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Nuovi alleati per Rojava e YPG contro gli jihadisti dell’ISIS. Bloccata Firat News nel Curdistan Meridionale.

Ma non tutti gli yazidi, mediaticamente rinchiusi dai notiziari occidentali nel frame strumentale della minoranza inerme ed oppressa, hanno subito impotenti queste violenze. Alcuni hanno imbracciato le armi per autodifendersi, e in circa 700 si sono uniti ai ranghi delle YPG (Unità di Difesa del Popolo): i combattenti della Rojava autonoma che, in seguito agli ultimi eventi, stanno espandendo le proprie operazioni oltre l’ormai fittizio confine siro-iracheno. La rabbia di chi ha visto sterminati i propri cari dai predoni salafiti – ma anche la solidarietà di quanti hanno lasciato le proprie occupazioni altrove nella diaspora curda per accorrere in difesa delle popolazioni sotto attacco – confluiscono in una formazione militare e militante organizzata.

L’ISIS stesso riconosce e teme le potenzialità delle YPG come dimostra un vile stratagemma da esso impiegato: affiggere poster di Abdullah Ocalan ed indire falsi cortei e chiamate di reclutamento nelle città occupate, al fine di far uscire allo scoperto i sostenitori dei curdi in clandestinità e giustiziarli. Altro motivo di preoccupazione per lo Stato Islamico è il carattere interconfessionale ed interetnico delle YPG (fondato sulla Carta del Contratto Sociale alla base della Rojava autonoma): decine di giovani arabi ed arabe della tribù di Shammar si sono ribellati contro di esso, finendo per combattere fianco a fianco dei curdi dopo mesi di formazione militante ed addestramento sul campo.

La situazione resta comunque fluida, e dopo il massacro di Sinjar ed i raid statunitensi in difesa di Erbil altri attori si sono gettati nella mischia. Come il Partito della Soluzione Democraticaper il Curdistan, ideologicamente vicino al PYD di Rojava ed al PKK turco ed attivo nel Curdistan Meridionale (iracheno), che ha varato una campagna di reclutamento di “Forze di Difesa Nazionale” per combattere gli jihadisti. Grattacapi sensibili per la finora incontrastata amministrazione filo-NATO del KDP di Massoud Barzani. Che avrebbe fatto bloccare l’agenzia indipendente Firat News (che ne aveva documentato la miopia politica e la disorganizzazione militare – sospette anche alla luce dell’intervento statunitense) e vari suoi domini (‘firatnews.com’,’ajansafirat.com’, ‘firatajans.com’, ‘anf.bz’). Blocco che peraltro si aggiunge a quelli di social media come Twitter e Facebook, oscurati su tutto il territorio regionale.

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