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Romania in rivolta contro la corruzione

Al grido di “Vergogna!” e “Ladri!”, i manifestanti pretendono le dimissioni dell’esecutivo guidato dal partito Social democratico (PSD), il cui segretario, Liviu Dragnea, è invischiato proprio in un processo per abuso di ufficio. Martedì, a poche ore dall’approvazione della legge, alcune migliaia di manifestanti sono iniziate a scendere in piazza. Il giorno seguente erano 150’000 a Bucarest davanti alla sede del governo, difesa da un ingente spiegamento di forze dell’ordine che è stata attaccato dai manifestanti con sassi e petardi. La polizia ha risposto quindi con lacrimogeni e manganelli ferendo 5 persone e arrestandone 60. Una reazione che non sembra aver scoraggiato le mobilitazioni, le piazze erano di nuovo piene giovedì sera per chiedere fermamente il ritiro del decreto salva-corrotti. “Chiunque provi a far cadere il governo si attacca alla stato di diritto” ha dichiarato Liviu Dragnea accusando i manifestanti di non usare metodi democratici. Delle parole che ricordano da vicino quelle dell’ex-primo ministro Ponta, sotto inchiesta per frode e riciclaggio. Nel novembre del 2015, davanti ai manifestanti che lo accusavano di non fare abbastanza contro la corruzione dopo la tragica morte di oltre trenta persone nell’incendio di una discoteca di Bucarest – risultata poi non in regola con i i permessi che dovevano garantirne la sicurezza – il capo del governo aveva dichiarato: “Sono convinto che in democrazia non si decida con la forza della piazza”. Pochi giorni dopo era stato però costretto alle dimissioni dalla rivolta popolare.

Secondo il Corruptions perceptions index 2016, la Romania è considerato il quarto paese più corrotto dell’Unione Europea, appena dopo l’Italia che si classifica invece al terzo posto…

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