Gibuti, un’enclave desertica tra Eritrea, Etiopia e Somalia, 23.000 Kmq di superficie e 900mila abitanti ma con una posizione geostrategica tra le più importanti al mondo, proprio di fronte lo Stretto Bab El Mandeb che separa il Mar Rosso dal Golfo di Aden, principale rotta commerciale marittima e petrolifera tra l’Asia e l’Europa. È in questa piccola repubblica del Corno d’Africa, ex colonia francese indipendente dal giugno 1977, che le forze armate italiane hanno installato una base operativa avanzata interforze per il supporto logistico alle componenti militari impegnate in territorio somalo e nell’Oceano indiano nell’ambito della missione Ue “Atalanta” di contrasto alla pirateria in mare.
La base è stata intitolata ad Amedeo Guillet, un ufficiale del regio esercito protagonista di tutte le campagne coloniali fasciste in Etiopia e in Libia e che ha pure comandato una compagnia carri inviata da Benito Mussolini in Spagna a fianco delle truppe del generale Francisco Franco.
Esercitazioni militari nel canale di Sicilia
Si sono concluse il 28 maggio le esercitazioni Phoenix Express 2021. A guida dei war games U.S. Africom (il comando delle forze armate statunitensi per le operazioni nel continente africano) e del comando delle forze navali Usa in Europa e Africa di stanza a Napoli. Vi hanno preso parte unità aeronavali di Stati Uniti d’America, Tunisia, Algeria, Belgio, Egitto, Francia, Grecia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Spagna e Italia.
Negli stessi giorni, nella stessa area annegavano centinaia di migranti. Invisibili per i satelliti, i super radar di cui sono dotate le imbarcazioni militari.
Ne abbiamo parlato con Antonio Mazzeo, insegnante, antimilitarista, blogger
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