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Cile: più di 11 bambini mapuche in carcere

Solo a gennaio 2014 undici bambini mapuche sono già stati incarcerati durante operazioni che la polizia ha effettuato nella Regione dell’Araucanía per sgomberare dei terreni occupati da comunità indigene. In uno dei casi sono stati  imprigionati  nove bambini della comunità Liempi Colipi, della comune di Curacautín. E nel secondo, avvenuto ad Aylla Rehue Budi, è stato catturato un adolescente, figlio del lonko (capo) della comunità Llaguepulli. Organizzazioni umanitarie e dell’infanzia hanno denunciato che ambedue le situazioni violano gli accordi internazionali che stabiliscono i diritti dei bambini e dei popoli originari che lo stato del Cile si è impegnato a proteggere.

La comunità Liempi Colipi ha iniziato l’occupazione del fondo Santa Filomena lunedì 13 gennaio. Accogliendo rapidamente la richiesta di sgombero formulata dalla proprietaria, nella mattina di mercoledì 15 i Carabinieri sono entrati nel terreno recintato. Vedendosi circondati da un impressionante dispiegamento di forze speciali, gli occupanti hanno chiesto di abbandonare in modo pacifico il luogo, ma la loro richiesta non è stata accolta e un totale di 35 persone sono state arrestate e trasferite fino al Commissariato di Curacautín. Tra i detenuti si trovavano dieci (10) bambini, cinque dei quali con meno di 5 anni, quattro con meno di 14 anni e un giovane di 17 anni, secondo quanto ha precisato Juan Huenuhueque, lonko della comunità.

“Anno arrestato perfino un bambino di tre anni. È stata un’azione delle autorità sbagliata. Hanno preso i bambini senza alcun motivo e non ci hanno dato nessuna spiegazione di questo”, ha precisato il lonko, aggiungendo che sono in attesa di presentare una denuncia per questi fatti con l’aiuto dell’Istituto Nazionale dei Diritti Umani.

Il dirigente ha aggiunto che reclamano questo terreno perché fa parte degli spazi che furono usurpati alle loro famiglie. “Più di cento anni fa, altri con la forza si fecero padroni di queste terre. Questo tema è in attesa di giudizio e la CONADI non sta facendo nulla affinché le recuperiamo. Devono consegnarcele perché sono nostre”, ha insistito.

Occupazione produttiva

La seconda operazione di sgombero ha avuto luogo il 16 gennaio nella zona costiera di Puerto Domínguez. In questo caso i Carabinieri sono entrati nel fondo La Parroquia, che si trovava occupato da comuneri di Aylla Rewe Budi, arrestando il lonko Jorge Calfuqueo, della comunità Lleguipulli, suo figlio di 15 anni ed altri quattro comuneri.

Il fondo appartiene alla Chiesa Cattolica e da decenni le comunità lafquenches del settore Budi reclamano la sua restituzione con l’argomento che si tratta di terre che il governo del Cile sottrasse agli inizi del secolo scorso al capo indigeno Pascual Coña per consegnarle a coloni spagnoli, mentre loro furono rinchiusi in piccole riserve dove le famiglie possono appena sopravvivere in condizioni miserabili.

Non trovando risposte alle loro richieste territoriali, nel 2009 le comunità che aderiscono all’Alleanza Territoriale Mapuche entrarono nel fondo La Parroquia dando inizio a delle occupazioni produttive che includono l’alimentazione di bestiame e semine. Il lonko Calfuqueo ha messo in rilievo che nel luogo esiste un Eltun o cimitero ancestrale mapuche, che per le comunità ha un profondo significato spirituale.

La situazione di violenza e umiliazione subita dal lonko Calfuqueo, da suo figlio e dai restanti arrestati ha provocato delle reazioni di condanna di organizzazioni umanitarie che hanno sollecitato lo stato e la Chiesa ad accogliere le ragioni storiche, economiche, sociali e culturali delle comunità mapuche che rivendicano questo spazio territoriale.

 

Da Comitato Carlos Fonseca

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