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Pisa. Verso l’8 marzo: mobilitazione contro il ricatto degli assistenti sociali

A diversi interventi durante il presidio è seguito un corteo selvaggio. Le risposte della Commissione sono state più deboli che mai: uno scaricabarile verso il governo e la politica; un’appellarsi a Regolamenti che impedirebbero l’applicazione di soluzioni reali. Questi Regolamenti (comunali e regionali) sono in realtà utilizzati strumentalmente e arbitrariamente per escludere il maggior numero di persone possibile dall’accesso ai sussidi.

Il protagonismo è stato delle donne che a gran voce hanno espresso il rifiuto verso le politiche di ghettizzazione previste per chi si trova sotto sfratto, l’umiliazione a cui vengono sottoposte nel rapporto con l’assistenza sociale, l’assenza di reddito o i salari troppo bassi per poter sostenere un mercato degli affitti pesantemente inflazionato.

La condizione di indebitamento e innocuità in cui tante donne si trovano schiacciate è direttamente proporzionale alla forza che possono esprimere. Questo anima la costruzione della data dell’8 marzo, intesa non come un momento di autorappresentazione fine a stesso ma come una tappa di un processo più ampio di attacco ai responsabili del nostro impoverimento: le banche; le finanziare (contratte per pagare gli affitti o curarsi i denti); le istituzioni che chiudono accesso al welfare e alla sanità; le politiche sul lavoro (di cura e non); la violenza declinata in tutti gli ambiti: nel diritto alla casa (permessi di soggiorno, piano casa, assistenti sociali), negli stereotipi di genere, nel sistema dell’accoglienza. Un primo momento di presa di parola pubblica verso la giornata di sciopero internazionale dell’8 marzo, lanciata nel nostro paese dalla rete Non una di meno. 

 

 

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