberation Army come vizioso, brutale e pazzo criminale. Ci hanno chiamati banditi e donne di banditi e ci hanno paragonati a personaggi come John Dillinger e Ma Barker. Dovrebbe essere evidente, e deve essere evidente a chiunque sia in grado di pensare, vedere o sentire, che noi siamo le vittime. Le vittime e non i criminali.

Dovrebbe anche esserci chiaro chi sono i veri criminali. Nixon e i suoi complici hanno assassinato centinaia di fratelli e sorelle del Terzo mondo nel Vietnam, in Cambogia, Mozambico, Angola, Sudafrica. È stato provato dal Watergate: i massimi esponenti del governo in questo paese sono un branco di criminali bugiardi. Il presidente, due procuratori generali, il capo del Fbi, il capo della Cia, e metà del personale della Casa Bianca sono implicati nell’affare Watergate.

Ci chiamano assassini, ma non siamo stati noi quelli che hanno ucciso più di 250 uomini, donne, bambini Neri inermi, o ferito altre migliaia negli scontri che hanno provocato negli anni ‘60. I padroni di questa nazione hanno sempre considerato la loro proprietà più importante delle nostre vite. Ci chiamano assassini, ma non eravamo noi i responsabili per i 28 fratelli detenuti e i 9 ostaggi assassinati ad Attica. Ci chiamano assassini, ma non abbiamo assassinato o ferito più di 30 studenti Neri inermi nella Jackson State, e neppure nella Southern State University.

Ci chiamano assassini, ma noi non abbiamo ucciso Martin Luther King, Jr. Emmett Till, Malcom X, Gorge Jackson, Nat Turner, James Chaney e molti altri. Noi non abbiamo ucciso, sparando alle spalle, la sedicenne Rita Lloyd, l’undicenne Rickie Bodder e Clifford Glover, di dieci anni. Ci chiamano assassini, ma noi non controlliamo o diamo forza ad un sistema di razzismo ed oppressione che uccide sistematicamente la gente Nera e del Terzo mondo. Anche se si stima che i Neri ammontino a circa il 15 per cento dell’intera popolazione americana, almeno il 60 per cento delle vittime di assassini sono Neri. Per ogni sbirro ucciso nel cosiddetto adempimento del dovere, ci sono almeno 50 Neri assassinati dalla polizia.

La vita media dei Neri e nettamente inferiore a quella dei bianchi e questi fanno del loro meglio per ucciderci ancora prima che siamo nati. Veniamo bruciati vivi in appartamenti-trappole incendiarie. I nostri fratelli e le nostre sorelle muoiono ogni giorno per overdose di eroina e metadone. I nostri bambini muoiono di saturnismo. Milioni di Neri sono morti in seguito a carenza di cure mediche. Questo è un assassinio. Ma loro hanno la sfrontatezza di chiamare noi assassini. Ci chiamano rapitori, ma il fratello Clark Squire (che come me è accusato di aver ucciso un agente della polizia dello Stato del New Jersey) è stato rapito il 2 aprile 1969 dalla nostra comunità nera e tenuto in ostaggio per una somma di 1 milione di dollari nel processo per cospirazione contro le Phanter 21 di New York. È stato prosciolto il 13 maggio 1971, insieme a tutti gli altri, dai 156 capi di accusa per cospirazione da una giuria che ci ha messo meno di due ore per deliberare. Il fratello Squire era innocente. Eppure è stato rapito dalla sua comunità e dalla sua famiglia. Più di due anni della sua vita gli sono stati rubati, ma loro chiamano noi rapitori. Non noi abbiamo rapito le migliaia di fratelli e sorelle tenuti prigionieri nei campi di concentramento amerikani. Il 90 per cento della popolazione carceraria in questa nazione è gente Nera o del Terzo mondo, che non si può permettere né cauzione né avvocato.

