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Inaugurazione Verdi Lab: saperi e poteri nella Torino della crisi

Attualmente assistiamo difatti a politiche di isolamento e separazione delle conoscenze, come ad esempio avviene tra le scienze cosiddette dure e le scienze morbide e gli studi umanistici, che nasconde la precisa volontà di costruire un sapere che non possa essere autocritico nei fini, ovvero verso le direzioni e gli scopi dalla ricerca, o con la continua specializzazione e parcellizzazione del sapere che impedisce una visione d’insieme; operando quindi la separazione delle parti sociali attraverso un accesso agli studi non garantito a tutti. Questo non costituisce per noi una novità. Da anni assistiamo allo smantellamento dell’Università, quindi all’emersione di una formazione sempre più inserita nelle logiche di mercato con l’ingresso dei privati nei consigli di amministrazione, il cui primo interesse diviene una produttività che deve rispettare ritmi serrati e criteri di vendita più che di conoscenza e critica.

Come ha ricordato D’Orsi citando il Gramsci, il ruolo della conoscenza è quello di smascherare le ideologie che fanno passare gli interessi di alcuni per interessi collettivi, vediamo il concetto stesso di sapere venire smantellato, trasformato in conoscenza sterile e nozionistica che impedisce un dialogo reale e organico tra le diverse parti sociali, perché solo laddove c’è consapevolezza delle dinamiche sociali, del contesto storico, degli interessi e dei meccanismi economici, ci può essere un fronte comune contro la crisi e le politiche che l’hanno generata. In questo contesto che s’inserisce il discorso di Università del Bene Comune di Mattei: un’Università che si vede inserita in un contesto sociale dal quale non risulti isolata, ma col quale sia pienamente intrecciata in un processo di formazione collettiva; un’Università che rifiuta la concentrazione del potere decisionale e il principio di esclusione dalle politiche universitarie, nell’ottica in cui solo la condivisione e la creazione collettiva di un sapere critico può portare alla formazione di una società attiva e critica.

Allo stesso modo noi della Verdi Quindici Occupata ci consideriamo una risposta, un’alternativa alla modalità verticale con cui viene erogato il sapere, mediante percorsi di autoformazione, e di costruzione orizzontale, dal basso, di un sapere fruibile da tutti. Una risposta al fallimento dell’Edisu nel suo tentativo di diffusione del sapere, poiché i tagli delle borse di studio, non sono certo un modo per garantire il diritto allo studio. Una risposta collettiva che ha bisogno del contributo di ognuno, perché il progetto de ‘Il Sapere in Movimento’ per crescere e far sentire la propria voce deve potersi intrecciare con differenti realtà e tematiche, deve essere il frutto di più voci, magari con posizioni diverse, ma dalla cui sintesi possa nascere qualcosa di condiviso e collettivo.

L’incontro alla Verdi Lab con il professor D’Orsi e con il professor Mattei è stata la migliore risposta che abbiamo ritenuto di fare alle speculazioni mediatiche operate dall’Edisu e dai suoi caporali. La brigata del signor Umberto Trabucco, presidente dell’ente per il diritto allo studio, nell’incapacità politica di dare una risposta concreta ai problemi e alle domande poste dall’occupazione della Verdi Quindici Occupata ha pensato bene di sfruttare a suo vantaggio i canali infimi offerti dalla polizia (con lo sgombero militare), dalla magistratura (vorrebbe chiederci 200mila euro di danni) e dei media mainstram (con la sporca penna di Massimo Numa de La Stampa). Un’operazione tutta di speculazione e infamità, di resistenza e bugia. L’Edisu ha confezionato un video che dimostrarebbe le devastazioni fatte in via Verdi 15, casa nostra fino ad un mese fa, ora nuovamente in balia del degrado e della desolazione.

Un video infame al quale risponderemo presto con un nostro controvideo, di dimostrazione reale di cos’era, di cos’è e di cosa sarà la Verdi Quindici Occupata. Usando la musica del film ‘Schindler’s List’ (!), pellicola di denuncia anche delle mostruosità compiute dai nazisti contro gli ebrei, è stato confezionato un lavoro di assemblamento delle immagini raccolte nella mattinata dello sgombero: mostrando molti dei danni compiuti gratuitamente dalle forze di polizia, vendendo il disordine di una magazzino come devastazione, ricercando le immagini di un disastro che sarebbe troppo comodo appioppare ai selvaggi della Verdi Quindici ma che invece sono di responsabilità dell’Edisu perchè frutto dell’abbandono al degrado di una residenza universitaria meravigliosa.

Se vogliamo, per il momento, lasciamo pure da parte le schifezze distruttive compiute dagli agenti nelle nostre stanze e nei nostri locali, ma la rappresentazione animale che l’Edisu pensa di poterci cucire addosso non la possiamo accettare: coloro che nutrono dubbi o rimostranze, vengano nelle nostre occupazioni, in vicolo Benevello o in corso Farini, la Verdi Quindici vi farà vedere come si fanno le ristrutturazioni, laddove le vostre sono prede della speculazione e della malafede, le nostre invece sono vissute da cima a fondo nella genuinità di attraversare spazi sociali e collettivi. I danni li chiediamo noi a voi: al presidente Trabucco per le borse di studio tagliate, al pennivendolo Numa per le bugie raccontate, al presidente Cota per lo smantellamento del diritto allo studio, al sindaco Fassino per le bugie su una ‘città universitaria’ che non esiste. Quei soldi noi li useremmo per ristrutturare per davvero le nostre residenze, voi invece continuereste a riempirvi le tasche come sempre.

Anche per questo invitiamo tutti e tutte a prendere parte al progetto in un incontro che si terrà giovedì 29 novembre, alle ore 16, alla Verdi Lab (vicolo Benevello 4), che delineerà le direzioni e le tematiche del progetto. Con la stessa determinazione di sempre e contro tutti tentativi di screditamento. Nessuno riuscirà a fermarci, l’abbiamo dimostrato in dieci mesi di occupazione in via Verdi 15, l’abbiamo dimostrato contro lo sgombero rispondendo con due nuove occupazioni, lo dimostreremo ancora.

Verdi Quindici Occupata – Torino

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