InfoAut
Immagine di copertina per il post

A Masafer Yatta, i bambini palestinesi affrontano la lapidazione, l’essere investiti dalle auto e il terrore dei coloni ebrei

||||

“Non è ancora una vera protezione perché i coloni criminali vivono ancora lì”, ha detto Ali Awad. “Ogni mattina, i bambini devono aspettare che arrivi l’esercito e di solito i soldati sono in ritardo”.

Fonte: english version

Di Jessica Buxbaum – 25 agosto 2021

Foto di copertina: Le forze israeliane conducono una “esercitazione di addestramento” nei villaggi palestinesi di Masafer Yatta, 3 febbraio 2021. Keren Manor | Active Still

È la prima settimana di scuola e Sujoud Awad cammina con altri otto bambini dal villaggio di Tuba nella Cisgiordania occupata al villaggio adiacente, At-Tuwani, per frequentare le lezioni.

Una jeep militare israeliana segue il gruppo di bambini mentre attraversano l’avamposto di insediamento illegale di Havat Maon per raggiungere la loro scuola. L’esercito ha il compito di scortare gli scolari di Tuba da e per At-Tuwani. Questa è la soluzione del governo al fenomeno dei coloni di Havat Maon che aggrediscono i bambini lungo il loro tragitto quotidiano. Nonostante la presenza dell’esercito, gli attacchi dei coloni persistono.

Nel 2015, Sujoud Awad è stata attaccata da coloni mascherati dopo aver consegnato l’acqua a suo zio, che stava pascolando le sue pecore nei campi. Mentre tornava a casa, i coloni di Havat Maon le lanciarono delle pietre, facendola cadere. Mentre era a terra, un colono si avvicinò e la colpì alla testa con un sasso. Ora ha una cicatrice sulla testa a ricordo dell’attacco.

E proprio lo scorso maggio, mentre Sujoud Awad andava a scuola accompagnata dai soldati, un colono ha urlato a lei e agli altri bambini in arabo: “Figli di puttana, andate via da qui!” Più o meno nello stesso periodo, lo studente diciottenne Hamza Abu Junddiya è stato colpito dallo specchietto laterale dell’auto di un colono mentre andava a scuola. Abu Junddiya è caduto ferendosi alla mano.

Gli abusi verbali e fisici da parte dei coloni sono spesso ignorati o completamente negati dai soldati. Nel caso di Abu Junddiya, il comandante militare della zona ha contestato la sua denuncia, dicendo che è caduto da solo e non è stato colpito da un colono.

Una regione afflitta dalla violenza dei coloni e dell’esercito

Masafer Yatta è una regione delle colline meridionali di Hebron situata nell’Area C della Cisgiordania, sotto il controllo militare israeliano. Un insieme di circa 30 frazioni agricole, Masafer Yatta ospita circa 4.000 palestinesi che si guadagnano da vivere come pastori e agricoltori.

Situato vicino a una zona di fuoco e circondato da insediamenti, Masafer Yatta è in preda alla violenza dei coloni e dell’esercito.

Negli anni ’80, l’esercito israeliano ha dichiarato 12 villaggi a Masafer Yatta zona di addestramento per l’esercito, denominata “Zona di Fuoco 918”. L’esercito ha poi evacuato i residenti nel 1999. A seguito di un ricorso presentata alla Corte Suprema israeliana dall’Associazione per i Diritti Civili in Israele e dall’avvocato Shlomo Lecker, i residenti hanno potuto tornare ai loro villaggi fino a quando l’Alta Corte non deciderà in merito.

main image42849 CmWIJD7zJr scaled 768x512 copia

Un poliziotto israeliano in servizio vicino a Yatta a seguito di un’ondata di attacchi di coloni contro palestinesi il 6 febbraio 2019. Foto | Activestills

Le battaglie legali si sono trascinate negli ultimi due decenni, con la Corte Suprema che non è riuscita a pronunciarsi. La prossima udienza è prevista per il 19 settembre.

Le operazioni di tiro sono state sospese nella Zona di Fuoco fino a quando non verrà raggiunto un verdetto, ma l’addestramento militare è ancora in corso, con i soldati che falciano i campi in veicoli blindati corazzati. A febbraio, grandi veicoli da combattimento hanno attraversato i campi coltivati, danneggiando raccolti e cisterne d’acqua, e l’equipaggiamento dell’artiglieria è stato lasciato sparso ovunque. Giorni dopo l’esercitazione, un ragazzo ha perso la mano dopo essersi imbattuto in una bomba lasciata dall’esercito.

