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Ciao Vittorio, compagno coraggioso

Ho avuto il piacere di conoscere recentemente Vittorio. Lui da Gaza, sempre pronto a rispondere ai miei messaggi, io da Palermo, ansioso di portare nella mia città la voce unica e coraggiosa di chi, da anni, lottava per i diritti dei palestinesi; ho avuto il piacere di scambiare con lui mail e informazioni, idee e contatti: voleva venire in Sicilia, rivedere quegli amici che, come lui, ancora oggi non perdono l’incredibile passione nel raccontare e ricordare cosa significhi vivere in Palestina, a Gaza; cosa significano guerra e apartheid, occupazioni e assedi. A ricordarci cosa significhi oggi lottare contro le retoriche filo sioniste di chi, in giro per il mondo, continua a non voler mostrare di cosa si macchia ogni giorno il governo di Israele.

Tutti ricordiamo le sue corrispondenze da quei luoghi durante i giorni dell’operazione “Piombo Fuso” quando, unico italiano, decise di non abbandonare i suoi fratelli e le sue sorelle e raccontare da lì l’orrore di un assedio “nazista”e di una guerra asimmetrica.

Da chi è stato ammazzato non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai con certezza: sappiamo però per certo che la sua morte fa comodo a tanti; fa comodo soprattutto chi legittima il terrore di Israele con la necessità della lotta al fanatismo palestinese.

Sappiamo anche con estrema e cruda sicurezza che abbiamo perso un compagno, un amico.; un amico nostro e di tutti i palestinesi in lotta in quella prigione a cielo aperto chiamata GazaCity e che oggi lo ricordano con frasi come “Vittorio era più palestinese di chi lo ha sequestrato”.

Oggi dichiarazioni di facciata e finto cordoglio; proprio da quegli ambienti politico-editoriali, amici di Israele, che lui non aveva mai paura di attaccare nelle sue prese di parola.

A Gaza le manifestazioni di “saluto” saranno profondamente sentite e diffuse: aveva tanti fratelli là, nel luogo in cui aveva scelto di vivere e “agire” la sua profonda umanità, la sua passione unica, il suo impegno politico ma soprattutto il suo infinito coraggio.

Dal canto nostro, lo ricorderemo e cercheremo di raccontarne la storia autentica, senza ipocrisia da tragedia ma soltanto per perpetrarne il ricordo ; lo faremo soprattutto – è questo il miglior modo che conosciamo – continuando a lottare perché la Palestina sia presto libera.

“Hermano” mi chiamava, e da hermano lo saluto.

 

Ciao Compagno, la tua voce si spegne ma il tuo ricordo vivrà.

 

Che la terra ti sia lieve.

 

Giorgio Martinico

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