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7 Ottobre, la generazione ingovernabile scende nelle piazze

Da Studaut pubblichiamo il report dell’assemblea nazionale che si è tenuta in questi giorni al campeggio studentesco No Tav, con l’appello a una data di mobilitazione nazionale per il prossimo 7 ottobre:

L’assemblea si è aperta con la narrazione e l’analisi del lavoro svolto dai movimenti in Francia, a cura di alcuni ragazzi del MILI (Mouvement Inter Luttes Indépendents). I nodi principali della discussione sono stati l’aggregazione, l’uso dei social network, il rapporto con i mass media e l’approccio alle pratiche.
I compagni del MILI hanno scardinato molti dei canoni tradizionali delle mobilitazioni parigine e non: hanno portato avanti un lavoro di aggregazione incentrandolo primariamente sulla condivisione spontanea delle pratiche portate in piazza (cortei selvaggi, sanzionamenti di banche e sindacati di governo…).
Cardinale la capacità di espandere le rivendicazioni oltre la vertenza della Loi Travail, rifiutando l’intero mondo neoliberista del quale la riforma francese del lavoro (come quella italiana) è figlia.
Abbiamo colto come fondamentale l’utilizzo sapiente dei social network sia per costruire una contro-narrazione delle giornate di mobilitazione, sia per diffondere le rivendicazioni portate in piazza. Per il MILI, i mass media hanno avuto una funzione ambivalente: costruendo la solita narrazione tossica che riduce a “vandali” i manifestanti, hanno sovraesposto il movimento stesso all’opinione pubblica. Loro hanno avuto la capacità di cavalcare l’ondata mediatica e trasformarla in un involontario endorsement con la rivendicazione di tutte le pratiche di piazza, soprattutto quelle più conflittuali.

Il secondo è stato un tavolo di analisi della fase. Nei mesi scorsi è risultato evidente sul piano nazionale come il governo Renzi stia perdendo i consensi guadagnati con la retorica della rottamazione, mostrando apertamente la sua faccia di strumento delle politiche neoliberiste; questa perdita di consensi si è esplicitata molto chiaramente con le amministrative dei mesi scorsi, dalle quali il PD è uscito perdente, a favore delle correnti più spintamente populiste. In questo clima andiamo verso il voto d’autunno. Prendere posizione all’interno del dibattito pubblico creato dal referendum è necessario per rivendicare la riappropriazione di spazi d’autodeterminazione e per intercettare e far coagulare l’insoddisfazione generale verso le politiche del Governo Renzi. Nelle scuole e nelle città, malgrado la difficoltà di intercettare questa insoddisfazione, allo stesso tempo nascono fenomeni spontanei anche prepolitici, di rifiuto dell’esistente, che si esprimono a partire da esperienze culturali, sociali e territoriali. Sta a noi essere all’altezza della sfida per individuare e indirizzare tali focolai in processi di soggettivazione politica.
Di eterogeneità si è ampiamente discusso anche nel tavolo sull’alternanza Scuola-Lavoro: questo vero e proprio strumento di asservimento è assai diversificato non solo nelle varie città, ma anche all’interno delle singole scuole. Altrettanto diversificata è la percezione che gli studenti hanno dell’Alternanza: dove in città a tradizione industriale la dicotomia è tra licei e tecnici (i primi più facilmente rifiutano e i secondi accettano il lavoro in fabbrica), in quelle dove è il settore terziario a coprire la maggior fetta d’economia la situazione è molto più variegata, fino anche all’accettazione in alcuni casi degli stage come qualcosa di interessante e formativo. Riguardo questo argomento fin da subito ci prepariamo a strutturare un’inchiesta nelle scuole per cercare di cogliere la complessità di questo dispositivo attivato da solo un anno negli istituti italiani. Desideriamo che questa, tramite l’hashtag #StorieDiStage, stimolerà gli studenti ad autoprodursi materiali video, foto, lettere per condividere le loro esperienze, dalle quali partire per trovare pratiche di lotta che incidano su questo meccanismo per scardinarlo.
Lampante è il carattere generazionale delle rivendicazioni studentesche, causato dalla coscienza che sulle nostre spalle grava una realtà di precariato e sfruttamento, in territori devastati e depredati dalla speculazione economica, ai quali veniamo abituati fin dalle scuole. Altrettanto chiara è stata la centralità del concetto di ingovernabilità, ovvero l’impossibilità di appiattire i desideri, i bisogni e le attitudini di ognuno alle richieste e le imposizioni del Capitale.

L’ultimo tavolo si è incentrato sulla necessità di costruire nei territori una sfiducia sociale al governo Renzi e a chi lo seguirà nel solco del neoliberismo. Dobbiamo quindi incanalare il malcontento diffuso e coordinare la nostra GENERAZIONE INGOVERNABILE, rendendola in grado di incidere sul reale; questo attraverso la molteplicità delle pratiche, sia sperimentate l’anno passato, sia in comune con quelle francesi, come la pratica del blocco di scuole e punti nevralgici della città o il corteo selvaggio.
A partire da questa analisi abbiamo lanciato nella data del 7 Ottobre una mobilitazione nazionale che attraverserà le piazze di tutta Italia. Fin da ora è fondamentale attivarsi all’interno degli istituti per costruire un percorso che, tramite lo slancio del 7 Ottobre, sviluppi un forte movimento di opposizione. Altro passaggio importante di questo processo è la partecipazione all’assemblea nazionale dei movimenti sociali, lanciata dai comitati No Tav a Luglio per l’1 Ottobre all’Università La Sapienza, in vista del corteo nazionale che si svolgerà a Roma nel periodo appena precedente al referendum.

Siamo una generazione di ingovernabili, spezziamo le catene dell’esistente e ovunque diffondiamo i vortici della nostra rabbia!

#GiovaniIngovernabili

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