Ci chiamano ladri e banditi. Dicono che rubiamo. Ma non siamo stati noi che abbiamo tolto milioni di Neri dal continente africano. Ci hanno rubato la nostra lingua, le nostre divinità, la nostra cultura, la nostra dignità umana, il nostro lavoro, le nostre vite. Ci chiamano ladri, ma non siamo noi che ogni anno distruggiamo milioni di dollari con l’evasione fiscale, l’imposizione illegale dei prezzi, le appropriazioni indebite, le frodi ai danni dei consumatori, le bustarelle, le tangenti e le truffe. Ci chiamano banditi, ma quando un Nero prende la sua busta paga, la maggior parte delle volte, viene derubato. Ogni volta che andiamo a fare la spesa nel negozio di quartiere veniamo derubati. E ogni volta che paghiamo l’affitto il proprietario ci punta una pistola alle spalle.

Ci chiamano ladri, ma noi non abbiamo derubato e assassinato migliaia di Indiani strappandoli dalla loro terra natia, per poi chiamarci “pionieri”. Ci chiamano banditi, ma non siamo stati noi che abbiamo rubato all’Africa, all’Asia e all’America latina le loro risorse naturali e la loro libertà, mentre i loro popoli stanno morendo di fame. I padroni di questa nazione e i loro tirapiedi si sono macchiati di alcuni dei pi� brutali e depravati crimini della storia. Loro sono i banditi. Loro sono gli assassini. E loro dovrebbero essere trattati come tali. Questi maniaci non sono adatti a giudicarmi, a giudicare Clark o qualsiasi altro Nero sotto processo in America. I Neri dovrebbero, e inevitabilmente dovranno, determinare il loro destino.

Ogni rivoluzione nella storia è stata compiuta mediante azioni, anche se le parole sono indispensabili. Dobbiamo creare scudi che ci proteggano e lance che colpiscano i nostri nemici. I Neri debbono imparare adesso a lottare lottando. Dobbiamo imparare dai nostri nemici.

Voglio scusarmi con voi fratelli e sorelle neri, per essermi trovata sull’autostrada del New Jersey. Avrei dovuto saperlo. L’autostrada è un punto di controllo dove i Neri vengono fermati, perquisiti, vessati e assaliti. I rivoluzionari non dovrebbero mai avere così tanta fretta o prendere decisioni avventate. Chi corre quando non c’è il sole inciamperà molte volte.

Ogni volta che un Combattente per la Libertà Nera viene assassinato o catturato, gli sbirri tentano di creare l’impressione di aver schiacciato il movimento, distrutto le nostre forze, eliminato la Rivoluzione Nera. Gli sbirri tentano anche di dare l’impressione che solo cinque o dieci guerriglieri siano responsabili per tutte le azioni rivoluzionarie che vengono eseguite in America. Questa è una sciocchezza. Questo è assurdo. I rivoluzionari Neri non provengono dalla luna. Noi siamo un prodotto della nostra situazione. Plasmati dalla nostra oppressione. Siamo stati costruiti in serie nelle strade dei ghetti, in posti come Attica, San Quentin, Bedford Hills, Leavenworth e Sing Sing. Stanno producendo migliaia come noi. Molti veterani disoccupati Neri e madri che fruiscono dell’assistenza sociale stanno unendosi alle nostre fila. Fratelli e sorelle di tutti gli strati sociali, che sono stanchi di soffrire passivamente, formano il Bla.

C’è, e ci sarà sempre, fino a quando ogni uomo, ogni donna, ogni bambino Nero non sarà libero, un Black Liberation Army. La principale funzione del Black Liberation Army in questo momento è di dare il buon esempio, di combattere per la libertà Nera, e prepararsi per il futuro. Dobbiamo difenderci e non permettere a nessuno di mancarci di rispetto. Dobbiamo conquistare la nostra libertà con ogni mezzo necessario.

È nostro dovere combattere per la nostra libertà.

È nostro dovere vincere.

Dobbiamo amarci e sostenerci l’un l’altro.

Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene.

Dobbiamo continuare a combattere nello spirito di:

 

Ronald Carter

William Christmas

Mark Clark

Mark Essex

Frank “Heavy” Fields

Woodie Changa Olugbala Green

Fred Hampton

Lil’ Boppy Hutton

George Jackson

Jonathan Jackson

James McClain

Harold Russel

Zayd Malik Shakur

Anthony Kumu Olugbala

 

Guarda “Intervista con Silvia Baraldini”, a cura di Raúl Zecca Castel – [Contro/Storie]:

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