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Crescono le proteste e la rabbia in Slovenia

Venerdì 8 febbraio si sono concentrate a Lubiana oltre 20 mila persone, il numero più alto di manifestanti anti-austerity da Novembre a questa parte. I primi momenti di piazza sono stati caratterizzati subito dal tentativo della piazza di disturbare la provocatoria piazza filogovernativa lanciata davanti al Parlamento. I manifestanti anti- austerity han provato a divelgere a più riprese le transenne che delimitano oramai costantemente la zona attorno al parlamento, nel tentativo di venire a contatto con la piazza filo-governativa. L’intervento della polizia slovena non si è fatto attendere; al fitto lancio di gas lacrimogeni, i più giovani in piazza hanno risposto con sassaiole, lanci di bottiglie e pali di legno. I manifestanti non sono riusciti nell’intento di sfondare i dispositivi della polizia e giungere al Parlamento. Ancora una volta l’eterogenea piazza slovena ha mostrato di alternare momenti comunicativi larghi ad altri di maggiore radicalità, riscrivendo la storia di un paese caratterizzato fin qui da una forte stabilità sociale.

Ma è evidente quanto il dissapore verso la corruzione governativa, i primi effetti dei tagli, e un tasso di disoccupazione schizzato incredibilmente dal 2 al 17% in un anno circa abbiano acuito la tensione sociale in tutta la regione. La preoccupazione fondamentale del movimento anti-austerity appena nato è in Slovenia è quella di porre freno all’eventualità che i governi,su indicazione della BCE, perpetrino ancor di più politiche di macelleria sociale,come già in atto in altri paesi della zona mediterranea; di fatto si profila sempre più la supposta necessità di un “aiuto” finanziario della Troika, con i suoi spiacevoli effetti collaterali, e gli Sloveni non paiono minimamente intenzionati a voler sottostare ai diktat della finanza internazionale appoggiati dalle cupole locali.

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