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Algeria: Chaab yurid

Aggiornamento delle 18h

 Piazza del Primo Maggio è stata definitivamente sgomberata dalla polizia.
Per circa tre ore manifestanti e celere si sono contesi la piazza in cui era stato convocato per questa mattina il concentramento della manifestazione contro il regime, lo stato d’assedio e la crisi. Altre manifestazioni in tutta Algeri sono ancora in corso nei quartieri da cui centinaia e centinaia di gruppi di manifestanti non sono riusciti ad uscire a causa del gigantesco presidio delle forze dell’ordine che hanno assediato, circondato e bloccato tutta la città.

Le associazioni per i diritti dell’uomo parlano di almeno 500 manifestanti ancora nelle mani della polizia che ha attuato numerosi arresti sia nella capitale che in molte altre città del paese. Sembra chiudersi così questa prima giornata di mobilitazione algerina che è riuscita a portare in piazza migliaia di persone che non si sono fatte intimidire dal dispiegamento della repressione del regime di Bouteflika. Non sono riusciti ad uscire da piazza del Primo Maggio per concludere il corteo a Piazza dei Martiri, ma anche in Algeria la paura sembra lasciare il posto al coraggio. Non era affatto scontato ripetono molti militanti che, vista la repressione, le iniziative di mobilitazione potessero compiere anche solo i primi passi.

Nel resto del paese gli studenti e parte della società civile non hanno comunque rinunciato a farsi sentire, organizzando sit in e in alcuni casi scontrandosi con la polizia.

Per domani è convocata una riunione del coordinamento di lotta da cui dovrebbero uscire le proposte su come continuare la mobilitazione. L’opposizione riformista e radicale avrà molto da discutere per tirare le somme dalla giornata di oggi, certo è, come sottolineano diversi manifestanti, non ha giocato a favore della piena riuscita dell’iniziativa l’aver preannunciato il corteo con settimane d’anticipo lasciando tutto il tempo al regime d’organizzare censura, manipolazione delle informazioni, repressione e assedio della capitale anche tramite elicotteri militari che ancora sorvolano bassi sui tetti della città.
Quella di oggi è stata comunque una prima importante e coraggiosa prova tecnica per le organizzazioni politiche e sindacali della sinistra algerina che dovrà sperimentare anche differenti strategie di organizzazione, agenda politica e rilancio di lotte. Centrale per il proseguo del movimento sarà la scesa in campo dei giovani protagonisti delle rivolte di gennaio che potrebbero ingrossare la prima fila della mobilitazione. D’altronde a mandar via il regime e a rompere lo stato d’assedio, loro ci provano già da tempo.

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Algeri in queste ore sembra voler dire “avanti il prossimo!”. Il movimento algerino guardando alle rivoluzioni dei coraggiosi è a lavoro nelle prime prove tecniche di attacco alla crisi e al regime. Lo slogan di piazza AlTahrir rimbomba in questo momento in piazza del Primo Maggio nel centro di Algeri, ripetuto velocemente, con forza e consonanti secche: “Chaab yurid isqat nidham!”, il popolo vuole la caduta del regime!

E il regime anche in Algeria trema dopo aver visto nell’arco di poche settimane il crollo del vassallo di Cartagine e del potente alleato egiziano d’Israele e Stati Uniti. Giorni fa il presidente algerino Bouteflika aveva annunciato l’imminente fine dello stato d’emergenza (in cui si trova l’Algeria da diversi anni) e le prossime riforme economiche e di sviluppo per venire incontro alle richieste avanzate dal popolo. Ma ormai in nord africa non si spera più, non si credono più alle decine e decine di promesse mai mantenute dai tiranni al governo, e il movimento ha confermato le iniziative di lotta.

A quel punto la mascherata paternalistica e comprensiva del regime ha lasciato il posto al suo vero volto truce, sadico e duro: quello della polizia politica, della celere, delle torture e della prigione. Algeri è in stato d’assedio, contro il corteo il regime ha dispiegato più di 30000 celerini e ieri decine e decine di poliziotti hanno accerchiato la sede della Lega dei diritti dell’uomo e di un partito politico d’opposizione, l’RCD (da non confondersi con l’omonima sigla tunisina del partito di Ben Ali!) ed ha arrestato diversi militanti.

Malgrado l’impressionante dispositivo architettato dal Ministero degli Interni (che a molti ha  fatto tornare in mente i primi giorni della guerra civile) il coordinamento nazionale per la democrazie e il cambiamento sta riuscendo a conquistarsi il proprio diritto a prendere le strade e le piazze per iniziare la manifestazione.

In questo momento più di 10000 persone sono riuscite a raggiungere Piazza del Primo Maggio scandendo slogan contro il governo, numerose le provocazioni della polizia che ha già iniziato ad attaccare i manifestanti e ad effettuare numerosi arresti. 50 ragazze del movimento sono state trascinate in blocco in un commissariato e tratte in stato di fermo, ciò non gli ha impedito di continuare a gridare slogan uditi ed applauditi dai passanti. Anche in altre città il movimento sta scendendo in piazza visto che da giorni ogni treno per Algeri era stato bloccato preventivamente. A Bejaia sono iniziati violenti scontri tra la polizia e i giovani dei quartieri proletari, ad Oran (in stato d’assedio come la capitale) gruppi di centinaia di manifestanti cercano di sfuggire ai controlli e ai presidi della celere per raggiungere il concentramento, così come ad Annaba e in molte altre località del paese.

Intanto ad Algeri piazza del Primo Maggio continua a riempirsi di manifestanti determinati e non intimiditi dagli arresti che stanno susseguendosi nei dintorni della zona dove la polizia ha allestito dei veri check point. Alla manifestazione stanno partecipando molti studenti dei collettivi universitari, sindacalisti e molti gruppi dell’opposizione riformista e rivoluzionaria storicamente lacerati tra loro da anni di polemiche e battaglie interne.

Il coordinamento, nato per abbattere il regime e lottare insieme contro “la mal vie”, è un primo esperimento di connessione tra le forze della società civile, dei sindacati e delle organizzazioni dell’opposizione della sinistra algerina, incalzati dallo straordinario protagonismo delle nuove generazioni di proletari e disoccupati che nei primi giorni di gennaio si sono rivoltati con forza ed incisività contro la ricchissima classe dirigente del paese. D’altronde proprio in questi minuti in Piazza del Primo Maggio in molti si chiedono dove sono i ragazzi di Beb ElUed e della Casbah, tutti sanno che il loro arrivo potrebbe essere decisivo per rompere il gigantesco dispositivo di repressione messo in campo dal ministero degli interni ed avanzare per mettere in crisi lo stato d’assedio.

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