InfoAut
Immagine di copertina per il post

Lettera di Jacopo, condannato No Tav: ne è valsa la pena

Pubblichiamo qui di seguito una lettera di Jacopo, No Tav condannato a due anni di carcere dalla corte d’appello del Tribunale di Torino per le giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011. Jacopo, ricercatore presso la Facoltà di Fisica, è ai domicialiri dal mese di marzo per altro procedimento No Tav.

Alla fine si è chiuso l’appello del maxi-processo ai No Tav e mi ritrovo con una condanna a due anni a cui si andrà ad aggiungere una somma di denaro più elevata del reddito annuo della maggior parte delle persone che conosco. C’è chi ha avuto condanne più pesanti, chi meno e chi è stato assolto (a dir la verità pochi). Hanno detto che andavamo condannati perché non abbiamo mostrato segni di pentimento. Di conseguenza non si sono neanche impegnati granché a dimostrare quali siano state effettivamente le nostre condotte materiali. I fatti sono stati sostituiti dai fantasmi: l’opposizione ad una decisione dello Stato (presa da chi? Quando? chi è lo Stato?), il pericolo di escalation di violenza a.k.a le FARC in Val Susa (…), la Libera Repubblica della Maddalena, pericolosa perché “territorio sottratto al controllo dello stato”. Il maxi-processo è stato caricato più che altro di valore simbolico e politico: andavamo condannati per intimorire, per dimostrare a tutti che ribellarsi non è consentito – o, almeno, non tanto da rischiare di cambiare effettivamente le cose. D’altronde, con il TAV, non si parla di bruscolini, ma di miliardi di euro di denaro pubblico da spartirsi: non è un tema su cui vogliono che una popolazione determinata e ben informata possa mettere bocca.

Non mi sono pentito – non ci siamo pentiti – di niente. Se ripenso alle due grandi giornate messe sotto accusa durante questo processo, se guardo al passato, al presente e al futuro del movimento No Tav non posso che essere orgoglioso di averne condiviso una parte, anche quando diventa più difficile. Perché è proprio questo che ha dato veramente fastidio ai magistrati, ai politici e tutta la banda loro. Avrebbero voluto insegnarci, con anni di carcere, chi tra di noi è tra i cattivi (e i cattivissimi), chi tra i buoni. Eppure noi ci riconosciamo tra pari in una comunità in lotta, saldando dei legami che sono più forti delle loro condanne. Avrebbero voluto insegnarci a badare ai fatti nostri, a pensare esclusivamente alla nostra sopravvivenza individuale, a non alzare lo sguardo oltre la fatica quotidiana di sopravvivere tra lavoro e sfighe varie, a rimanere atomi solitari in competizione tra di loro. Perché le decisioni, quelle che influenzano la vita di tutti, le prendono altri, possibilmente senza discussioni. Eppure abbiamo scoperto che, insieme, possiamo mettere in crisi quei meccanismi del potere che siamo stati abituati a subire nell’impotenza. Abbiamo scoperto la bellezza e la profonda dignità di mettere il nostro tempo, le nostre capacità e, all’occorrenza, la nostra libertà al servizio di qualcosa più grande di noi: qualcosa che va costruito insieme, qualcosa per cui bisogna lottare.

Questa condanna me la porterò con orgoglio e dignità. Ne è valsa la pena.

Lunga vita ai ribelli! Avanti No Tav!

 

da notav.info

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Brasile. La Marcia Mondiale per il Clima riunisce 70.000 persone a Belém e chiede giustizia climatica: «Noi siamo la risposta»

Un incontro storico dà voce ai popoli che non sono stati ascoltati negli spazi ufficiali della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: gli indigeni dell’Amazzonia si invitano al vertice sul clima

Gli indigeni della tribù Kayapó, sostenuti da centinaia di manifestanti, hanno organizzato un’azione di protesta all’interno della “zona verde” della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il Sud unito contro il ponte. Vogliamo casa, lavoro, ambiente e sanità

La mobilitazione contro il ponte sullo Stretto è, oggi, uno spazio politico cruciale per la resistenza e il riscatto del Sud.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

III e IV giorno dell’Incontro Internazionale delle Comunità Danneggiate dalle Dighe, dalla Crisi Climatica e dai Sistemi Energetici

Sotto il sole amazzonico, un gruppo composto da militanti di 45 paesi ha intrapreso questa domenica (9/11) una traversata simbolica attraverso le acque della Baía do Guajará, a Belém (PA).

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Mineria responsable? Cuento miserable!

Con una compagna del Frente Nacional Antiminero parliamo di estrattivismo in Ecuador.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: Cosa aspettarsi dal vertice mondiale sui cambiamenti climatici

Con il ritiro degli Stati Uniti e la cautela della Cina, la conferenza in Brasile metterà alla prova la capacità del mondo di rispettare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi finanziari

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Tutti a sciare, ovvero la fabbrica della neve

Fino ad oggi la neve artificiale per essere prodotta necessitava pur sempre di un elemento imprescindibile, e cioè che facesse freddo.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il treno che non arriva mai: altri otto anni di propaganda e devastazione

Telt festeggia dieci anni e annuncia, ancora una volta, che la Torino-Lione “sarà pronta fra otto anni”.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Giorni di trivelle in Val Susa

Lunedì scorso è stata avvistata una prima trivella in località Isolabella, a Bussoleno. Immediatamente è partito il monitoraggio sul territorio da parte del popolo valsusino.

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Verso il 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere

Il governo attacca l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, in particolare attraverso il Ddl sul consenso informato che, all’esame dell’Aula, è stata occasione per lo svolgersi di un teatrino imbarazzante

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: “Show Israel the Red Card”. Il 21 novembre la manifestazione contro la partita di basket Virtus-Maccabi Tel Aviv

Venerdì 21 novembre a Bologna è prevista la partita di basket di Eurolega tra Virtus e Maccabi Tel Aviv, la cui curva è nota per le sue idee suprematiste e razziste.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Mobilitazione studentesca in decine di città contro il riarmo per scuola e formazione

Contro l’escalation bellica, per la Palestina e non solo, ieri, venerdì, è stato sciopero studentesco in decine di città italiane

Immagine di copertina per il post
Confluenza

DDL NUCLEARE : cosa aspettarci, cosa sappiamo?

Continuiamo ad approfondire e a tenere alta l’attenzione sul tema del ritorno del nucleare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cameri: manifestazione contro Leonardo e le fabbriche di morte del governo italiano

Il Coordinamento Novara per la Palestina e altre realtà locali hanno organizzato per sabato 15 novembre una manifestazione che partirà dal centro città di Cameri per poi giungere sino alla base militare di Cameri in provincia di Novara composta dall’aeroporto militare e da due stabilimenti Leonardo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele sta costruendo un “muro per l’accaparramento delle terre” nel sud del Libano meridionale mentre continuano gli attacchi aerei

Immagini di un muro in costruzione da parte dell’esercito israeliano nei pressi di postazioni occupate nel sud del Libano sono circolate online, mentre continua la pressione per disarmare Hezbollah

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turisti della guerra a Sarajevo: aperta un’inchiesta, almeno 5 gli italiani coinvolti

Si radunavano a Trieste e da lì partivano per sparare “per divertimento” ai civili insieme ai militari dell’esercito serbo-bosniaco che assediavano la città di Sarajevo.