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La polizia reprime il MOVE

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È il 13 maggio 1985, quando con una massiccia operazione repressiva la polizia di Philadelphia irrompe nell’edificio che ospita il MOVE, movimento per la liberazione della popolazione nera americana fondato nel 1972 da John Africa.

L’organizzazione MOVE, formata per la maggior parte da neri, invoca il ritorno ad uno stile di vita naturale e si schiera apertamente in difesa dell’ambiente , contro le istituzioni e contro la tecnologia, di fatto attirando l’attenzione e la repressione da parte delle forze di polizia statunitensi.

Nel 1978, durante un tentativo di irruzione all’interno di un edificio occupato dal MOVE, l’ufficiale James J. Ramp rimane ucciso da un proiettile che lo colpisce alla testa, di provenienza ancora ignota. Sette altri agenti di polizia, cinque vigili del fuoco, tre occupanti e tre passanti sono rimasti feriti in scontri a fuoco. Per questo episodio nove membri del MOVE verranno condannati per omicidio, ma continueranno a dichiarare di non essere responsabili della morte dell’agente.

Nel 1981 MOVE si trasferisce in Osage Avenue, nella zona Ovest di Filadelfia. Quattro anni più tardi, il 13 maggio 1985, un’operazione di polizia assalta l’edificio, per sgomberarlo.

Le forze dell’ordine si apprestano all’irruzione lanciando lacrimogeni e aprendo gli idranti contro la casa, quindi vi entrano per procedere allo sgombero. In questo frangente di circa due ore vengono sparati dai poliziotti circa diecimila colpi, e appiccati diversi incendi. Infine un elicottero della polizia sgancia sull’edificio, senza alcun avvertimento, due bombe al plastico e Tovex, che distrugge la sede del MOVE e che scatena un incendio che distrugge anche altre sessanta case limitrofe.

Delle tredici persone all’interno dell’edificio ne sopravvivono solo due: John Africa, il carismatico leader del movimento viene ucciso insieme ad altri cinque adulti e cinque bambini.

Nei giorni successivi all’assalto verrà incaricata una commissione investigativa, che nel 1986 stenderà un rapporto di denuncia nei confronti delle istituzioni cittadine, ma nonostante questo nessuno sarà accusato penalmente. In una causa civile del 1996 la giuria ordinerà un rimborso di un milione e mezzo di dollari ai sopravvissuti ed ai parenti delle vittime, per l’eccessivo uso di forza da parte delle forze dell’ordine, la perquisizione e il sequestro immotivato dei membri del MOVE.

Grande sostenitore del MOVE è da sempre Mumia Abu Jamal, giornalista radio e militante delle Pantere Nere, in carcere dal 1981, ingiustamente accusato e condannato a seguito di un’inchiesta discutibile e discussa, per l’assassinio di un poliziotto.

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