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Carrara: asciugate quelle lacrime di coccodrillo, padroni assassini!

Non ci vogliamo unire a questa rappresentazione ma vogliamo urlare la nostra rabbia, così in maniera prepolitica:

– Rabbia verso il mondo dei padroni, che lucrano, sfruttano, ci ricattano e ci ammazzano, Così, senza vergogna, ad eseguire il compito storico che la loro appartenenza di classe gli ha assegnato.

– Rabbia verso una classe politica connivente e vergognosa, che sceglie sempre e comunque l’alleanza con loro e loro garantisce protezioni e canali privilegiati. Connivente e responsabile, che, in nome del costante ricatto della necessità del lavoro, ci costringe ad accettare leggi infami, in condizioni disperate.

– Rabbia verso una cittadinanza e una militanza politica – compresa la nostra – che, seppur vittima di questa asfissiante relazione di potere fra padroni e classe politica, non sa opporre una reazione all’altezza.

– Rabbia verso una terra che ha tolto ai suoi figli più rappresentativi, i cavatori, persino la visibilità. Perchè nella questione montagne, nel conflitto fra capitale e ambiente, nell’immensa diatriba sulla proprietà, c’è sempre e comunque un soggetto assente, non percepito, un convitato di pietra: l’operaio. Così, tralasciato come fosse un macchinario, privo di anima, di vita, di cui ci si ricorda solamente in queste occasioni, quando davvero la vita si perde.

E allora vorremmo versare lacrime, un fiume di lacrime. Ma non lo faremo. Perchè le lacrime non sono tutte uguali e non vorremmo che le nostre e quelle dei proletari di questa terra si mescolassero con quelle da coccodrillo dei padroni assassini e dei loro servi.

CASA ROSSA OCCUPATA

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