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Teatro Odeon occupato

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La notte del 15 maggio 1968, alla fine di una rappresentazione, gli studenti entrano nell’Odeon e lo occupano. Il celebre teatro parigino diventa il luogo simbolo della liberazione della parola. Il mondo teatrale si rivela fin da subito molto favorevole al movimento in atto. Il Living theater partecipa alle assemblee. Il teatro prende nuove forme. Jean Louis Barrault, direttore dell’Odeon, abbandonato dal governo nella gestione dell’occupazione, decide di dimettersi, schierandosi apertamente dalla parte degli studenti.

Gran parte dei direttori di teatro che sostengono il movimento si riuniscono al Théâtre de la Cité di Villeurbanne, attorno al suo direttore Roger Planchon e scrivono la Déclaration de Villeurbanne, pubblicata il 25 maggio 1968, il manifesto sul nuovo ruolo del teatro nella società.

Il 14 giugno la polizia interviene in forze e sgombera il teatro.

 

Fabrizio De André dedicò un brano, Canzone del Maggio, a quel movimento di massa che fece tremare la Francia. Il brano è liberamente tratto da un canto del maggio francese del 1968 di Dominique Grange, il cui titolo è Chacun de vous est concerné. Va però notata la grande differenza anche nella musica tra il brano di De André e la versione originale. Ecco il testo:

 

Anche se il nostro maggio

ha fatto a meno del vostro coraggio

se la paura di guardare

vi ha fatto chinare il mento

se il fuoco ha risparmiato

le vostre Millecento

anche se voi vi credete assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

E se vi siete detti

non sta succedendo niente,

le fabbriche riapriranno,

arresteranno qualche studente

convinti che fosse un gioco

a cui avremmo giocato poco

provate pure a credervi assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

Anche se avete chiuso

le vostre porte sul nostro muso

la notte che le pantere

ci mordevano il sedere

lasciandoci in buonafede

massacrare sui marciapiedi

anche se ora ve ne fregate,

voi quella notte voi c’eravate.

 

E se nei vostri quartieri

tutto è rimasto come ieri,

senza le barricate

senza feriti, senza granate,

se avete preso per buone

le “verità” della televisione

anche se allora vi siete assolti

siete lo stesso coinvolti.

 

E se credete ora

che tutto sia come prima

perché avete votato ancora

la sicurezza, la disciplina,

convinti di allontanare

la paura di cambiare

verremo ancora alle vostre porte

e grideremo ancora più forte

per quanto voi vi crediate assolti

siete per sempre coinvolti,

per quanto voi vi crediate assolti

siete per sempre coinvolti.

 

Della Canzone del Maggio esiste una versione dal testo molto più duro e accusativo, presentata a volte dal vivo dal cantante genovese; di questa versione esiste una registrazione non ufficiale, in quanto fu sottoposta a censura. Ecco il testo della versione censurata:

 

Anche se il nostro maggio

ha fatto a meno del vostro coraggio

se la paura di guardare

vi ha fatto guardare in terra

se avete deciso in fretta

che non era la vostra guerra

voi non avete fermato il vento

gli avete fatto perdere tempo.

 

E se vi siete detti

non sta succedendo niente,

le fabbriche riapriranno,

arresteranno qualche studente

convinti che fosse un gioco

a cui avremmo giocato poco

voi siete stati lo strumento

per farci perdere un sacco di tempo.

 

Se avete lasciato fare

ai professionisti dei manganelli

per liberarvi di noi canaglie

di noi teppisti di noi ribelli

lasciandoci in buonafede

sanguinare sui marciapiede

anche se ora ve ne fregate,

voi quella notte voi c’eravate.

 

E se nei vostri quartieri

tutto è rimasto come ieri,

se sono rimasti a posto

perfino i sassi nei vostri viali

se avete preso per buone

le “verità” dei vostri giornali

non vi è rimasto nessun argomento

per farci ancora perdere tempo.

 

Lo conosciamo bene

il vostro finto progresso

il vostro comandamento

Ama il consumo come te stesso”

e se voi lo avete osservato

fino ad assolvere chi ci ha sparato

verremo ancora alle vostre porte

e grideremo ancora più forte

voi non potete fermare il vento

gli fate solo perdere tempo.

 

 

 

Canzone del Maggio – Fabrizio De André

 

 

 

 

 

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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