
Intervista alla più giovane parlamentare curda costretta a vivere in esilio
Un’intervista di Enrico Mugnai a Hezer Öztürk la più giovane parlamentare dell’Assemblea Nazionale turca, eletta nel 2015 con il Partito Democratico dei Popoli (HDP). Con lei ripercorriamo l’ultimo anno di eventi in Turchia con golpe, controgolpe, sempre meno libertà e con la repressione e la violenza verso il popolo curdo tornate ai livelli di 30 anni.
La giovane parlamentare è stata anche accusata per la partecipazione al funerale di Sidika Yildiz detta Destan Rustem (Epica Rustem), combattente del Pkk che ha perso la vita durante una operazione dell’esercito. Tuğba, nonostante sapesse i rischi che correva, ha preso parte alle esequie, sorreggendo la bara e portandola in corteo fino all’ultima sepoltura.
Il colpo di stato del 15 luglio 2016 è il punto di svolta per la deriva autoritaria di Erdoğan in Turchia?
Prima del colpo di stato militare c’era già stato quello dell’AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, ndr). Non avendo ottenuto un risultato che gli permettesse una riforma costituzionale in chiave presidenziale alle elezioni del giugno 2015, Erdoğan ha letteralmente condotto il paese nel caos. Non riconoscendo l’esito di quella tornata elettorale ha dato il via a un colpo di stato civile. Le elezioni sono state ripetute il primo novembre del 2015. Nell’arco di questo periodo il paese ha vissuto in uno stato di guerra civile. Rompendo il processo di pace in corso sin dal 2013 con la minoranza curda ha messo in moto una guerra estesa e sporca minacciando la popolazione di tutta la Turchia.
Il terrore di stato ha convinto gli indecisi a votare per Erdoğan nelle elezioni del primo novembre 2015?
Certo, i numerosi attentati avvenuti da giugno a novembre hanno diffuso tra la popolazione una paura che ha giocato un ruolo fondamentale.
A quel punto la repressione verso i curdi si è intensificata raggiungendo un livello che si può definire genocida?
Il colpo di stato di palazzo in Kurdistan si è fatto sentire con attacchi e pratiche che superavano quelle del colpo di stato del 1980. Sono state colpite in modo particolarmente efferato le città in cui l’HDP aveva ottenuto il maggior numero di voti, esasperando la popolazione con coprifuoco durati per mesi, con l’uccisione di centinaia di civili senza badare al fatto che fossero donne, bambini e anziani. L’esercito è entrato nelle città del sud-est a maggioranza curda con armi pesanti, bombardandole dall’aria e da terra con l’intenzione manifesta di cancellarle dalla carta geografica. Ha costretto la popolazione a emigrare disperdendola e disgregando il tessuto sociale di intere aree della Turchia. L’opinione pubblica turca e mondiale sa che nei sotterranei della città di Cizre sono stati bruciati vivi centinaia di civili. I co-sindaci delle città curde sono stati arrestati o rimossi dall’incarico. Migliaia di politici curdi sono stati arrestati. Tutte le associazioni curde sono state attaccate, i loro dirigenti arrestati o messi in custodia.
E poi il colpo di stato fallito…
Mentre la Turchia e il Kurdistan erano in questa situazione il 15 luglio c’è stato un tentativo di colpo di stato militare, di fronte al quale tutti i partiti in Parlamento, compresi noi dell’HDP, hanno tenuto la stessa posizione di condanna.
Quali sono le cause che hanno originato il tentativo di colpo di stato?
L’allontanamento del paese dalla democrazia, la rottura del processo di pace da parte di Erdoğan e la volontà di risolvere nuovamente la questione curda con politiche militari sono indubbiamente le cause principali che hanno preparato il terreno a questa azione. Al tempo stesso è chiaro che dopo il colpo di stato sono di nuovo i membri dell’esercito, al quale Erdoğan ha affidato poteri illimitati, a commettere le stragi maggiori, perpetrando atti orrendi in Kurdistan.
Nell’Assemblea Nazionale Erdoğan ha trovato alleati per proseguire la sua politica contro il popolo curdo? Il fallito colpo di stato ha compattato l’AKP e gli altri partiti di destra?
Il colpo di stato civile, che è avanzato a tutta velocità, si è realizzato con un’operazione di annientamento rivolta contro l’HDP, terzo partito in parlamento, con la cooperazione degli altri tre partiti dell’Assemblea Nazionale. Il primo passo è stato togliere l’immunità parlamentare per permettere l’arresto ingiustificato dei nostri deputati.