Una comunità sotto costante minaccia

La Zona di Fuoco 918 non è l’unica area di Masafer Yatta a rischio imminente di espulsione. Il villaggio palestinese di Khirbet Susiya era ambito dai coloni ebrei per la sua vicinanza a un’antica sinagoga. Nel 1983 è stato stabilito un insediamento intorno ad esso e nel 1986 il governo israeliano ha dichiarato Khirbet Susiya un “sito archeologico” e ha evacuato i residenti.

I residenti di Susiya furono spinti sempre più giù dal loro villaggio originario nei decenni successivi. Oggi sono circondati dall’insediamento di Susiya Nord e dagli avamposti di Havat Har Sinai e Mitzpe Yair.

Susiya subisce continue demolizioni da parte dell’esercito e distruzioni di proprietà sia da parte dei militari che dei coloni. Ma per Hamdan Muhammed, residente a Susiya, il ciclo perpetuo di demolizioni di case non dovrebbe essere l’unico interesse dei media.

“Il vero problema è dopo la demolizione”, ha detto Muhammed. “Cosa succede quando la famiglia perde la casa e il padre è disperato?” Ha spiegato:

“I bambini imparano da quello che vedono. Pensano continuamente all’occupazione e alle demolizioni di Israele. Non pensano mai a giocare e divertirsi. Quindi se i ragazzi, che sono il futuro dei villaggi qui, pensano alla vendetta contro i coloni o l’esercito, allora per loro diventa un posto e un futuro molto complicato”.

download 1

Gli scolari attraversano la Zona di Fuoco 918 a “Masafer Yatta” a Sud di Hebron, Cisgiordania, 2019. Foto | Activestills

Secondo un recente studio dell’organizzazione umanitaria Save The Children, quattro bambini su cinque in Cisgiordania e Gerusalemme Est occupata le cui case sono state demolite si sentono abbandonati dalla comunità internazionale. Un palestinese di 16 anni ha detto nel rapporto: “Nessuno ha impedito loro, o potrebbe impedirgli di nuovo, di distruggere la nostra casa, le nostre vite. Quindi perché dovrei preoccuparmi di sognare un futuro migliore?”

Lo studio ha inoltre rilevato che oltre il 70% dei genitori e degli assistenti si sentono impotenti e incapaci di proteggere i propri figli dalle demolizioni domestiche, vergognandosi e disperandosi. Muhammed ha detto che gli adulti cercano di regalare ai bambini momenti felici, come feste di compleanno o gite al parco. Eppure l’impatto dell’occupazione israeliana persiste. Muhammad ha fatto un paragone:

“Se chiedete ai bambini in America o in Europa cosa sognano, avranno dei sogni realizzabili perché vivono in un paese con buone opportunità. Ma ogni settimana, i bambini palestinesi che vivono qui vedono la confisca di proprietà e l’addestramento dell’esercito con elicotteri e carri armati, quindi cosa possono sperare per il loro futuro? Non ce l’hanno un futuro”.

Fin da piccoli, i bambini di Masafer Yatta subiscono attacchi di coloni, demolizioni, esercitazioni militari, incursioni notturne dell’esercito e persino arresti. A marzo, i soldati israeliani hanno arrestato quattro ragazzini che raccolgono verdure selvatiche vicino a Havat Maon dopo che i coloni li hanno accusati di essersi introdotti nell’insediamento e aver rubato dei pappagalli.

“I soldati sono gli strumenti dei coloni”, ha detto Basel Adra, attivista e giornalista di At-Tuwani, a un gruppo di giornalisti internazionali durante un tour stampa di Masafer Yatta all’inizio di questo mese.

L’espansione degli insediamenti e l’intensificarsi della violenza dei coloni vengono accolti impunemente dall’esercito israeliano. E per la maggior parte degli attivisti palestinesi che vivono a Masafer Yatta, l’inazione dei militari alla violenza dei coloni è vista come un modo per proteggere i coloni.

Violazione del diritto all’istruzione dei bambini

Havat Maon è un avamposto di insediamento proveniente dal vicino insediamento israeliano di Maon. A differenza degli insediamenti, gli avamposti sono considerati illegali secondo la legge israeliana perché sono costruiti senza l’approvazione ufficiale del governo. Non molto tempo dopo la costruzione di Havat Maon nel 2000, i coloni iniziarono ad attaccare i bambini che andavano a scuola.

I volontari americani dell’organizzazione no-profit Christian Peacemakers Teams (Gruppi di Pacificatori Cristiani) hanno iniziato ad accompagnare i bambini a scuola nel 2004 per proteggerli dalla violenza dei coloni. Ma la presenza dei volontari ha provocato ancora di più i coloni che hanno attaccato i volontari e i bambini con bastoni e catene.

In risposta, il Comitato Parlamentare Israeliano sui Diritti dell’Infanzia ha deciso di attuare un programma di scorta militare per gli scolari di Tuba.

