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Pescatori contestano le sanzioni di Bruxelles

Nel pomeriggio ci sono state proteste di pescatori a Montecitorio. Pretendono che venga modifica la legge 154 del 2016 relativa alla cattura di specie ittiche protette sotto-misura.
Fumogeni, bombe carta e petardi hanno caratterizzato la manifestazione tenutasi oggi pomeriggio davanti la sede del parlamento. Per ore i pescatori hanno fatto sentire la loro voce e presenza, a quei politici sempre più disinteressati alle difficoltà di chi, oggi, è costretto a fare i conti con precarietà e disoccupazione.
Tra le opere di strozzinaggio dello stato e dell’europa, nello specifico, i pescatori, contestano le sanzioni inferte da Bruxelles, in riferimento alle nuove norme della comunità europea. Ritrovarsi, per sbaglio, con un pesce di piccola taglia dentro la rete a norma, può comportare il fermo della barca e, di conseguenza, importanti perdite per l’attivita lavorativa. Chi pesca pesce spada non può pescare tonno e se qualcuno finisce all’amo si rischia dai 2 anni di carcere, e più di 150.000 euro di multa. Come al solito, insomma, le politiche europee sono sempre contro gli ultimi. Applicare delle regole così severe a lavoratori che nella pesca trovano l’unica fonte di sostentamento, è alquanto infame. E lo è ancor di più, se la stessa comunità europea decide di aumentare l’importazione di prodotti ittici surgelati che di conseguenza contribuisce a danneggiare un settore di per se già in crisi. In sostanza le multinazionali possono fare il bello e il cattivo tempo a discapito dei pescatori locali.
Domani si ritroveranno davanti Montecitorio per chiedere un incontro con il ministro Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Un altro pezzo di società che comincia ad averne abbastanza di chiacchiere su scissioni, leggi elettorali e giochi di palazzo. Lavoratori e commercianti che assistono all’attacco del loro settore e cominciano, dunque, ad organizzarsi per difenderlo e per liberarsi dalla preoccupazione di lavorare con il rischio di multe esose e ingiustificate. Per non perdere la dignità.

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