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Operazione Scudo Difensivo

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Il 30 marzo 2002 l’esercito israeliano guidato da Ariel Sharon entra nel vivo dell’Operazione Scudo Difensivo (in ebraico Mivtza Homat Magen). Un’operazione  militare  imponente questa, forse la più grande in Cisgiordania dopo la fine della Guerra dei Sei Giorni del ‘67.

In Palestina è in corso la seconda intifada, un’ondata di proteste diffuse sul tutto il territorio si susseguono e da qui la decisione del governo di Sharon di dare un duro colpo alla resistenza Palestinese.

Con l’operazione Scudo Difensivo saranno diverse le città e i campi profughi occupati dagli israeliani,tra cui quello di Jenin il 3 aprile, con  vere e proprie stragi perpetuate a danno della popolazione civile.

Le truppe di Sharon arrivano anche a Ramallah, fino ad assediare il quartier generale di Arafat e sede dell’Autorità Palestinese, costringendolo all’isolamento fino al 2 maggio, data di ritiro delle truppe.

Nel frattempo, il 2 aprile, viene occupata la Basilica della Natività da 240 palestinesi che cercano rifugio per sfuggire al fuoco israeliano. L’evento attirò enormemente l’attenzione mondiale poiché all’interno della Basilica si trovavano anche una quarantina di suore e sacerdoti i quali furono poi tutti rilasciati, illesi.

Dal 3 al 21 aprile viene imposto un pesante coprifuoco per la popolazione civile, con restrizione di movimento anche per il personale internazionale e il divieto di ingresso per il personale medico e umanitario, nonché degli osservatori internazionali dei diritti umanitari e dei giornalisti.

In queste poche settimane si contarono migliaia tra morti e feriti, oltre quasi 5.000 persone che furono fatte prigioniere dall’esercito israeliano.

Guarda “20th anniversary of Second Intifada“:

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