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Ecuador: Non crediamo più a Correa!!

Mercoledì 11 novembre 2015, le comunità indigene riunite nelle organizzazioni Ecuarunari e Conaie, oltre ai sindacati operai, studenteschi, dei maestri e degli intellettuali, si sono mobilitati nella città di Quito a partire dalle 4.00 del pomeriggio, con striscioni, cartelli, musica, performance, canti, bandiere… gridando slogan a favore dell’autonomia, dell’educazione e contro gli ultimi emendamenti costituzionali.

Il presidente dell’Ecuarunari, Carlos Pérez, durante la mobilitazione ci ha raccontato che questa è stata effettuata “per la libera determinazione dei popoli, per avere una educazione interculturale bilingue, affinché non sia limitata la giustizia indigena, per avere una propria lingua, una propria identità, affinché non si prostituisca il Sumak Kawsay (vita in pienezza, vita piena, viene tradotta come “buen vivir” vivere bene, ndt), affinché la plurinazionalità non si svuoti dei suoi contenuti, affinché non ci sia più la criminalizzazione della protesta sociale, affinché i nostri territori possano appartenerci, affinché non ci sia una rielezione illimitata del monarca autocrate, per respirare pace, per respirare libertà e diritti, per respirare tranquillità, affinché i nostri figli non siano messi a rischio, affinché non ci sia più autoritarismo da parte di questo governo. Questo governo si dipinge come socialista e metterà in concessione 1700 chilometri di strade.

Ha finito di vendere imprese statali come Astra, come Cementos Chimborazo, come il cementificio Guapán, venderà, privatizzerà i porti di Manta di Puerto Bolívar, di acque profonde del Pozorca, venderà l’impresa statale Tame.

Nella manifestazione abbiamo incontrato anche mamma Rosa Lanchimba, che va sempre con la sua chitarra e canta in tutte le manifestazioni insieme al popolo, lei è del popolo Cayambe, vive nella comunità di Libertad, in mezzo alla sua allegria manda un abbraccio e un fraterno saluto da Quito, Ecuador. Ricorda anche la mobilitazione che è stata fatta nel mese di agosto da Tundaime fino a Quito, ora continua a reclamare i propri diritti, “per esempio l’educazione, le terre, l’acqua e molte cose, per questo stiamo continuando il corteo”.

I governi progressisti di Ecuador, Bolivia, Venezuela, Argentina, Brasile e Uruguay si sono insediati, appoggiati dai movimenti sociali e indigeni, con l’intenzione di far fronte alle politiche neoliberiste e con un discorso di sinistra. Nonostante ciò i loro governi hanno dato via libera alle multinazionali estrattive, come dichiara il presidente dell’Ecuarunari: “Questo è socialismo o è neoliberismo? Fa male che Correa abbia operato come un governo del passato, non crediamo più a Correa, se c’è una persona che ha la propria parola così svalutata questa si chiama presidente Rafael Correa Maduro e diciamo Correa Maduro perché lui dice che siamo tutti immaturi”.

Mamma Rosa manifesta anche alcune delle problematiche che ci sono in Ecuador: “Noi non siamo pazzi, quello che noi vogliamo è che i nostri giovani entrino nell’università, per esempio devono raggiungere il punteggio di mille e i nostri figli non lo raggiungono. Oltre a questo chiediamo che non stiano solo a tirare fuori il petrolio e le miniere, che non ci sia la distruzione della nostra Pachamama nell’Amazzonia, nella Sierra e nella Costa, noi chiediamo al governo nazionale di rispettare la nostra Pachamama, di rispettare la nostra natura dove viviamo, le comunità nei quartieri. Piuttosto, tutti coloro che stanno ascoltando questo mezzo di comunicazione, che si uniscano, che escano in corteo. Vogliono governare per sempre come a Cuba, ora vogliamo anche che lasci ad un’altra persona”.

La lunga e nutrita mobilitazione è giunta nella piazza di Santo Domingo, lì parlano vari dirigenti e Jorge Herrera Morocho, presidente della Conaie, fa un appello al popolo e alle nazioni ecuadoriane a continuare nella mobilitazione: “convocazione alla grande preparazione del sollevamento e allo sciopero nazionale per il mese di dicembre, non permetteremo che un volta di più abusino del potere, continueremo compagni, la nostra riconoscenza alla capitale dell’Ecuador. Per dire che non siamo d’accordo con le azioni e le politiche dell’attuale regime, chiediamo al governo nazionale il rispetto dell’ambito giuridico, della costituzione dell’Ecuador, che venga archiviato questo pacchetto di emendamenti costituzionali, poiché l’unica cosa che si vuole con questo è rendere perenne il potere, mentre gli ecuadoriani vivono in una situazione di crisi economica e politica va avanti la sua agenda per andare alla rielezione illimitata, questo non lo possiamo permettere ecuadoriani, ecuadoriane… Continueremo nella lotta per richiedere questo diritto democratico, questo diritto alla sovranità di questo paese e alla dignità degli ecuadoriani e delle ecuadoriane, per questo, evviva per il popolo ecuadoriano! evviva per i giovani! evviva per le donne! evviva per la lotta” andiamo compagni del collettivo nazionale con la nostra agenda fino ad raggiungere i nostri obiettivi; così sarà compagni, grazie per la vostra presenza e continui la lotta, buona sera ed evviva per l’Ecuador”.

La difesa della vita e dei territori deve continuare per lasciare a coloro che vengono dopo un mondo più possibile. Al riguardo Carlos Pérez ci fa un appello: “Dite ai fratelli del popolo Nasa di continuare nella resistenza, di seguire l’esempio del popolo Mapuche, del popolo Irochese, dei popoli Quichua, dobbiamo unirci, dobbiamo globalizzare la resistenza, così come ci hanno globalizzati il capitalismo e il colonialismo, dobbiamo decolonizzarci, dobbiamo de-svilupparci, dobbiamo scristianizzarci, dobbiamo de-evangelizzarci, dobbiamo rompere le catene del colonialismo, sorelle e fratelli del popolo nasa, irriverenti come sempre, uniti, e dirgli di resistere, la resistenza ci renderà liberi”.

17 Novembre 2015

Pueblos en Camino, Tejido de Comunicación, Cholo, Arte y Cultura Emergente

tratto da Acin

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
su [http://www.nasaacin.org/informativo-nasaacin/3-newsflash/7927-ecuador-%C2%A1%C2%A1ya-no-le-creemos-al-correa] ultimo accesso 20-11-2015.

 

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