InfoAut
Immagine di copertina per il post

Algeri: irrompe la collera degli studenti

Ieri ad Algeri la formazione in lotta ha rotto ogni divieto e il regime algerino in allarme rosso dalle rivolte dei primi di gennaio inizia ad avere buone ragioni per iniziare a preoccuparsi ancora di più. Il tabù dello stato d’emergenza e dell’intoccabile quartiere della presidenza è stato rotto da giovani e giovanissimi algerini scesi in piazza per contestare l’odiata riforma del sistema scolastico ed universitario. Il ministro dell’educazione Rachid Haraoubia ha imposto una riforma dai contenuti (e dalla propaganda) molto simili a quelli che il suo omologo tunisino del vecchio regime di Ben Ali, il ministro Ben Selem, aveva annunciato nell’autunno scorso. A quest’ultimo è andata male, malissimo e si sa dove è finita la sua riforma, nel caso algerino invece è proprio in questi giorni che la contrapposizione studentesca inizia a farsi più forte e determinata. E’ da tempo infatti che gli scioperi, i sit in, i cortei e le contestazioni  negli atenei e negli istituti superiori si susseguono e ripetono ovunque per tutta l’Algeria. La parificazione del sistema formativo algerino a quello europeo con cui la propaganda del Haraoubia pensava di vincere le resistenze dei sindacati dei docenti e delle organizzazioni studentesche non ha sortito alcun effetto. La standardizzazione dei programmi e dei cicli di studi che sta piegando la formazione algerina sull’asse del “processo di Bologna”, non garantisce altro che dequalificazione dello studio e inserisce alte quote di precarietà nel mercato del lavoro del grande paese magrebino. La possibilità di impiego coerente al proprio percorso formativo diviene impossibile e garantito solo ad un piccolissima elites (di classe) che può permettersi il raggiungimento degli ultimi livelli di alta specializzazione (nella stragrande maggioranza dei casi tramite corsi in istituti privati e legati ad aziende e multinazionali). D’altronde per un algerino, come per il resto degli studenti e studentesse nord africane, che valore ha lo scambio della dequalificazione degli studi per la standardizzazione dei cicli della formazione sul Bologna Process? I “cervelli in fuga” dalla costa sud del mediterraneo vengono affogati in mare, fatti oggetto di rimpatri forzati, oppure, come si augura per il futuro il ministro leghista Castelli, impallinati dalle baionette padane. Nel migliore, e raro, dei casi in Europa lo scambio tra dequalificazione e standardizzazione della formazione, i magrebini lo valorizzano raccogliendo pomodori o imbiancando le pareti di qualche appartamento.

Così ieri le tante lotte contro la riforma di Haraoubia hanno trovato una prima e forte convergenza sulla piazza della capitale. I contenuti del corteo partendo dalla contestazione al ministro dell’educazione si sono poi generalizzati tramite il rilancio dello slogan della collera “il popolo vuole la caduta del regime”, ed è un segnale importante che lancia il mondo studentesco algerino al resto della società. Infatti in Algeria le lotte sociali legate alla questione della casa, dei servizi, del welfare e contro la disoccupazione hanno una lunga storia di sedimentazione e accumulazione di forza, e negli ultimi 4 mesi, si è assistito ad un processo moltiplicativo quanto molecolare di lotta e organizzazione contro la povertà e la “mal vie” (la vitaccia) imposta dal regime. Eppure le rivolte di gennaio non sono riuscite ad andare al di là di una grande e potente espressione di rabbia e indignazione, così come i coordinamenti della società civile e delle organizzazioni della sinistra alternativa e rivoluzionaria non sono riuscite per ora a far convergere sulle parole d’ordine delle iniziative le soggettività sociali in rivolta. Certo con le giornate della collera algerina organizzate proprio da questi coordinamenti il regime ha fatto dei significativi passi indietro , annullando – formalmente – lo stato d’emergenza e promettendo riforme, ma ciò che colpisce è stata la mancanza di relazione e convergenza tra i ceti politici e le soggettvità sociali in lotta, che ha indebolito non poco un’agenda politica che si presentava  come iniziatrice di un grande processo di cambiamento radicale.

Su questo scenario il regime sta giocando la carta dell’apertura politica e formale, seguita poi dall’attacco repressivo. Iniziamo ad assistere anche in Algeria a quel “stop and go” di aperture e repressione che è stato fatale per Ben Ali e Mubarak? Ancora non possiamo dirlo, ma la grande manifestazione degli studenti di ieri è già riuscita la dove i rivoltosi di gennaio e i coordinamenti della sinistra non erano mai arrivati, e forse, come altrove chi più della formazione in lotta può “centralizzare” su di se, le tante istanze per la conquista di nuovi diritti e la fine della vitaccia? E’ una domanda a cui vogliamo tentare di rispondere a partire da lì, dalla riappropriazione della grande piazza di Algeri che ieri ha portato faccia a faccia il movimento studentesco con il regime di Bouteflika.

 

Gli studenti arrivano sotto il palazzo del rais Bouteflika urlando “potere assassino”.