Il “nemico comune” curdo è stato spazzato via dal Parlamento, gli arresti hanno una connotazione politica più che giudiziaria?
Gli arresti dei parlamentari dell’HDP sono la prosecuzione della guerra sporca cominciata dopo il grande risultato elettorale del 7 giugno. Nella notte del 4 novembre 2016 assieme ai co-presidenti generali dell’HDP Figen Yüksekdağ e Selahattin Demirtaş sono stati arrestati altri 12 parlamentari. È stata una vera e propria presa in ostaggio. Si tratta di una purga rivolta contro quelli che non sono e non vogliono essere come loro, contro chi non china il capo al fascismo, e lotta per la democrazia.
Il consenso elettorale dell’HDP ha spaventato il governo più che gli attacchi del Pkk?
Dal giorno in cui è stato fondato sino a oggi, l’HDP ha perseguito e continuerà a perseguire una lotta per le idee di tutti i popoli di Turchia che sono marginalizzati, per primo il popolo curdo. Noi difendiamo la libertà delle donne, vogliamo una vita ispirata all’equilibrio ecologico che il capitalismo ha distrutto, siamo la voce di tutti gli oppressi, in nome di una vita uguale, giusta, libera. È la nostra proposta politica che fa paura al governo.
Il fallimento del colpo di stato ha garantito una maggiore libertà d’azione a Erdoğan? Si aspettava una reazione diversa?
Mentre il governo di un paese che ha scongiurato una simile crisi [il colpo di stato] dovrebbe tornare immediatamente su un piano democratico, il tentativo di putsch è stato visto dal presidente Erdoğan come un “dono di Allah”. Sfruttando questa possibilità, proseguendo con le pratiche antidemocratiche, ha voluto creare il regime dell’uomo solo. Per far questo ha anche aumentato la dotazione di armamenti alle forze di polizia e all’esercito, spesso comprate dai paesi occidentali. Oltre a ciò ha dichiarato lo stato d’emergenza per tre mesi. Il parlamento già condotto all’inattività con lo stato d’emergenza, una volta promulgate le leggi con i Decreti Straordinari (KHK), è stato completamente neutralizzato. Con i Decreti d’emergenza sono state promulgate e si continuano a promulgare leggi contrarie ai principali diritti dell’uomo, alla costituzione e agli accordi internazionali. Contro gli oppositori al regime dell’uomo solo sono stati operati attacchi e repressioni pesanti. Più di centomila lavoratori statali, migliaia di magistrati e procuratori sono stati rimossi dall’incarico, migliaia di professori universitari sono stati espulsi o arrestati. Ogni giorno dalle carceri giungono notizie di torture e delle più gravi violazioni ai diritti dell’uomo.
La repressione ha colpito anche a livello culturale e dei mezzi d’informazione?
Coloro che sono stati espulsi o arrestati non hanno più nessun organo d’informazione al quale appellarsi. Decine di giornali sono stati sequestrati, decine di canali televisivi oscurati. Tra questi ci sono molte televisioni che hanno riferito senza timore le notizie degli assassinii in Kurdistan. Si è voluta zittire la voce di tutti gli oppositori in particolare delle minoranze curde e alevite. La chiusura di ZarokTV, un canale che trasmette cartoni animati in curdo, ha mostrato ancora una volta la mentalità genocida e la politica di assimilazione nei confronti dei curdi. Adesso è stato annunciato che Zarok TV potrà riaprire se trasmetterà in turco [sic!]. Come avvenuto col colpo di stato del 1980, quando venne imposto il divieto di parlare curdo, durante questo colpo di stato civile si impedisce ai bambini curdi d’imparare la propria lingua madre. Ogni diritto di reazione democratica e di protesta contro tutte queste pratiche fasciste e pesanti oppressioni del popolo è stato proibito con il pretesto dello stato d’emergenza.
Qual’è la situazione nelle municipalità dove aveva vinto l’HDP?
