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Argentina: Basta de gatillo facil, basta ya de represion!

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“Basta de gatillo facil, basta ya de represion! No es solo un policia, es toda la institucion!”. E ancora: “Se va a acabar, se va a acabar, esta costumbre de matar!”. Questi gli slogan più urlati durante la manifestazione a cui han preso parte migliaia di persone in Argentina, a Buenos Aires, sfilando da Congresso a Plaza de Mayo.

Un corteo organizzato dopo l’omicidio di quattro giovanissimi, tre minorenni e un maggiorenne, uccisi dalla polizia a San Miguel del Monte, 100 km dalla capitale. I quattro si trovavano in auto la mattina di lunedì scorso, quando la polizia ha iniziato un inseguimento immotivato, terminato con diversi colpi di pistola sparati dai poliziotti contro i giovani, che si sono schiantati contro un camion. Sono morti così Camila López (13 años), Gastón Domínguez (14), Danilo Sansone (13) y Aníbal Suárez (22). Un’altra tredicenne, Rocío, è in ospedale in gravissime condizioni. Al momento, dodici poliziotti sono stati sollevati dall’incarico. Quattro sono in arresto con l’accusa di omicidio aggravato. Il vicecommissario della polizia bonariense Franco Micucci è stato sospeso. I poliziotti finora si sono rifiutati di parlare.

 In testa al corteo, le madri del gruppo ‘Familiari di vittime de gatillo facil’, il nome con cui in Argentina si indica la facilità con cui la polizia preme il grilletto, in particolare contro minorenni provenienti dalla Villas – le zone più povere e abbandonate della città – e le periferie. Proprio queste donne hanno puntato il dito contro la ministra della sicurezza Patricia Bullrich: il suo ministero nel dicembre 2018 ha reso operativa la risoluzione che amplia i casi in cui si permette alle forze dell’ordine di usare le armi. 

Solo poche ore prima della manifestazione di venerdì, Bullrich affermava che “il caso Chocobar è un esempio di come devono agire le forze dell’ordine”. Il “caso Chocobar” si riferisce al poliziotto che, nel febbraio 2018, sparò alle spalle, uccidendolo, un giovane coinvolto nell’aggressione a un turista. Bullrich difese il poliziotto, e il presidente Macri lo invitò presso la Casa Rosada, la sede del governo, congratulandosi per il suo operato.
“Il caso di Luciano Arruga è una montatura, come il caso di Santiago Maldonado”, ha proseguito Bullrich. Parole che hanno scatenato la giusta rabbia delle e dei partecipanti al corteo: “Che ci venga a spiegare perché l’autopsia di Luciano lo indica come un uomo bianco e adulto! Che mi spieghi perché ho trovato mio figlio 5 anni e 8 mesi dopo che l’hanno ucciso!”, è stata la risposta dalla piazza di Raquel Alegre, madre di Luciano Arruga, ucciso dalla polizia nel 2009, a 16 anni, e il cui corpo fu trovato più di cinque anni dopo, seppellito in un cimitero come NN.

Proprio a seguito della posizione assunta da Patricia Bullrich, diverse organizzazioni chiedono ora la rimozione della ministra dalla sua carica. “Ciò che la ministra rivendica costituisce il peggior retrocesso in Democrazia, dopo l’indulto concesso ai genocidi della dittatura”, si legge nel comunicato diffuso da Madri di Plaza de Mayo – Línea Fundadora, Assemblea Permanente per i Diritti Umani, Lega Argentina per i Diritti Umani, Parenti di desparecidos e detenuti per motivi politici, HIJOS Capital, insieme ad altri gruppi.

Secondo il CORREPI (Coordinamento contro la repressione poliziesca e istituzionale), sono 1303 le persone uccise dalla polizia negli ultimi tre anni di governo Cambiemos. Una persona ogni 21 ore. La maggior parte minorenni. Mentre scriviamo, emerge un altro caso: un trentenne è stato ucciso a colpi di pistola dalla polizia bonariense, a Martin Coronado. L’assassinio sembra sia avvenuto domenica 19. La notizia è emersa solo ora, dopo che la polizia aveva diffuso un comunicato in cui affermava che “la sparatoria era seguita all’assalto di un commando armato, ai danni di un supermercato”. Emerge ora un’altra verità: Diego e gli amici, dopo una discussione con il commesso di un supermercato, si sono allontanati in auto. Inseguiti dalla polizia, sono stati fermati a colpi di pistola. Scesi con le mani in alto, Diego sarebbe stato raggiunto dai colpi sparatigli contro, in pieno petto. “Fue gatillo facil”: così la madre di Diego, che insieme al resto dei parenti e agli amici ha manifestato, sabato scorso, un presidio di fronte al commissariato di San Martin.

S.C

 

 

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