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Censura ai No-Tav in un liceo milanese

Ovviamente decido di proseguire con l’assemblea fino a quando irrompono nell’aula la vice-preside e un professore decisi a farmi smettere di parlare. “Non puoi parlare della Tav perché hai un procedimento penale in corso”. “Non puoi continuare perché sei stato condannato”. Queste ed altre motivazioni di carattere tecnico-formale mi vengono rinfacciate in modo pretestuoso per far interrompere l’incontro. Io personalmente non mi sento colpevole perchè ritengo di non aver fatto proprio nulla di sbagliato. Dal punto di vista giuridico esiste la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, e quindi anche per questo Stato sono tuttora legalmente innocente.

Netta è stata l’opposizione da parte degli studenti presenti all’assemblea, del Collettivo Pascal e dei rappresentanti di istituto che si sono schierati contro la volontà della vicepreside che nel frattempo, come assurda mediazione, aveva proposto di far partecipare all’incontro solo gli studenti maggiorenni. Dopo una decina di minuti di discussione molto accesa la vicepreside è uscita dall’aula e il collettivo No-Tav è proseguito fino alla fine con un discreto interesse dei partecipanti e con la proiezione de “I Peccati della Maddalena”, video-racconto sulle giornate del 27 Giugno e 3 Luglio 2011. Dopo la conclusione dell’assemblea No-Tav, all’annuncio tramite megafono in cortile della continuazione del collettivo, nonostante il veto del preside, pressoché l’intera scuola ha applaudito gli organizzatori dell’autogestione. Durante la mattinata alcuni professori della scuola informati dell’accaduto mi hanno espresso la loro vicinanza per questo episodio increscioso.

Casualmente nessuno ha avuto nulla da dire riguardo la mia partecipazione al collettivo sull’orientamento per le future matricole universitarie. Il Pascal rappresenta un pezzo della mia vita, un luogo nel quale sono cresciuto sia culturalmente che politicamente. Il Pascal che voglio ricordare è una scuola pronta a dare solidarietà ad un suo studente colpito da un obbligo di dimora a 18 anni a cui fu impedito di recarsi a scuola. Una scuola disponibile ad aprire luoghi di discussione e dibattito liberi e indipendenti sul movimento No-Tav, oggi come ieri. Il Pascal che voglio ricordare è una scuola egualitaria, solidale, libera e aperta che nulla ha a che fare con il preside e la vicepreside odierni.

Un imputato del maxi-processo No Tav

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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