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Storie di ordinarie intimidazioni

Dopo essersi distina in piazza il primo maggio con un Sanna in prima linea a braccare persone da fermare, continua la strategia delle intimidazioni da parte della questura torinese. Riportiamo questo report inviatoci da alcuni giovani compagni che ci raccontano una storia di ennesima intimidazione(ringraziamo la Questura di Torino per la sceneggiatura e comparsa)

 


 

Oggi 9 maggio 2012  alle 19.00, tornando verso casa, all’altezza di Via Vanchiglia siamo stati fermati da una macchina di agenti della  DIGOS che, dopo averci tagliato la strada, si è fermata davanti a noi intimandoci insistentemente a fermarci. Dopo una decina di minuti di perquisizioni a noi e alla nostra macchina, abbiamo visto svoltare in contromano nella via in cui ci trovavamo una volante della questura a lampeggianti accesi. L’ultima cosa che ci saremmo aspettati era che quegli agenti fossero arrivati con un fare così affannato proprio per noi: siamo stati caricati senza spiegazioni sulla volante con telefoni e documenti sequestrati tra lo stupore della gente seduta nei dehors vicini. Da lì siamo stati immediatamente portati in Questura dove siamo poi rimasti bloccati per  le tre ore successive, ovviamente senza poter avere contatti telefonici con l’esterno. Solo dopo aver subìto l’identificazione con relative foto segnaletiche e raccolta di impronte digitali, siamo stati rilasciati senza troppe spiegazioni e soprattutto senza alcun verbale di accompagnamento (che dovrebbe essere obbligatoriamente rilasciato nel momento in cui si viene portati in una stazione di polizia).

Sappiamo benissimo che tutti questi sono attacchi mirati dovuti al fatto che ci siamo sempre esposti nella difesa della Valsusa  contro il deturpamento ambientale dell’alta velocità e perché non abbiamo mai esitato a scendere in piazza quando vedevamo la nostra scuola essere smantellata pezzo per pezzo sotto i nostri occhi a causa  delle continue riforme e degli ingenti tagli ad essa indirizzati. Non saranno di certo questi vili attacchi a fermarci e a toglierci la voglia di lottare per un futuro migliore.

 

NON UN PASSO INDIETRO.

 

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