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#MillionMaskMarch Anonymous rivela i nomi di oltre 1000 membri del Ku Klux Klan

Addirittura uno dei primi leaks rilasciati dal collettivo rendeva nota la connivenza di quattro senatori degli Stati Uniti con le cellule del Klan, legami che sono stati prontamente negati dai diretti interessati. Anche le voci secondo cui Anonymous non avrebbe nulla a che fare con i dati trapelati sono state smentite lo scorso primo novembre quando il più importante account twitter degli hacktivisti (@YourAnonNews) ha pubblicato il primi dati sottratti alle cellule del KKK.

La cyber-guerra tra Anonymous e il Ku Klux Klan va avanti ormai da tempo (le prime operazioni risalgono alle provocazioni razziste che seguirono l’omicidio di Mike Brown a Ferguson) tanto che ormai diversi gruppi suprematisti sono stati definitivamente cancellati da internet , come nel caso del defacciamento del sito ufficiale del gruppo suprematista del  Mississippi noto come The Nationalist Movement. L’obiettivo degli hacktivisti, come emerge dal comunicato rilasciato ieri (visionabile qui), non è però colpire le singole persone che prendono parte al modello fascista del KKK, quanto – letteralmente – “togliere i cappucci” ad un segmento di società americana così da promuovere un dibattito che affronti pubblicamente il problema della razzializzazione negli States. Una “linea del colore” che produce una segregazione sistemica e compatibile con le esigenze del mercato globale, il cui meccanismo è stato inceppato nel corso dell’ultimo anno e mezzo grazie all’emersione del movimento contro gli abusi delle forze dell’ordine #BlackLivesMatter e al quale Anonymous ha offerto da subito la sua piena collaborazione e complicità.

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