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Grecia: proteste contro la cancellazione dell’asilo accademico

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Nuova stretta contro la libertà di dissenso in Grecia. Dopo gli attacchi ad Exarchia, il quartiere ribelle di Atene, il governo di Kyriakos Mītsotakīs sta puntando a normalizzare e disciplinare gli atenei, al centro dei vari cicli di proteste che si sono susseguiti negli anni.

Nea Dimokratia, partito conservatore e liberista di cui fa parte il premier, ha deciso infatti di cancellare la norma che impedisce alla polizia di entrare nelle università: il cosiddetto “asilo accademico”. La norma risale a dopo la fine della dittatura dei colonnelli ed è una forma di tutela per evitare eventi come quelli del 17 novembre 1973 quando l’esercito al soldo della dittatura entrò nel Politecnico di Atene per sedare l’occupazione in corso provocando 24 morti e moltissimi feriti. La polizia fino ad adesso poteva entrare negli atenei solo su diretto invito del rettore e di fronte ad episodi di criminalità conclamata.

Una dura campagna propagandistica messa in campo già in fase elettorale da Nea Dimokratia aveva provato a dipingere gli atenei come dei luoghi completamente fuori controllo. Oltre all’abolizione dell’asilo universitario, l’obbiettivo dichiarato del governo è quello di aumentare i carichi di studio e ridurre i tempi, introducendo una forma di decadenza degli studi in casi in cui gli studenti superino il tempo prescritto per laurearsi. Una misura chiaramente classista, che rende più difficile la vita agli studenti lavoratori e a chi oltre agli studi vuole approcciare altre esperienze durante la vita universitaria.

Gli studenti però non hanno accettato le riforme. Ieri sono scesi in piazza ad Atene, Salonicco e altri centri per protestare e ci sono stati diversi scontri tra i giovani e la polizia.

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