 

 

il corteo


 

ancora in corteo


Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Algeriaformazionemaghreb

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele viola il cessate il fuoco: sei palestinesi uccisi a Gaza. OMS: 15.000 persone hanno perso gli arti nella guerra

Martedì mattina, sei cittadini palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti in attacchi israeliani contro le città di Gaza e Khan Yunis.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Livorno: pratiche di lotta, agibilità politica e repressione

Riflessioni a margine della doppia visita di Salvini a Livorno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Milano: non passa la mozione per interrompere il gemellaggio con Tel Aviv. Proteste dentro il consiglio comunale, cariche fuori

A Milano proteste dentro e fuori il consiglio comunale: a Palazzo Marino passa il voto con la maggioranza di 22 a 9 (3 gli astenuti) contro la mozione che chiedeva l’interruzione del gemellaggio con Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Show Israel the red card! Corteo nazionale a Udine

Domani, 14 ottobre, alle 20:45, si giocherà a Udine Italia–Israele, match di qualificazione ai Mondiali 2026. 

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La giudice federale impedisce a Trump di inviare truppe della Guardia Nazionale a Chicago

Il pendolo tra guerra civile e guerra esterna negli Stati Uniti di Trump oscilla sempre più vorticosamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Afghanistan e Pakistan, combattimenti alla frontiera con decine di morti

Lungo il confine settentrionale tra Afghanistan e Pakistan si è registrata un’escalation significativa nelle ultime ore, con scontri armati che hanno coinvolto artiglieria pesante e aviazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attivisti della Flotilla rinchiusi nella prigione di Ketziot

Israele trasferisce i volontari sequestrati della Freedom Flotilla alla prigione di Ketziot: cresce l’indignazione internazionale

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: il circo macronista continua

Non si cambia una squadra che perde.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Revolutionary block e The Hague for Palestine: esperienze di lotta al fianco della resistenza palestinese in Olanda

Il 5 ottobre 300.000 persone sono scese in piazza ad Amsterdam alle parole d’ordine di “fermare il genocidio”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

E’ ufficiale il “cessate il fuoco” a Gaza

Il governo israeliano ha ratificato a tarda notte la prima parte del piano Trump con la dura opposizione dei ministri dell’ultra-destra Ben Gvir e Smotrich.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Occupare per la Palestina: Se la scuola sta in silenzio, gli e le studentesse alzano la voce!

Ripubblichiamo questo contributo scritto e pubblicato da “Riscatto – Cronache dalla Pisa che non si rassegna!” in merito all’ondata di occupazioni nelle scuole in solidarietà alla Palestina che si sta verificando in queste settimane a Pisa e non solo.

Immagine di copertina per il post
Formazione

L’intelligenza artificiale a scuola ovvero del pappagallo stocastico

In sintesi: è insostenibile dal punto di vista ambientale, replica discriminazioni e stereotipi della società, standardizza scrittura e pensiero.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Guerra alla guerra nelle università – Comunicato Conclusivo

Si è conclusa pochi giorni fa l’assemblea nazionale studentesca “Guerra alla guerra nelle università”, tenutasi il 13 e il 14 settembre nell’Università di Pisa, al Polo Piagge occupato.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

E’ iniziato il campeggio studentesco al presidio di Venaus

Prende avvio il campeggio studentesco No Tav nello storico presidio di Venaus. Questa mattina si è tenuta l’assemblea contro la guerra, il riarmo e contro il genocidio in Palestina, occasione per discutere a partire dalle scuole itinerari di attivazione contro la guerra e per mobilitarsi sui territori in vista del corteo nazionale dell’8 novembre a Roma, lanciato questo luglio durante il Festival Alta Felicità.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Formazione

Immaginare un contropercorso nelle scuole, partire dalle condizioni oggettive della lotta

Ci troviamo in una fase in cui le organizzazioni studentesche della politica anti-istituzionale da anni si muovono solo in un terreno tattico di risposta alle grandi dichiarazioni scandalose dei politici e dei padroni, molto spesso assumendole come punto di vista generale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sbatti i prof in prima pagina: solidarietà a Gaia Righetto

Sempre più spesso, insegnanti e lavoratori/trici della scuola vengono messi alla gogna per le proprie idee e il proprio impegno civile. da Global Project È il caso di Gaia Righetto, attivista e docente precaria colpita da una campagna diffamatoria prima ancora di entrare in classe. Come già accaduto ad altri, si vuole trasformare il dissenso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Somalia, Sudan, Algeria… ed il ritorno di Trump

Da Radio Africa: prima puntata del 2025, lunedì 20 gennaio 2025, per l’approfondimento quindicinale dedicato all’Africa sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, dentro la Cassetta degli Attrezzi. In questi 30 minuti ci occuperemo di diversi Paesi africani, da nord a sud. Partiremo dalla Somalia e da Mogadiscio (in foto) in particolare, al centro del reportage sul campo della rivista Africa, con la storia […]

Immagine di copertina per il post
Formazione

Polizia a scuola o scuola di polizia?

Di recente il professor Raimo è balzato agli onori della cronaca a causa della pubblica punizione inflittagli dal Ministero dell’Istruzione, tramite l’Ufficio Scolastico Regionale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Controsaperi decoloniali: un approfondimento dall’università

n questo momento storico ci sembra inoltre cruciale portare in università un punto di vista decoloniale che possa esprimere con chiarezza e senza peli sulla lingua le questioni sociali e politiche che ci preme affrontare. Sempre più corsi di laurea propongono lezioni sul colonialismo, le migrazioni e la razza, ma non vogliamo limitarci ad un’analisi accademica: abbiamo bisogno dello sguardo militante di chi tocca questi temi con mano.