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Israele libera 26 palestinesi e ne arresta 1.100

Cento fuori e mille dentro. Ieri le autorità israeliane hanno liberato altri 26 prigionieri palestinesi, dei 104 inseriti nella lista dal governo Netanyahu come atto di buona volontà nei confronti del negoziato con l’Autorità Palestinese. Peccato che, nello stesso periodo, da luglio ad oggi, dietro le sbarre ne siano finiti 1.100.
A dare i numeri della “buona volontà” israeliana è l’associazione palestinese per i diritti dei prigionieri politici, Addameer: da quando il segretario di Stato americano Kerry ha annunciato la ripresa del negoziato, Israele ha arrestato oltre mille palestinesi, un numero dieci volte maggiore di quello dei rilasciati. “Non è cambiato nulla nella politica israeliana di detenzione – spiega Randa Wahbe, ricercatore di Addameer – Israele dice che si tratta di un gesto di apertura, ma nei fatti non possiamo fidarci dei negoziati fino a quando non assisteremo al rilascio di tutti i prigionieri politici. Se guardiamo ai casi dell’Irlanda del Nord e del Sud Africa, vediamo che il rilascio incondizionato di tutti i detenuti è avvenuto prima dell’avvio del negoziato, non dopo”.
Ieri notte è stata comunque festa in Cisgiordania: i 26 prigionieri, tutti detenuti da prima del 1993, anno degli Accordi di Oslo, sono stati liberati a mezzanotte. Fino alle prime ore dell’alba migliaia di palestinesi, amici e familiari, hanno celebrato il ritorno a casa dei compagni, accolti anche dal presidente dell’ANP, Abbas, fuori dalla Muqata a Ramallah. 
Non sono mancate le proteste in casa israeliana: lunedì circa 2mila israeliani (tra cui il ministro per l’Abitazione, Uri Ariel) hanno manifestato di fronte al carcere di Ofer gridando “Morte ai terroristi”, mentre alcuni parlamentari membri della coalizione di governo tentavano di bloccare la scarcerazione facendo appello alla Corte Suprema. Petizione rigettata. Per cui, a placare gli animi è intervenuto l’esecutivo che ha annunciato la costruzione di 1.500 nuove unità abitative per coloni a Gerusalemme Est, nell’insediamento di Ramat Shlomo. Ad annunciare il nuovo progetto è stato lo stesso premier Netanyahu. 
Non solo: Tel Aviv sta lavorando a altri due progetti di espansione coloniale, un centro archeologico dentro le mura della Città Vecchia e un parco nazionale sul Monte Scopus.Immediata la reazione dell’ANP: Nabil Abi Rdeneh, portavoce della presidenza, ha definito i progetti “una minaccia agli sforzi di pace”.

da Nena News

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