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Le Br assaltano la Dc di Piazza Nicosia

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Sono i primi mesi del 1979, quando la colonna romana delle Br comincia a vagliare l’ipotesi di un attacco a una struttura centrale della Democrazia Cristiana: la scelta cade su Piazza Nicosia, sede provinciale del partito, nel pieno centro della città, a poche centinaia di metri dal Parlamento.

L’azione che le Brigate Rosse intendono mettere in pratica è principalmente dimostrativa, quindi il piano prevede la perquisizione degli uffici e poi la sistemazione di alcune cariche esplosive che provochino danni all’interno dell’edificio.

La mattina del 3 maggio, dopo molti giorni di appostamenti, l’azione prende il via: alle 9.40 il commando, formato da tredici persone, sale al primo piano, disarma e ammanetta il poliziotto nell’atrio e comincia la perquisizione dei locali.

All’interno vengono innescate le cinque cariche esplosive, dossier e documenti vengono requisiti, sul muro viene vergata la scritta “Trasformare la truffa elettorale in guerra di classe”.

Quando giunge il momento di lasciare la sede della DC, un’auto entra sgommando nella piazza, e ne escono tre agenti della digos: in pochi secondi i brigatisti rimasti fuori di copertura assaltano i poliziotti, e il conflitto a fuoco che segue è infernale.

Un agente viene ucciso immediatamente, un altro morirà in ospedale alcuni giorni dopo, mentre i brigatisti riescono tutti a mettersi in salvo.

Subito dopo l’assalto di piazza Nicosia, i giornali parlano di passaggio dal terrorismo alla guerriglia. Saragat afferma: “Si tratta di un efferato delitto politico, che prova come il terrorismo politico si trasformi in vera e propria guerra civile. E la guerra civile contro la democrazia va affrontata non soltanto con le forze dell’ordine, ma anche con le forze militari della nostra Repubblica”. Sabino Acquaviva teorizza una terza fase della lotta armata, quella della guerriglia, punto di approdo del terrorismo, prima sporadico poi diffuso.

Le azioni messe in campo dalle BR durante il periodo della campagna elettorale concorrono a dimostrare come queste abbiano di fatto preso materialmente posizione nella competizione parlamentare, tanto contestata, contro la DC, considerata il partito da battere ad ogni costo.

Al termine dell’assalto a Piazza Nicosia molte delle macchine utilizzate vengono abbandonate nel quartiere Prati, facendo maturare nelle forse dell’ordine la convinzione che proprio in quella zona potesse trovarsi un appartamento brigatista.

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Per quanto riguarda le azioni armate delle O.C.C. (organizzazione comunista combattente) di cui non siamo tifosi e non condividiamo la cosiddetta “necessità della tendenza storica della lotta armata”, ricordiamo iniziative politico militari che dimostrano un’alta capacità di stare nello scontro di quegli anni. In questo caso mettiamo in risalto la capacità di portare a termine nel cuore di una Roma militarizzata un’operazione complessa, ben pianificata conclusasi con successo senza perdite e senza arresti.

Guarda “Le Brigate Rosse Assaltano la sede DC di Piazza Nicosia, Roma (1979)“:

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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