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Clara Zetkin

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L’8 marzo del 1911 si celebrò la prima Giornata Internazionale della Donna: in diversi paesi europei e negli USA oltre un milione di donne scesero in piazza, urlando a gran voce le parole d’ordine che attraversavano il movimento femminista di quegli anni (diritto di voto, parità di opportunità lavorative e di salari, uguali diritti all’interno del matrimonio, fine delle discriminazioni).

Per la costruzione di quella giornata era stata fondamentale la seconda Conferenza Internazionale del lavoro delle donne, tenutasi l’anno prima a Copenaghen; in tale occasione fu la socialista e femminista Clara Zetkin a suggerire l’idea di un International Women Day.

La sua figura, seppur spesso non convenzionale all’interno del panorama femminista dell’epoca, ha lasciato contribuiti fondamentali nell’aver saputo legare il discorso sul socialismo a quello delle rivendicazioni delle donne.

Clara Zetkin, assieme a Rosa Luxemburg, fu per molti anni attiva all’interno dell’organizzazione femminile del Partito Socialdemocratico tedesco, dal quale si allontanò durante la Prima guerra mondiale a causa della posizione interventista assunta dall’SPD; aderì alla Lega di Spartaco e successivamente al KPD (il Partito Comunista tedesco), fondato nel 1919, che rappresentò in Parlamento dal 1920 fino al 1933.

La Zetkin fu spesso criticata per le accuse mosse all’ala borghese del movimento femminista, ancora legata a concezioni settecentesche rispetto al diritto di voto e spesso portatrice di messaggi paternalistici nei confronti delle donne lavoratrici.

Dal punto di vista dell’attivista tedesca, invece, la liberazione della donna dalla sottomissione maschile era parte integrante e fondamentale del processo di emancipazione del proletariato e la lotta per il diritto di voto delle donne andava condotta solo laddove fosse già attivo o in discussione quello maschile.

Nel 1889 Clara Zetkin si pronunciò contro le leggi di protezione tedesche (una serie di normative che miravano a regolamentare e proteggere il lavoro femminile, che esclusero però di fatto le donne da tutta una serie di attività piuttosto che garantire loro maggiore emancipazione e libertà in ambito lavorativo), asserendo che “Non ammettiamo né una particolare questione delle donne, né una particolare questione delle lavoratrici”; tuttavia, negli anni seguenti, si ricredette in virtù del fatto che, nell’interesse di classe del proletariato, la donna dovesse essere dissuasa dal fare lavori che potessero comprometterne la salute e dunque la capacità di mettere al mondo figli sani ed “un futuro proletariato abile alla lotta”.

La Zetkin fu dunque una delle figure più attive ed interessanti dei movimenti socialisti femministi sul panorama internazionale e, oltre ai vari contributi lasciatici nei suoi scritti, a lei va riconosciuto il merito di aver per prima concepito l’importanza di una data in cui le donne scendessero in piazza ed ottenessero visibilità, rivendicando il diritto alla propria emancipazione ed autodeterminazione.

Da allora l’8 Marzo è andato affermandosi ed evolvendosi (nonostante le confusioni createsi attorno all’origine di questa data), giungendo all’oggi, ad un secolo dalla sua prima manifestazione, come un’occasione che esula dal mero rituale ed è ancora in grado di esprimere contenuti e messaggi di lotta delle donne in diversi ambiti.

Guarda “Clara Zetkin, rivoluzionaria e femminista“:

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