“Invece di rimuovere questo avamposto o almeno arrestare i criminali che hanno commesso questi attacchi o aprire un’indagine, Israele non ha fatto nulla”, ha detto Ali Awad, un residente e attivista di Tuba. “Sono riusciti appena a fare in modo che l’esercito accompagnasse i bambini ogni mattina e pomeriggio da e per la scuola”. Ali è stato uno dei primi giovani a partecipare a questo programma di scorta militare.

download 1 1

Attivisti ebrei proteggono i palestinesi dai coloni israeliani mentre passano davanti all’avamposto illegale di Adora. Foto | Activestills

“Non è ancora una vera protezione perché i coloni criminali vivono ancora lì”, ha detto Ali. “Ogni mattina, i bambini devono aspettare che arrivi l’esercito e di solito i soldati sono in ritardo”. Ali ha spiegato che quando i soldati arrivano in ritardo i bambini perdono le lezioni del mattino o sono costretti ad allungare il percorso verso casa di dieci chilometri per aggirare l’avamposto dell’insediamento.

Ali ha ricordato di aver aspettato l’esercito con suo fratello e i suoi cugini un pomeriggio. Dopo tre ore di attesa, Ali e la sua famiglia decisero di prendere la strada più lunga per tornare a Tuba. Mentre si avvicinavano a una collina a solo 800 metri dal loro villaggio, un gruppo di coloni li ha inseguiti. I bambini sono corsi giù per la valle per sfuggire ai coloni, ma uno dei cugini di Ali è inciampato ed è caduto in un ruscello, fratturandosi la mano, la gamba e il naso. “Ci sono volute più di tre ore prima che fosse in grado di raggiungere l’ospedale nella vicina città di Yatta”, ha detto Ali. “Quando finalmente l’ha fatto, era completamente stremato”.

Reem Awad ha perso un anno di scuola per riprendersi e i suoi genitori l’hanno convinta a tornare dicendo che le pattuglie dell’esercito sono lì per proteggere gli studenti. “Questo non è proprio vero”, ha detto Ali. “I soldati vengono a seconda del loro umore. Quindi, se l’esercito non si presentasse di nuovo, potrebbe affrontare lo stesso incubo che ha già vissuto.”

Durante la prima metà dell’anno scolastico 2013-2014, l’organizzazione religiosa senza scopo di lucro Operazione Colomba ha riscontrato che la scorta dell’esercito è arrivata in ritardo la metà delle volte; in sei giorni di scuola su 132 i soldati non si sono presentati; e nella quasi totalità dei giorni di servizio la scorta non ha soddisfatto tutti i requisiti del suo mandato di protezione. Uno di questi requisiti è che i soldati camminino accanto ai bambini e non guidino un veicolo seguendoli. Gli ex studenti attestano che i soldati raramente interagiscono con loro e non escono dalle loro auto.

La volontà di andare avanti

Ali, che ora ha 23 anni, ha terminato il liceo nel 2016 e ha conseguito la laurea in letteratura inglese quest’anno. Nel corso degli anni, tuttavia, ha visto molti dei suoi coetanei abbandonare la scuola mentre aumentavano gli ostacoli al completamento degli studi. Nel 2004, 21 studenti frequentavano la scuola. Nel 2016, solo due, incluso Ali, si sono diplomati alle superiori.

Per Ali, ciò che lo faceva andare avanti era il suo attivismo. Egli ha detto:

“Se volessi diventare un pastore, o un attivista, mi aspetterebbe di soffrire. Quindi se decido di finire la scuola o di lasciarla, avrò comunque una vita di sofferenze, allora perché non provare a diventare più istruito e capire cosa sta succedendo in modo da poter fare qualcosa?”

Ora, come suo cugino, Sujoud Awad, inizia un altro anno di scuola, lei ha un sogno simile: ricevere un’istruzione e diventare un’insegnante di inglese. Ha detto che però si sente in imbarazzo, passando davanti a coloni che la insultano solo per poter studiare.

Ali ha riflettuto sui suoi giorni di scuola aspettando per ore l’esercito e immaginando come i suoi compagni di classe potessero essere già a casa a pranzare o diretti al parco giochi. Guardava all’interno dell’avamposto mentre i coloni portavano a casa i loro figli dalla stazione degli autobus.

“Mi sono sempre sentito discriminato e sento di essere diverso perché devo passare attraverso questo per avere un’istruzione”, ha detto Ali. “Nonostante tutto questo, sogno ancora”.