In Kurdistan sono stati inviati 28 supervisori da Ankara per amministrare i comuni. In molte città come Diyarbakır, Van, Hakkâri, Bitlis, Batman sono state eseguite operazioni di genocidio politico contro i partiti HDP e DBP (Partito della Pace e della Democrazia). Centinaia di co-governatori di provincia sono stati arrestati e messi sotto custodia. I co-sindaci della città di Diyarbakir, che ha un significato storico per i curdi, sono stati arrestati. La volontà dei curdi è stata nuovamente annullata. Ayla Akat, portavoce e rappresentante del Congresso delle donne per la libertà (Kongreyan Jinen Azad) è stata arrestata a Diyarbakir. La misoginia e l’odio per la lotta della libertà delle donne è sotto gli occhi di tutti. Nonostante questo, il popolo non ha fatto un passo indietro. Nonostante tutte le politiche di invasione l’AKP in Turchia e nel Kurdistan turco non ha raggiunto l’obiettivo di annientare la resistenza del popolo curdo.
L’azione di Erdoğan è confinata al territorio turco?
Il regime di Erdoğan che vuole perseguire anche in Medio Oriente la mentalità d’invasione e di sfruttamento fascista ha preso di mira i curdi del Rojava e attaccato le regioni liberate dal Daesh cominciando un’operazione di occupazione del nord della Siria. Per eliminare i curdi e rafforzare il suo potere ha cooperato col Daesh e ogni tipo di associazione emanata da esso e non ha mancato di appoggiarle in ogni modo. Non raggiungendo sul campo i successi sperati, ha usato l’esercito nelle operazioni di occupazione. Essendo stata inutile anche questa strategia e non riuscendo a entrare nei luoghi che voleva occupare sta tentando una via ancora più estrema con attacchi sempre più feroci.
Il popolo curdo rivive un incubo che sperava non tornasse più?
Nel 1994 i parlamentari curdi furono rimossi in fretta e furia dal parlamento e arrestati. Oggi si vuole risolvere lo stesso problema con la stessa politica errata. Il 1994 è una macchia di vergogna nella storia della politica della Turchia e la stessa vergogna si è ripetuta quest’anno e presto o tardi la Turchia dovrà fare i conti anche con questo. Nonostante tutte le oppressioni, i curdi non hanno mai rinunciato alle loro giuste richieste. Pensate agli anni Novanta, le torture, i villaggi bruciati, gli assassinii anonimi, le deportazioni, gli arresti dei parlamentari. I curdi non hanno rinunciato alla battaglia per la libertà, anzi, adesso sono più forti e organizzati.
Coloro che hanno applicato quelle politiche negli anni Novanta sono ricordati nelle pagine buie della storia. Anche questa volta sarà così.
Quali ritiene siano gli effetti delle politiche interne ed esterne di Erdoğan sull’Unione europea?
È in corso la terza guerra mondiale che ha il suo epicentro in Medio Oriente. In questa guerra ci sono milioni di persone che hanno dovuto lasciare la propria terra, costretti a rifugiarsi in Europa e in altri diversi paesi. E questo è un problema e una responsabilità non solo di quei popoli ma del mondo intero. Il regime di Erdoğan vuole utilizzare come merce di scambio i rifugiati di questa guerra, cercando sia di guadagnare terreno in Siria, sia di aumentare il numero dei rifugiati, inasprendo la guerra e continuando a ricattare l’Europa Anche per questa ragione sta sostenendo forze oscure come il Daesh e perpetuando il conflitto.
Ritiene quindi che Erdoğan abbia in mano due armi per ricattare l’Europa, i profughi e il Daesh? Cosa pensa dell’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti di Erdoğan?
Mentre le ferite degli attentati compiuti in Europa e in Turchia non si sono ancora rimarginate, restare in silenzio contro il fascismo di Erdoğan significa rafforzare il Daesh. Allo stesso tempo ci sono numerosi accordi stipulati dalla Turchia come paese candidato all’entrata nell’Unione Europea che al momento sono calpestati e purtroppo dall’Europa non è giunta alcuna sanzione o risoluzione contro tutto ciò. Rispetto a quello che succede in Kurdistan l’Europa dovrebbe mostrare altre reazioni oltre a quella di dirsi preoccupata. In caso contrario è evidente che il Daesh, alleato dell’AKP, potrebbe causare in Europa dolori maggiori di quelli già prodotti. Anche per questo l’imperialismo fascista di Erdogan in Turchia, Kurdistan e Medio Oriente trascina non solo quelle regioni ma l’Europa intera verso un precipizio. Perciò è necessario prendere il prima possibile misure risolute contro la sporca politica di Erdoğan. Allo stesso modo, opporsi alla dittatura turca che calpesta così esplicitamente i valori umani, i diritti umani, la democrazia, la libertà di espressione e di stampa è una responsabilità umana.
Enrico Mugnai
26 gennaio 2017
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