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Spedizione dell‘esercito americano contro Pancho Villa

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Il 14 marzo 1916 l’esercito degli Stati Uniti inizia una spedizione militare contro le forze di Pancho Villa sconfinando in Messico con l’obiettivo di catturarlo. Pubblichiamo dal sito “cannibali e re” questo ottimo articolo.

” Come tutte le storie riguardanti l’origine di personaggi di uncerto tipo, non è facile stabilire dove realtà e immaginazione si incontrino. Quella di Pancho Villa è una di queste.

Nato a San Juan del Río, vicino a Durango, José Doroteo Arango Arámbula era figlio di una coppia di mezzadri assai poveri. Rimasto presto orfano di padre si trasferì con le sorelle nella hacienda Gogojito. Qui una sera, rientrando dal lavoro, scoprì che uno dei figli del padrone, Laureano López Negrete, aveva abusato di una delle sue sorelle (altre versioni parlano di violenza tentata ma non consumata). Doroteo non ci pensò su un attimo, andò nella sua baracca, prese una pistola che si era portato dietro e sparò cinque colpi contro lo stupratore. Secondo alcune fonti lo uccise, secondo altre lo ferì gravemente.

Fatto sta che da quel momento in poi divenne un bandito.

Correva l’anno 1896 e Doroteo si rifugiò nella poderosa sierra per sfuggire ai Rurales, la gendarmeria a cavallo deputata al mantenimento dell’ordine pubblico in un paese che iniziava ad essere protagonista di vasti rivolgimenti sociali. In quel Messico, a cavallo tra ‘800 e ‘900, più del 90% dei terreni erano nelle mani di pochi latifondisti mentre i braccianti facevano la fame, e se provavano a ribellarsi arrivava l’esercito. Doroteo decise allora di rapinare i ricchi proprietari e rubare bestiame agli allevatori. In questi anni si unì anche ad una banda di rapinatori, comandati da un certo Francisco Villa; quando costui fu ucciso dai Rurales, Doroteo decise di prenderne nome e soprannome.

E così divenne Pancho Villa.

Nel 1910 scese dalla sierra per unirsi a Francisco Madero, che cercava di rovesciare il dispotico Porfirio Díaz. Villa al Nord e Zapata al Sud strinsero d’assedio il traballante “trono” di Díaz, contribuendo con la loro guerriglia senza tregua alla sua definitiva deposizione. Il nuovo governo, presieduto da

Francisco Madero, inizialmente appoggiato dai rivoluzionari, tradì le speranze legate alla promulgazione della tanto agognata riforma agraria. Zapata decise di continuare a combattere, Villa invece si unì per breve tempo al nuovo esercito regolare, ma poi tornò sui suoi passi e divenne acerrimo nemico di Madero.

Quest’ultimo nel 1913, anche grazie al contributo di Pancho, venne deposto. Ma la guerra civile continuò. Villa, che intanto si era attirato l’odio degli Stati Uniti per le sue scorrerie nel Nuovo Messico, decise di deporre le armi nel 1919 dopo l’omicidio di Zapata. Ritiratosi a vita privata in una hacienda, venne ucciso in un agguato nel 1923. Operazione forse ordita dal presidente Obregòn, preoccupato del carisma che ancora vantava tra i peones di tutto il Messico.

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