Il tema della gestione dei territori, della loro messa in sicurezza e delle infrastrutture pubbliche e private a cui molto spesso vengono subappaltati servizi di questo tipo, è all’ordine del giorno.
L’incuria dei territori si ribalta proprio su chi quei territori li abita, ad esempio la deflagrazione del metanodotto a Ravanusa in Sicilia che ha visto 9 vittime e moltissimi sfollati si inserisce nelle questioni di manutenzione degli impianti, come avvengono e chi le gestisce. Vi sono alcune ipotesi che riguardano le ragioni dell’esplosione, dall’accumulo sulla rete vetusta, l’impatto tellurico su un territorio a rischio frane, gli innesti per ampliare la rete, la puzza di gas che non viene presa in considerazione. L’impianto è stato realizzato quarantanni fa e non è mai stato ammodernato nonostante le continue frane nella zona e così la rete di gas di Ravanusa rimane la più vecchia d’Italia.
In Sicilia non è l’unico episodio che si colloca in una narrazione emergenziale di eventi di questo tipo, come una sfortuna che non si poteva prevedere. Questo tipo di retorica si evince dalle conseguenze legate al maltempo, come per i comuni isolati a seguito del crollo di strade e di ponti, all’alluvione a Catania, quando sono morte 4 persone a causa dell’allagamento della città dopo una mezza giornata di pioggia. Così come la vicenda di Ravanusa anche per quanto riguarda il maltempo la colpa è della cattiva gestione degli enti privati e pubblici e del fatto che ci sono dei territori meno pronti di altri ad affrontare l’emergenza climatica perchè sono già da anni in emergenza di per sé.
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