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A Tunisi s’incontrano le lotte del Maghreb e dell’Europa

Durante la prima giornata del meeting, nato in continuità con quello di Parigi a febbraio, si è svolta l’assemblea plenaria di apertura dei lavori, con un’introduzione degli organizzatori, seguita da interventi dei collettivi e delle realtà partecipanti.

Tra le realtà tunisine che hanno partecipato alla costruzione dell’appuntamento, il Flpt e il Mouvement des jeunes tunisiens libres sorti direttamente dalle mobilitazioni di gennaio. Puntuale e importante la partecipazione dell’appuntamento dell’Union des diplomés chomeurs (unione deilaureati disoccupati), organizzazione fortemente repressa nelle ultime settimane per il ruolo di promozione della mobilitazione di fronte al Ministero dell’Educazione.

Al teatro si sono incontrati almeno 400 partecipanti e molti gli europei presenti: italiani, sloveni, inglesi, spagnoli, tedeschi… Interessante, però, sottolineare come quasi metà della sala fosse riempita da tunisini e in generale maghrebini, segno di un’attenzione diffusa verso questa opportunità di confronto e progetto organizzativo trasnazionale. Gli interventi dei tunisini (sia degli organizzatori sia degli altri partecipanti) ci aiutano a capire quale sia la situazione dopo il 14 gennaio e la cacciata di Ben Alì, assumendo allo stesso tempo  una prospettiva di globalizzazione delle lotte. Il governo di transizione attualmente al potere nel paese nord-africano si pone in continuità con il regime Benalista e allo stesso modo il livello di repressione e censura nei confronti del movimento è molto forte. E’ significativo vedere il filo spinato e i carri armati a difesa dei ministeri e apprendere che chiunque voglia scrivere sulla situazione del paese debba avere il benestare del governo. Per quanto si tratti di una difficoltà da affrontare, non è questo il cuore degli interventi che si sono tenuti nell’assemblea.

Le prospettive sono piuttosto quelle di continuare il percorso rivoluzionario. Forte  e sentita, infatti, la necessità di lottare contro il sistema capitalistico, costruendo uno spazio di conflitto che travalichi i confini nazionali e continentali. Anche per i più disattenti, l’illusione di trovare in Tunisia una “rivoluzione dei gelsomini” (denominazione rifiutata perché puzza di nuovo colonialismo) viene spazzata via quando si  parla di “rifiuto a pagare il debito, autorganizzazione e critica al sistema dei partiti”. Nell’ottica di globalizzare le lotte contro il capitale finanziario alcuni interventi hanno posto il problema sul come creare auto-organizzazione in un’ottica rivoluzionaria e quali possono essere le strategie di organizzazione e costruzione di contropotere. Si chiude così la prima giornata di un meeting che, oltre ad essere occasione per costruire un possibile spazio comune di lotte, diventa anche opportunità per fare conricerca sul campo di quella che è la composizione e la soggettività nel movimento tunisino.

La seconda giornata ha visto i lavori tradursi in un’ampia articolazione di workshops disseminati nelle università tunisine, nella capitale e nella provincia. Molto seguiti quelli su saperi e università, migrazione, politiche del debito e precarietà, apparati di stato e repressione. Molto seguiti anche i due appuntamenti fuori Tunisi: l’incontro a Sidi Bouzid con i comitati popolari sul tema dell’autorganizzazione/autogestione e quello a Sousse sulla costruzione di media autonomi.

Oggi si entra nel vivo della proposizione, costruendo la continuità di questo processo organizzativo e di confronto tra le 2 sponde del Mediterraneo. I workshops prepareranno le relazioni finali e si terrà parallelamente la riunione dei delegati addetti alla continuità del lavoro. Domani l’assemblea plenaria conclusiva, aspettando/preparando nuove primavere…

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