Jessica Buxbaum è una giornalista corrispondente da Gerusalemme per MintPress News che copre Palestina, Israele e Siria. Il suo lavoro è apparso su Middle East Eye, The New Arab e Gulf News.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

israelepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone oggi ad 80 anni dalle bombe nucleari USA su Hiroshima e Nagasaki

Nella puntata odierna andiamo in Giappone, facendo il punto sulla politica domestica del Paese nipponico e sugli scenari internazionali del quadrante asiatico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“I popoli sostengono la causa palestinese. Potenti e governi voltano le spalle”. Corrispondenza dalla Cisgiordania occupata

Il ministro israeliano della Difesa Katz ha dichiarato oggi, mercoledì 16 aprile 2025, che “Israele non ha alcuna intenzione di permettere l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armarsi per salvare il capitalismo finanziario! La lezione di Rosa Luxemburg, Kalecki, Baran e Sweezy

Per quanto grande sia una Nazione, se ama la guerra perirà; per quanto pacifico sia il mondo, se dimentica la guerra sarà in pericolo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dati trapelati rivelano una massiccia campagna israeliana per la rimozione di post pro-Palestina da Facebook e Instagram

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NATO incontra Palantir: un’analisi critica del sistema di guerra basato su IA della NATO

È notizia di oggi che il 25 marzo 2025, la NATO ha finalizzato l’acquisizione del Maven Smart System NATO (MSS NATO), una piattaforma di guerra basata su intelligenza artificiale integrata sviluppata in collaborazione con Palantir Technologies. Acclamato come un passo avanti nelle capacità decisionali operative, il MSS NATO rappresenta l’ennesimo esempio dell’integrazione dell’IA nella sfera […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”: la diretta dalla manifestazione nazionale di Milano

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”. Decine di migliaia di persone – circa 50mila per le realtà organizzatrici – sabato 12 aprile a Milano per la manifestazione nazionale per la Palestina, sottoposta a 77 anni di occupazione e a un anno e mezzo di genocidio per mano dello Stato israeliano. La piattaforma rivendicativa ribadisce le motivazioni della giornata di lotta: “NO al genocidio […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“No alla prima fabbrica di armi per REARM Europe”: comunicato stampa della “Rete Mamme da Nord a Sud”

La Rete Mamme da Nord a Sud lancia un appello all’adesione e alla mobilitazione contro la nuova fabbrica di esplosivi nel Lazio e contro la militarizzazione dell’Europa. Le fabbriche di morte finanziate con fondi pubblici dalla Commissione europea rischiano di diventare presto realtà: apprendiamo con sgomento che la ex Simmel Difesa, oggi Knds (gruppo franco-tedesco, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Lettere dal nuovo incubo americano

USA. Persone migranti, non importa se regolari o meno, vengono rastrellate per strada, sequestrate da uomini dal volto coperto e senza divise o distintivi, e sbattute in pulmini neri per poi scomparire nei centri di detenzionea dell’ICE (U.S. Immigration and Customs Enforcement).

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Stop al riarmo, contro il Partito della Guerra. Organizziamoci verso e oltre il primo maggio

Le parole d’ordine uscite dall’assemblea per la costruzione dello spezzone del primo maggio torinese parlano chiaro: organizzarsi per stoppare il riarmo generale, contrastare il partito della guerra

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Un processo profondamente ingiusto

È iniziata il aprile a L’Aquila la sessione in Corte d’Appello del processo all’attivista cisgiordano Anan Yaeesh, arrestato in Abruzzo con Alì Irar e Mansour Doghmosh (e ancor oggi detenuto) per fatti accaduti a Tulkarem.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Prima udienza per Anan, Ali e Mansour: ammessi gli interrogatori israeliani, negate le consulenze della difesa

La corte de L’Aquila ha  accettato l’ammissibilità nel processo di metà degli interrogatori fatti nelle carceri israeliane, in spregio a qualsiasi diritto internazionale. da Osservatorio Repressione Negata, invece, l’ammissione di quasi tutte le consulenze di parte proposte dalla difesa degli attivisti palestinesi. Tra le persone che i legali di Anan, Ali e Mansour hanno chiesto […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ravenna: sequestrato materiale militare. Era diretto in Israele senza licenza

Ottocento pezzi acquistati dall’azienda Imi Systems, che rifornisce l’esercito. Il porto romagnolo teatro di proteste e di blocchi dei portuali di armi e navi israeliane

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ultimo capitolo del genocidio

Israele ha iniziato la fase finale del suo Genocidio. I palestinesi saranno costretti a scegliere tra la morte o la deportazione. Non ci sono altre opzioni. Un articolo del giornalista premio Pulitzer Chris Hedges, ex corrispondente del New York Times da Gaza. di Chris Hedges da InfoPal (Chrishedges.substack.com.) Questo è l’ultimo capitolo del Genocidio. È […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La crisi umanitaria a Gaza: una situazione terribile di fame e aiuti bloccati

La Striscia di Gaza, che ospita quasi due milioni di persone, sta affrontando una crisi umanitaria di portata senza precedenti.