
Atene, migliaia in piazza contro l’attacco all’informazione pubblica
La giornata di mobilitazione di ieri è coincisa con lo sciopero generale indetto dai sindacati a sostegno dei lavoratori della ERT, la principale Tv greca, che a poche ore dall’annuncio della chiusura avevano scelto di non piegarsi alle decisioni del governo e si erano organizzati per occupare gli studi e cercare di trasmettere comunque sfidando le imposizioni di Samaras e della Troika, forti anche delle migliaia di persone che nel frattempo si stavano radunando in presidio all’esterno dell’edificio.
Ieri mattina decine di migliaia di persone sono scese in piazza in una città paralizzata dall’assenza di mezzi pubblici che ha coinvolto anche parte degli aeroporti, mentre proseguiva per il secondo giorno lo sciopero dei media convocato ad oltranza fino a quando il governo non ritirerà la sua decisione.
La manifestazione si è snodata fin sotto la sede di ERT dove il corteo ha portato la propria solidarietà ai lavoratori dell’emittente a rischio licenziamento da un giorno all’altro, i quali si sono affacciati dall’edificio per salutare e ringraziare quanti stavano partecipando alla protesta.
Nel frattempo il governo greco sta tentando di placare la tensione promettendo un nuovo servizio pubblico che verrà lanciato nelle prossime settimane ma la popolazione greca non sembra dell’idea di voler accettare passivamente l’ennesimo asservimento ai diktat della Troika giocato sulla loro pelle.
La decisione di mettere fuori onda i canali pubblici sta creando divisioni anche all’interno della stessa coalizione di governo perché approvata in fretta e furia dal ministro competente tramite un decreto legge che non ha avuto l’approvazione nemmeno degli altri due partiti che affiancano Samaras. Una fuga in avanti da parte del premier per accelerare sui licenziamenti e il risanamento fiscale che ha fatto storcere il naso a Pasok e Dimar (gli altri due partiti al governo che finora hanno spalleggiato il premier nell’imporre le misure della Troika) e che ha portato alla convocazione per lunedì alle 18 di un incontro tra Samaras e gli altri due leader della coalizione: una riunione che si preannuncia non facile per la tenuta dell’esecutivo.
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